martedì 19 gennaio 2010

STORIA ANTICA DELLA FILATURA E TESSITURA

La filatura e la tessitura

Numerosi passi letterari classici raccontano come sia nel mondo greco sia nel mondo etrusco la filatura e la tessitura fossero tra le attività femminili più comuni, praticate da coloro che appartenevano alle classi più ricche. Le fonti sono confermate dai numerosi rinvenimenti effettuati in tutto il territorio etrusco: pesi da telaio, rocchetti, fuseruole, fusi e conocchie sono venuti alla luce sia all’interno delle abitazioni, dove quotidianamente si svolgevano queste attività, sia nelle sepolture, dove la presenza di questi attrezzi sottolinea l’appartenenza della deposizione ad una donna agiata, devota alla vita domestica.
La filatura è il procedimento che consente di trasformare le fibre tessili (lana e lino) dal loro stato grezzo in filo utilizzabile; fin dall’epoca villanoviana essa veniva quotidianamente praticata dalle donne negli ambienti domestici, impiegando una tecnica rimasta praticamente intatta fino ai giorni nostri. Dopo il lavaggio e la cardatura (procedimento che consiste nel districare la matassa grezza e liberarla dalle impurità), la fibra, avvolta intorno ad un cilindro di legno (conocchia), era trasformata in filo da tessere, tramite il fuso e la fuseruola. Il primo consiste in una semplice asta di legno alla quale si imprimeva un movimento rotatorio per attorcigliare la fibra in filo; la regolarità del movimento era assicurata da un piccolo contrappeso di forma globulare (fuseruola), fissato alla parte inferiore del fuso; esso serviva inoltre ad impedire al filo di srotolarsi. Il filo così preparato era avvolto intorno al rocchetto, un utensile in terracotta di forma cilindrica molto simile agli esemplari moderni.
Nella fase successiva, la tessitura, il filato così ottenuto era lavorato per ottenere il tessuto finito; lo strumento impiegato era il telaio, del quale in antico esistevano vari tipi. In Etruria era utilizzato il telaio verticale, composto da due montanti uniti da una traversa orizzontale, alla quale erano fissati i fili dell’ordito, tenuti in tensione dai pesi da telaio legati in basso. La tela era tessuta facendo passare attraverso l’ordito, in senso orizzontale, il filo della trama ed infittendola con l’ausilio di alcuni strumenti, come il pettine.

TRATTO DA
http://www.massamarittimamusei.it/archeologico/filatura.htm

La filatura e la tessitura

A parte la preparazione e la cottura dei cibi, le attività do-mestiche peculiari della donna etrusca (anche di elevato ceto so-ciale) erano la filatura e la tessitura della lana e delle fibre vege-tali (lino). Già in epoca villanoviana, i corredi delle tombe fem-minili contengono frequentemente rocchetti e fuseruole di cera-mica e, talvolta, fusi di bronzo.
L’attività della tessitu-ra, del resto, è documentata negli scavi degli abitati da numerosipesi da telaio, di norma realizzati in terracotta in formatroncopiramidale, oppure costituiti da semplici ciottoli(il telaio vero e proprio era invece interamente di legno).Alcune antiche scene figurate, per esempio sul tintinnàbulodi bronzo di Bologna (VII sec. a.C.), riproducono le diverse fasidi lavorazione delle fibre tessili, in particolare della lana.Dopo essere stata cardata, cioè pulita e pettinata, quest’ulti-ma veniva attorcigliata in fili grezzi e poi filata con il fuso (in legno, osso o bronzo); il filo cosìottenuto, avvolto sui rocchetti, era quindi utilizzato per la tessitura, eseguita per lo più mediante telaiverticali, nei quali i fili erano tenuti in tensione, a gruppi, dagli appositi pesi.

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