tag:blogger.com,1999:blog-86699695753794305582024-02-19T06:34:35.683+01:00DISEGNATORE DI STOFFEBLOG A CURA DI RAFFAELA MARIA SATERIALEUnknownnoreply@blogger.comBlogger104125tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-71585023143121853272015-07-17T12:32:00.002+02:002015-07-17T12:48:13.561+02:00"Talento e sacrificio, questa è la moda": le parole di Toni Scervino allo Ied<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21.3333339691162px;">L'open day dell'Istituto europeo di design: c'era anche l'amministratore unico della maison fiorentina</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21.3333339691162px;"><br /></span></div>
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<span style="background-color: white; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21.3333339691162px;"><br /></span></div>
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<span style="background-color: white; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21.3333339691162px;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; clear: none; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 16pt; margin-bottom: 2em; margin-top: 1em; padding: 0px 2em 0px 0px; text-align: justify;">
<strong>di Eva Desiderio</strong></div>
<div style="background-color: white; clear: none; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 16pt; margin-bottom: 2em; margin-top: 1em; padding: 0px 2em 0px 0px; text-align: justify;">
Firenze, 16 luglio 2015 - Sembra una cosa scontata ma non lo è proprio sottolineare il fatto che nella moda c'è bisogno oltre che del genio e della creatività anche di molta disciplina e spirito di sacrificio. Fuori dalla retorica e dall'enfasi dello stilista eccelso ma solo sognatore o di un sistema fatto più di fantasia che di regole. A rimettere l'orologio dello stile con le lancette a posto ci ha pensato stamani Toni Scervino, amministratore unico della maison Ermanno Scervino. "Nella moda serve talento ma tanto sacrificio”, ha detto Scervino partecipando all’Open Day dell’<strong>Istituto Europeo di Design di Firenze</strong>, presso la sede di via Bufalini, sul tema “Professioni del futuro tra moda e design” davanti a una sala gremita di studenti e operatori del settore. “Quello che serve nel mondo della moda è un po’ di talento, ma solo un poco – ha spiegato <strong>Toni Scervino </strong>agli studenti - e tantissimo sacrificio, sforzo, ostinazione”.</div>
<div style="background-color: white; clear: none; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 16pt; margin-bottom: 2em; margin-top: 1em; padding: 0px 2em 0px 0px; text-align: justify;">
“Il talento conta – ha detto l’imprenditore della famosa casa di moda che ha sede a Firenze - ma sono molto più importanti la tenacia e la voglia di farcela. La prima regola è l’abnegazione, che va praticata a tempo pieno. In ogni momento bisogna essere ricettivi agli stimoli e praticare una vita quasi ascetica: la moda è divertente, ma quello dello stilista è un lavoro faticosissimo. Bisogna allenare la mano al disegno, conoscere i materiali e stare sempre a fianco degli artigiani, perché ci sono segreti che si apprendono solamente dopo anni”.</div>
<div style="background-color: white; clear: none; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 16pt; margin-bottom: 2em; margin-top: 1em; padding: 0px 2em 0px 0px; text-align: justify;">
E poi bisogna tornare a valorizzare il lavoro manuale e l'esperienza, creando una catena di valori fra le generazioni per tramandare tecniche di lavorazioni che altrimenti andrebbero perdute. Conoscenza del prodotto e competenza, sguardo aperto sul molto ma difesa della manualità del territorio, artigianalità che incontra la tecnologia più avanzata, con una ricerca a tutto tondo, questa la ricetta del successo della maison che ha il suo headquarter nel comune di <strong>Bagno a Ripoli</strong> e ora sta puntando al mercato americano con l'apertura di una boutique a Miami e cinese con lo sbarco a <strong>Shangai</strong>.</div>
<div style="background-color: white; clear: none; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 16pt; margin-bottom: 2em; margin-top: 1em; padding: 0px 2em 0px 0px; text-align: justify;">
“Oggi le esigenze del pubblico – ha detto Scervino - sono maggiori rispetto a qualche anno fa, c’è una presenza più forte di prodotti sul mercato, quindi se si vuole creare un oggetto interessante bisogna curarlo in moltissimi aspetti. Venti o trenta anni era sufficiente un disegno per ottenere un capo di vestiario o un accessorio, oggi c’è l’esigenza di un team di persone che lavorino in sinergia”. Poi rispondendo a una domanda sul rapporto tra retail e<strong> e-commerce</strong>, Scervino ha aggiunto: “Una cosa non penalizza l’altra: esiste il momento in cui il cliente non sa esattamente cosa vuole, desidera scegliere un oggetto e quindi va in negozio, e il momento in cui non ha tempo e sa esattamente quello che vuole, quindi decide di comprare online. L’e-commerce non può sostituire completamente lo store, il negozio fornisce l’immagine, l’identità di un brand, è una vetrina che aiuta <strong>la vendita online</strong>. Uno spazio in una via centrale di una città importante suscita il desiderio di un acquisto, anche non immediato”. All'incontro allo Ied ha partecipato anche l’ideatrice di Vogue Talents Sara Maino, caporedattore di "Vogue Italia".</div>
<div style="background-color: white; clear: none; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 16pt; margin-bottom: 2em; margin-top: 1em; padding: 0px 2em 0px 0px; text-align: justify;">
“Negli anni la qualità dei designer si è abbassata. Internet e i social media hanno fatto perdere molto il senso della realtà ai giovani. Bisogna fare un passo indietro, staccarsi da Instagram e tornare sui libri - ha detto Sara Maino - riappropriarsi dell’artigianato, della manodopera. Bisogna essere curiosi, apprendere i metodi tradizionali e allontanarsi da tutto ciò che è volatile e irreale”. "Ermanno Scervino - ha detto Alessandro Colombo, direttore dell’Istituto Europeo di Design intervenendo all’incontro - è un azienda toscana che porta nel mondo il valore dell'artigianalità e del territorio. Prima di entrare nella conferenza<strong>Toni Scervino </strong>mi ha chiesto se poteva dire che lavorare nella moda è duro e faticoso e ci vuole molta tenacia, ho chiaramente risposto di si, è inutile nascondere ai futuri designer che per avere successo ed avere soddisfazioni da l proprio lavoro sarà necessario lavorare con caparbietà e massima dedizione</div>
<div style="background-color: white; clear: none; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 16pt; margin-bottom: 2em; margin-top: 1em; padding: 0px 2em 0px 0px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; clear: none; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 16pt; margin-bottom: 2em; margin-top: 1em; padding: 0px 2em 0px 0px; text-align: justify;">
TRATTO DA <a href="http://www.lanazione.it/firenze/talento-e-sacrificio-questa-%C3%A8-la-moda-le-parole-di-ermanno-scervino-allo-ied-1.1151184">http://www.lanazione.it/firenze/talento-e-sacrificio-questa-%C3%A8-la-moda-le-parole-di-ermanno-scervino-allo-ied-1.1151184</a></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-44283804694668959532015-07-04T23:08:00.003+02:002015-07-04T23:08:38.410+02:00Il TARTAN prende origine dalla CINA. Il kilt nasce in OrienteEccezionali scoperte degli archeologi in Cina.<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<a href="http://www.tartansauthority.com/tartan/the-birth-of-tartan/" target="_blank">TARTAN ORGANIZATION</a></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_hwBoDLyXheaX9uINwymz1AMAcUWK-qe8PavbuH-brsCyE3gYqG_aBLWmUisz7Z8CNgAGQMBtKVPntyzjneGw4bILCG2yDH17tqGl_HdTytQQEhNbV0IEib3WQ4NRASySfHOqdp-7_oH5/s1600/450bc1f30e57fab052db2cd4a681f5e4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="465" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_hwBoDLyXheaX9uINwymz1AMAcUWK-qe8PavbuH-brsCyE3gYqG_aBLWmUisz7Z8CNgAGQMBtKVPntyzjneGw4bILCG2yDH17tqGl_HdTytQQEhNbV0IEib3WQ4NRASySfHOqdp-7_oH5/s640/450bc1f30e57fab052db2cd4a681f5e4.jpg" width="640" /></a></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-16764709994399973222014-11-22T11:05:00.001+01:002014-11-22T11:05:20.357+01:00Sfilata di moda<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8c9ld1AznyHCgkBBYX2Rhwdat-_vvmyS1zr0niR8D2I1pgWCo0VWWIk97WpuRQ_In3TIJNkE7Lm21VLONkolizs0YtjLSbVSdNjP5GZ4KdggLWMU2jWBgkwTxYvg8PRpR-cqvs3bPzAs3/s1600/1+cartolina+presentazione+sfilata+sateriale+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8c9ld1AznyHCgkBBYX2Rhwdat-_vvmyS1zr0niR8D2I1pgWCo0VWWIk97WpuRQ_In3TIJNkE7Lm21VLONkolizs0YtjLSbVSdNjP5GZ4KdggLWMU2jWBgkwTxYvg8PRpR-cqvs3bPzAs3/s1600/1+cartolina+presentazione+sfilata+sateriale+2.jpg" height="450" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">VETRINA DI NATALE IN VILLA<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Sabato 13 Dicembre 2014<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Orario apertura: Ore 10.00<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Orario chiusura: ore 24.00<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"> Ore 10-24
Mercatino tematico natalizio<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Ore 15.30 Intrattenimento con i bambini con la Compagnia
Begherè<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Ore 16.30 Merenda e cioccolata calda<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Ore 17.00 Presentazione del libro “Ma il calabrone non lo
sa” con Margherita Guerri e Valerio Cioni<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Ore 18.00 Presentazione libro “Tenebra” con David Pratelli<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Ore 19.30 Pesca di beneficenza con l’Associazione</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"> “Il
Germoglio Onlus” di Viareggio<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Ore 19.30-21.00 Apericena e degustazioni<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Ore 21.30 Sfilata di moda di Raffaela Maria Sateriale<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgz8-reQ4tEn9Jpc4XUatErZWwaDiOFj2vfskjHtl42PRA-a_ViDkSGL-JcHZ0Oaej3ZcA18zxz6uwyVt1_-9qqLqoDt51gqQuoBV9_Gf-5piNEAvOt_5aDdxOWst_4I1hs0uynb1lI4OM3/s1600/Appunti01l.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgz8-reQ4tEn9Jpc4XUatErZWwaDiOFj2vfskjHtl42PRA-a_ViDkSGL-JcHZ0Oaej3ZcA18zxz6uwyVt1_-9qqLqoDt51gqQuoBV9_Gf-5piNEAvOt_5aDdxOWst_4I1hs0uynb1lI4OM3/s1600/Appunti01l.jpg" height="400" width="282" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-30996202419756838472013-09-16T12:10:00.000+02:002013-09-16T12:10:13.049+02:00Ermanno Scervino “Strategie di crescita senza compromessi”<article class="body-text" style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><header style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><hgroup style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><h1 style="background-color: transparent; border: 0px; clear: both; color: #00386b; font-family: inherit; font-size: 29px; font-style: inherit; line-height: 30px; margin: 2px 0px 4px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></h1>
<h3 style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; color: #00386b; font-family: inherit; font-size: 14px; font-style: inherit; font-weight: normal; line-height: 17px; margin: 0px 0px 5px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
IL SUCCESSO DELLA NUOVA BOUTIQUE NEL CENTRO DI ROMA PREMIA LE SCELTE DI STILE DEL MARCHIO FIORENTINO, SEMPRE PIÙ AMATO DALLA CLIENTELA STRANIERA E DALLA STELLE DEL CINEMA MONDIALE “MA NON RINUNCIAMO ALLA NOSTRA QUALITÀ”</h3>
<em class="author" style="background-color: transparent; border: 0px; color: #555555; display: block; font-family: inherit; font-size: 12px; margin: 0px 0px 5px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Enrico Maria Albamonte</em><div class="archive-button" id="bookmark-container" style="background-color: transparent; border: 0px; float: none !important; font-family: inherit; font-style: inherit; height: 33px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
</hgroup></header><div class="sidebar-cont" style="background-color: transparent; border: 0px; float: left; font-family: inherit; font-style: inherit; margin: 0px 10px 0px 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<aside class="sidebar-storie" style="background-color: transparent; border: 0px; clear: both; float: left; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></aside></div>
<div style="background-color: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-style: inherit; margin-bottom: 5px; margin-top: 5px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Milano I l revival della dolce vita romana ha galvanizzato lo shopping nella capitale nonostante l’asfittico clima di ristagno dei consumi di lusso interni allo stivale. D’altronde oggi il made in Italy sopravvive grazie al massiccio afflusso nel bel paese di turisti dal pingue portafoglio, soprattutto russi e asiatici. Ne è convinto Toni Scervino, ammini-stratore delegato della maison Ermanno Scervino che, a soli due mesi dall’inaugurazione della sua boutique capitolina da 350 metri quadri di superficie, una sorta di vasta “galleria d’arte” dal design postmoderno battezzata dalla performance canora di Asia Argento e Morgan, sta registrando il tutto esaurito. «Dalla nuova boutique di via del Babuino piovono senza tregua richieste di riassortimento dei nostri capi e accessori; e si tratta quasi sempre di clienti disposti a spendere cifre ingenti acquistando interi guardaroba ». Siamo nell’ordine di un minimo di spesa pari a settemila euro. Intanto si sfrega le mani Angelo Sermoneta, guru del retail di alta gamma nella città eterna, che ha consentito allo stilista, grazie a un accordo di franchising, di aprire lo spazio prima occupato dal negozio multimarca “Eleonora”. «E pensare che ci era parso un azzardo aprire un nostro flagship store a due passi da Piazza di Spagna, vetrina romana di tutto il gotha dell’alta moda internazionale; ma ora quella sfida si è rivelata un ottimo investimento». Anche perché il 72 per cento del giro d’affari</div>
<div class="adv adv-middle-inline" style="background-color: transparent; border: 0px; display: inline; float: right; font-family: inherit; font-style: inherit; margin: 2px 0px 10px 10px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
dell’azienda fiorentina, pari nel 2012 complessivamente a 93 milioni di euro — con una prospettiva di un moderato incremento per il 2013 — proviene dalla clientela estera: «Ermanno Scervino è sinonimo di uno stile internazionale e sofisticato per donne dalla doppia anima, sobrie ma anche eclatanti, sempre comunque seducenti». Non per niente oltre a far da madrina al taglio del nastro della boutique romana, Asia Argento è anche la trasgressiva protagonista noir della nuova campagna pubblicitaria della griffe firmata dal fotografo Francesco Carrozzini, ormai di casa a New York. «In America stiamo intensificando i contatti per scegliere due location importanti, una a New York e l’altra a Miami, in cui aprire nuove boutique; e anche se non corteggiamo assiduamente le star di Hollywood sui red carpet di mezzo mondo, capita che Sandra Bullock scelga a nostra insaputa un tubino molto sexy di pelle nera intarsiata di pizzo macramè per una serata di gala», osserva Toni Scervino. Del resto la sua maison ha vestito anche Cher sul set del film di Zeffirelli “Un thé con Mussolini”. Il suo sodalizio con Ermanno Scervino, iniziato 25 anni fa quando Toni era uno studente di medicina, ha dato buoni frutti: circa 40 monomarca nelle piazze più prestigiose per il fashion business, una presenza capillare in tutto il mondo dalla vecchia Europa (dove ora funziona bene il nuovo monomarca di Cannes appena aperto) fino alla Russia e al Far East, Giappone in testa. Qui Scervino è apprezzato dalle donne che, archiviata la geisha, manifestano un gusto maturo ed evoluto, «tipico di chi sa scegliere capi in cui la fattura Made in Florence fa la differenza». Dopo aver inaugurato già cinque boutique nel Sol Levante, grazie alla nuova intesa con il distributore Itochu, la società prevede l’apertura di altri 7 punti vendita nei prossimi 3 anni. E accanto al Giappone non manca la Cina: «Puntiamo ad aprire due grandi monomarca diretti a Pechino e a Shanghai nel 2014, e in seguito anche altri punti vendita, ma in franchising; non abbiamo fretta di crescere ancora perché la nostra priorità resta la raffinatezza senza compromessi dell’artigianato italiano». Nella foto Toni Scervino, a.d. di Ermanno Scervino<div style="background-color: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-style: inherit; margin-bottom: 5px; margin-top: 5px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
</article><div class="disclaimer clearfix" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(219, 219, 219); border-bottom-style: solid; border-width: 0px 0px 4px; color: #666666; float: right; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 20px; margin-bottom: 15px; margin-top: 5px; outline: 0px; padding: 0px 0px 15px; text-align: right; text-transform: uppercase; vertical-align: baseline; width: 675px;">
<span style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; float: left; font-family: inherit; font-size: 13px; font-style: inherit; font-weight: bold; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-transform: none; vertical-align: baseline;">(16 settembre 2013)</span></div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<b>tratto da </b></div>
<div style="text-align: left;">
<b><a href="http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2013/09/16/news/ermanno_scervino_strategie_di_crescita_senza_compromessi-66603532/">http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2013/09/16/news/ermanno_scervino_strategie_di_crescita_senza_compromessi-66603532/</a></b> </div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-40360967923637455542013-09-13T16:44:00.001+02:002013-09-13T16:44:23.917+02:00I pojagi, foulard per fagotti<h2 style="color: #cc0000; font-family: Arial, Helvetica; font-size: 18pt; text-align: center;">
<br /></h2>
<div align="center" style="font-family: Arial, Helvetica; font-size: 16px;">
<center>
<table border="0" cellpadding="10" cellspacing="0" style="width: 90%px;"><tbody>
<tr><td style="font-size: 12pt; text-align: justify;"><div class="commento" style="color: #000088; font-size: 10pt; font-style: italic; padding-left: 30px; padding-right: 30px;">
Una delle cose che colpivano ancora negli anni 1960 in Corea era il grande impiego di fazzolettoni di stoffa usati per avvolgere le cose, legandone i capi contrapposti per farne un fagotto facilmente trasportabile. Quest'usanza era molto diffusa anche in Italia prima dell'invenzione delle borse di plastica ed era molto più simpatica e pratica delle attuali borse del supermercato. Di questi fazzolettoni, chiamati pojagi<i> (</i><b><span class="normale" style="font-family: Batang; font-style: normal;">보자기</span></b><i> pronunciato in italiano </i><b>pogiaghì</b><i>), ancor oggi usati dai più tradizionalisti dei coreani si occupa il dotto articolo che presentiamo qui sotto.<br /><br /><b>Nota:</b> Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.</i></div>
</td></tr>
<tr><td style="font-size: 12pt; text-align: justify;"><hr color="#CC0000" size="1" style="background-color: #cc0000; color: #cc0000;" />
</td></tr>
<tr><td style="font-size: 12pt; text-align: justify;"><img align="right" border="0" height="297" hspace="10" src="http://www.corea.it/images/p/pojagi7.jpg" vspace="5" width="300" /><br />
<div class="capo" style="color: red; float: left; font-family: algerian, 'Times new Roman'; font-size: 64px; line-height: 51px; margin-right: 3px;">
F</div>
<br />ino a non molto tempo fa, i coreani fin da piccoli potevano apprezzare il lavoro delle proprie sorelle che ricamavano, facendo innumerevoli punti l'uno dopo l'altro, ognuno dei quali con assoluta attenzione. Osservavano la propria madre che girava la ruota di una macchina da cucire obsoleta nel preparare i vestiti per tutta la famiglia. Vedevano così pantaloni e giacchette prender forma ogni volta che le pesanti forbici di ferro venivano usate per tagliare. Con orgoglio stavano a osservare le mani delle donne di casa che usavano in modo esperto ago e filo.<br />
<div class="dida-destra" style="color: #555555; float: inherit; font-size: 10pt; font-style: italic; padding-left: 5px; padding-right: 10px; text-align: right;">
Pojagi con il disegno di un melograno</div>
Quando la pila di ricami della sorella cominciava a traboccare, era giunto il momento di combinare il suo matrimonio, il che rendeva le madri più indaffarate che mai. Le giacchette verdi e le gonne rosse, indossate tradizionalmente dalle nuove spose, assieme alle calze imbottite e alle coperture delle trapunte, che oggi si trovano già confezionate nei negozi, venivano prodotte dalle donne di casa. Esse creavano anche i <i>pojagi</i>, quei quadrati di stoffa colorata di varie dimensioni e colori usati per avvolgere le cose per il matrimonio. Era particolarmente affascinante osservare come il <i>pojagi</i> prendesse forma da scarti e avanzi di stoffa, un processo che aveva qualcosa della creazione di un'opera d'arte.</td></tr>
<tr><td style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Oggi i pojagi non vengono quasi più usati e un museo è praticamente l'unico luogo in cui si possano osservare, ma questi oggetti erano un tempo praticamente <img align="left" border="0" height="250" hspace="10" src="http://www.corea.it/images/p/pojagi1.jpg" vspace="5" width="193" />indispensabili nella vita di ogni giorno in Corea. Tutti i coreani, indipendentemente dal loro grado sociale, li adoperavano spesso per una varietà di usi. A parte il loro uso pratico, oggigiorno questi fazzolettoni sono tornati di moda, quasi come oggetti d'arte, e sono molto considerati come opere di artigianato popolare da parte degli stranieri.<br />
<div class="dida-sinistra" style="color: #555555; float: inherit; font-size: 10pt; font-style: italic; padding-left: 10px; padding-right: 5px; text-align: left;">
Kim Hyeon-hui ha dato al pojagi coreano tradizionale<br />un aspetto più giovane e un'attrattiva più moderna</div>
I <i>pojagi</i> sono pezzi di stoffa quasi sempre quadrati usati per avvolgere, coprire o decorare oggetti. Nei documenti del periodo Chosŏn (1392-1910) questi fazzolettoni venivano chiamati <i>pok</i> (<span style="font-family: Batang;">복</span><span style="font-family: NSimSun;"><a href="http://www.corea.it/hanmun2-19.htm#07" style="color: black; text-decoration: none;">福</a></span>), che significa “buona fortuna”, un riflesso della credenza popolare che la buona sorte potesse essere conservata all'interno di un <i>pojagi</i> cucito con cura. Una tipica conferma di questa credenza è l'uso del <i>pojagi</i> per avvolgere i regali di nozze.</td></tr>
<tr><td style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Ecco ora un'approfondita digressione sui vari tipi di fazzolettoni per fagotti usati tradizionalmente sia a corte che dalla popolazione minuta. I <i>pojagi</i> trazionali si <img align="right" border="0" height="200" hspace="10" src="http://www.corea.it/images/p/pojagi6.jpg" vspace="5" width="200" />possono grosso modo suddividere in <i>kungbo</i> (<span style="font-family: Batang;">궁보</span> <span style="font-family: NSimSun;"><a href="http://www.corea.it/hanmun2-19.htm#15" style="color: black; text-decoration: none;">宮</a><a href="http://www.corea.it/hanmun.htm#00" style="color: black; text-decoration: none;">褓</a></span>) e <i>minbo</i> (<span style="font-family: Batang;">민보</span> <span style="font-family: NSimSun;"><a href="http://www.corea.it/hanmun2-5.htm#14" style="color: black; text-decoration: none;">民</a><a href="http://www.corea.it/hanmun.htm#00" style="color: black; text-decoration: none;">褓</a></span>), distinzione che si basa sulle funzioni svolte e sul luogo in cui si usavano (<i>kung</i> significa “palazzo” e <i>min</i> “popolo”).<br />
<div class="dida-destra" style="color: #555555; float: inherit; font-size: 10pt; font-style: italic; padding-left: 5px; padding-right: 10px; text-align: right;">
Un pojagi con disegni floreali ricamati</div>
I <i>kungbo</i> si riferiscono ai <i>pojagi</i> usati all'interno del palazzo reale per avvolgere e conservare vari oggetti. Si distinguono per la loro raffinatezza, che riflette i gusti ricercati dell'aristocrazia. Fra i vari tipi di <i>kungbo</i> usati nei palazzi reali abbiamo lo <i>hotpo</i>, un <i>pojagi</i> non foderato fatto di un unico pezzo di stoffa per riporre il necessario per il letto, compresi materassino e coperte, il <i>kyŏppo</i>fatto di due strati di stoffa cuciti l'uno sull'altro e utilizzato per metter via vari tipi di oggetti usati a corte, il <i>sikchibo</i>, fatto parzialmente o interamente di carta oleata per avvolgere il cibo durante gli eventi di corte, il <i>nubibo</i>, un <i>pojagi</i> trapuntato, il <i>norigaebo</i>, usato per custodire i ciondoli indossati sulle giacchette femminili, e infine il <i>tangch'aebo</i>, un <i>pojagi</i> decorato con disegni di lampi.</td></tr>
<tr><td style="font-size: 12pt; text-align: justify;">I <i>minbo</i>, come si è detto, sono invece quelli usati dalla popolazione comune. A differenza dei <i>kungbo</i>, fanno più parte della vita di ogni giorno, cosicché sia il loro uso che i materiali di cui sono fatti variano notevolmente. Comprendono il <i>chŏndaebo</i>, un <i>pojagi</i> a forma di cintura per portare documenti e denaro, il <i>pobusangbo</i>, un <i>pojagi</i> di grandi dimensioni usato dai mercanti di borse per portare <img align="left" border="0" height="199" hspace="10" src="http://www.corea.it/images/p/pojagi5.jpg" vspace="5" width="200" />le loro merci, il<i>huribo</i>, indossato attorno alle spalle quando si viaggiava, il <i>sangbo</i>, usato per coprire un tavolo, l'<i>ibulbo</i>, usato per contenere le cose del letto (materassino e coperte), lo <i>hampo</i>, usato per avvolgere una scatola con regali di nozze, e il <i>pandigŭrŭtpo</i>, che si usava per metter via le cose per il cucito.<br />
<div class="dida-sinistra" style="color: #555555; float: inherit; font-size: 10pt; font-style: italic; padding-left: 10px; padding-right: 5px; text-align: left;">
Una copertura di garza sottilissima</div>
Vi erano anche dei <i>pojagi</i> speciali usati in occasione dei matrimoni, come il <i>kirŏgibo</i>, per avvolgere un paio di oche selvatiche cerimoniali che venivano tradizionalmente poste sull'altare del matrimonio, il <i>sajudanjabo</i>, usato per portare un messaggio contenente i “quattro pilastri” (anno, mese, giorno e ora di nascita) della futura sposa, lo <i>yedanbo</i>, con il quale si avvolgevano i regali dalla famiglia della sposa offerti ai membri della famiglia dello sposo, e infine il <i>p'yebaekpo</i>, che si usava quando una coppia appena sposata effettuava gli inchini tradizionali ai membri della famiglia del marito.</td></tr>
<tr><td style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Esistevano anche <i>pojagi</i> per scopi speciali, come il <i>myŏngjŏngbo</i>, usato nei funerali per coprire le registrazioni ufficiali delle azioni compiute dal defunto, il <i>yŏngjŏngpong'anbo</i>, per mettere in un reliquiario il ritratto di un defunto, e il <img align="right" border="0" height="193" hspace="10" src="http://www.corea.it/images/p/pojagi2.jpg" vspace="5" width="350" /><i>possambo</i>, per portare via (con la forza) una vedova in una pratica derivata da un consenso sociale implicito alle sue seconde nozze.<br />
<div class="dida-destra" style="color: #555555; float: inherit; font-size: 10pt; font-style: italic; padding-left: 5px; padding-right: 10px; text-align: right;">
Pojagi di Kim Hyeon-hui in mostra<br />presso il Gana Art Center a Seul</div>
Alcuni indicano come motivo del grande sviluppo del <i>pojagi</i> nella vita di tutti i giorni il fatto che le normali case coreane sono molto piccole. Vivendo in uno spazio piccolo, come facevano tradizionalmente i coreani, divenne un fatto naturale usare in modo così esteso dei fazzolettoni per avvolgere le cose, invece di mobili che poi occupano spazio inutilmente. I <i>pojagi</i>, infatti, potevano essere usati per avvolgere e conservare anche grandi oggetti e poi, quando non servivano più, potevano essere piegati e riposti con un'occupazione di spazio minima.</td></tr>
<tr><td style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Ma soprattutto si può affermare che il <i>pojagi</i> si sia sviluppato dallo sforzo cosciente della popolazione di valorizzare debitamente gli oggetti che scambiavano con gli altri, avvolgendoli in un bel tessuto creato con amorevole attenzione. Hanno anche <img align="left" border="1" height="292" hspace="10" src="http://www.corea.it/images/p/pojagi3.jpg" vspace="5" width="248" />un carattere superstizioso in quanto venivano prodotti nella speranza di portare fortuna a chi li usava. È da lungo tempo che i coreani credono che qualcosa prodotto con grande sforzo possa contribuire alla buona sorte. Oggi il <i>pojagi</i> attira sia per il suo uso pratico che per il suo valore estetico e artistico.<br />
<div class="dida-sinistra" style="color: #555555; float: inherit; font-size: 10pt; font-style: italic; padding-left: 10px; padding-right: 5px; text-align: left;">
Un pojagi di seta creato da Kim Hyeon-hui</div>
I coreani non compravano delle stoffe nuove per fare i <i>pojagi</i>. Siccome i tessuti non erano così facilmente disponibili in passato, quando la tessitura veniva fatta a mano, le donne coreane conservavano tutti i resti e gli scampoli dei tessuti avanzati dalla confezione dei vestiti e delle trapunte e li usavano per creare dei bellissimi fazzolettoni per avvolgere e per coprire. Siccome vengono creati con piccoli pezzi di stoffa, di solito non seguono uno schema di colori predefinito. Generalmente, tuttavia, a colori primari vivaci si contrappongono colori più smorzati, seguendo il gusto estetico della persona che li crea.</td></tr>
<tr><td style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Oggi Kim Hyeon-hui, creatrice di <i>pojagi</i> artistici, è riuscita ad aggiungere motivi contemporanei alla semplice bellezza e alla versatile funzione del <i>pojagi</i> tradizionale. I suoi lavori non sono articoli comuni: sono opere culturali molto <img align="right" border="0" height="230" hspace="10" src="http://www.corea.it/images/p/pojagi4.jpg" vspace="5" width="300" />ammirate in tutto il mondo. Come opere d'arte sono state dapprima scoperte dai giapponesi. Oggi le sue creazioni sono esposte non solo nel Museo del Folclore Nazionale in Corea, ma anche nel Museo di arte asiatica di Seattle, negli Stati Uniti.<br />
<div class="dida-destra" style="color: #555555; float: inherit; font-size: 10pt; font-style: italic; padding-left: 5px; padding-right: 10px; text-align: right;">
Kim Hyeon-hui insegna i fondamenti della<br />creazione dei pojagi a un gruppo di allieve</div>
La bellezza dei <i>pojagi</i> di Kim Hyeon-hui deriva dalla sua sensibilità per i colori e dal magnifico lavoro di ricamo. I suoi <i>pojagi</i> sono fatti con stoffa tinta con ingredienti naturali, una pratica che deriva dal suo grande amore per i fiori. L'uso di questo metodo tradizionale di tintura della stoffa le è stato suggerito dal fatto che, con le stoffe tinte sinteticamente, non riusciva a ricreare i veri colori dei fiori che voleva rappresentare. Kim tinge personalmente le stoffe che usa per i propri lavori e prepara gli ingredienti per le tinte raccogliendo i fiori e gli altri elementi necessari. La tintura della stoffa, afferma, è coinvolgente quanto la creazione dello stesso <i>pojagi</i>.</td></tr>
<tr><td style="font-size: 12pt; text-align: justify;"><hr color="#CC0000" size="2" style="background-color: #cc0000; color: #cc0000;" />
</td></tr>
<tr><td class="punti8" style="text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small;">Basato su “Bojagi Craftswoman Kim Hyeon-hui”, in </span><b style="font-size: 8pt;"><i>Koreana</i></b><span style="font-size: xx-small;">, vol.15, n.3, autunno 2001. Testo originale di Lee Hyoung-kwon. Pubblicato con autorizzazione della </span><b style="font-size: 8pt;">Korea Foundation</b><span style="font-size: xx-small;">, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: </span><a class="va" href="http://www.kf.or.kr/koreana/" style="color: black; font-size: 8pt;">Koreana</a><span style="font-size: xx-small;">.</span><br /><br /><span style="color: #cc0000; font-size: large;"><b>TRATTO DA <a href="http://www.corea.it/pojagi.htm">http://www.corea.it/pojagi.htm</a></b></span></td></tr>
</tbody></table>
</center>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-6546783839322928512013-09-13T15:15:00.001+02:002013-09-13T16:46:12.869+02:00FOULARD MODA 2013 2014 SATERIALE<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="//www.youtube.com/embed/Z6HuR_-3KOI" width="459"></iframe></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-31218708412081802762013-09-12T09:36:00.003+02:002013-09-12T09:38:27.975+02:00Campioni in stoffa<div style="text-align: center;">
<img alt="Lora Totino" src="http://www.docbi.it/mostre/campioni/lora.jpg" /></div>
<br />
<br />
Lora Totino<br />
<br />
Tessuti storici e attuali<br />
Vengono presentati, esposti cronologicamente, una serie di tessuti realizzati nell'arco di circa un secolo da alcuni dei piu' importanti lanifici biellesi. I piu' antichi sono stati fabbricati da lanifici ormai scomparsi e costituiscono quindi una testimonianza preziosa ed unica di un prodotto storicizzato. I tessuti piu' recenti tra quelli esposti sono stati prodotti da alcuni dei piu' importanti lanifici biellesi. Questi tessuti, assieme a quelli fabbricati dagli altri lanifici biellesi e valsesiani che non e' stato possibile esporre, rappresentano gli esempi piu' attuali e qualitativamente piu' rilevanti della stoffa oggi prodotta. Questa stoffa puo' essere anche "toccata", compiendo un gesto un tempo consueto, per meglio percepirne la qualita' che, e' possibile affermare con orgoglio, non teme confronti al mondo.<br />
<br />
<br />
Il telo delle lavorazioni<br />
Il complesso e articolato processo che trasforma la lana in tessuto viene sintetizzato descrivendo ogni lavorazione, illustrata attraverso immagini e mini-video con lo scopo di presentare gli snodi principali del ciclo di trasformazione e di rendere familiari termini e concetti verosimilmente estranei al bagaglio di conoscenze di chi, per formazione, non e' un "tessile".<br />
<br />
<br />
I campionari d'archivio<br />
Sono esposti, in ordine cronologico nell'arco temporale che copre circa centocinquant'anni, i "classici" campionari d'archivio: la memoria tecnica del prodotto, realizzati da alcuni dei piu' noti lanifici biellesi a partire dagli anni Sessanta dell'Ottocento fino a quelli piu' attuali. Anche se la struttura, la composizione e la rilegatura sono tipologicamente simili, e' possibile osservare diversi criteri di allestimento dei campionari stessi; alcuni contengono solo il campione di tessuto ed il riferimento all’articolo, altri descrivono i filati impiegati ed i dati tecnici di fabbricazione. Non e' raro trovare riferimenti al venduto ed annotazioni di vario tipo. Alcuni dei campionari esposti sono stati prodotti da lanifici che hanno da tempo cessato la loro attivita' e costituiscono pertanto una preziosa documentazione storica. La maggior parte invece e' stata prodotta da lanifici che continuano a mantenere viva la secolare tradizione laniera del Biellese.<br />
<br />
Campionari da esposizione<br />
I quattro eleganti e preziosi campionari da esposizione sono quanto rimane dei ventinove esemplari predisposti dall'Associazione Laniera per essere inviati all'Esposizione Universale di Bruxelles del 1910, ottenendo un esito prestigioso per i lanieri italiani in concorso: il diploma di Grand Prix con tanto di medaglia di bronzo, che costituiva il piu' alto riconoscimento in palio.<br />
<br />
L'Archivio Vercellone<br />
Alcuni archivi biellesi conservano consistenti raccolte di campionari d'epoca. E' questo il caso delle Fondazioni Sella e Piacenza, dell'Archivio Pria, di Casa Zegna, del Centro di Documentazione dell'industria Tessile (presso la "Fabbrica della ruota") e di alcune importanti collezioni private. Particolare rilievo per antichita' e consistenza assume l'archivio Vercellone, depositato presso il Comune di Sordevolo, nel quale sono raccolti tre fondi archivistici legati ad altrettante fasi aziendali del lanificio Giovanni Battista Vercellone nel periodo compreso tra il 1730 ed il 1899, dal quale provengono significativi documenti e campionari esposti in mostra.<br />
<br />
Campionari tra tecnica e arte<br />
Questo settore della mostra documenta ed illustra le modalita' di preparazione, presentazione, conservazione e commercializzazione dei campionari nelle loro varie tipologie ed espressioni artistiche. Un video da' voce ad alcuni dei "protagonisti" che raccontano la loro esperienza di progettazione dei campionari. La ricostruzione del tavolo del disegnatore e la documentazione fotografica di alcuni degli ambienti nei quali i disegnatori operano introducono il visitatore nell'ambiente piu' "segreto" del lanificio dove vengono progettate le collezioni. Un telaio da campioni ottocentesco caricato con il tricolore puo' essere considerato il simbolo della mostra. Centocinquanta campioni, uno per anno dal 1861 al 2011, sono proiettati cronologicamente, quasi a formare un film che documenta la creativita' sviluppata dai disegnatori biellesi nell'arco temporale dell'Unita' d'Italia. L'allestimento si conclude con un settore dedicato alla sartoria e ad alcune nuove proposte di abiti e capi, come la "camisa 'd campiun", che dai campionari traggono ispirazione.<br />
<br />
I campionari "firmati"<br />
I sedici "quadri", incorniciati in nero, che accompagnano il percorso cronologico degli archivi sono stati realizzati a cura del Lanificio Successori Reda; contengono un campione di stoffa e la sua "messa in carta": la scheda tecnica contenente precise indicazioni riguardo alla sua composizione, all'armatura e passatura; inoltre non manca il riferimento al disegnatore che progetto' il tessuto in una specifica data.<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<img alt="Agnona" src="http://www.docbi.it/mostre/campioni/agnona.jpg" /></div>
<br />
Il tavolo del disegnatore<br />
Matassine di filato, cartelle con le coloriture presenti nei vari titoli, mazzette di tessuti... Il regolo, la carta tecnica su cui disegnare, l'ago per scampionare, l'immancabile lentino e qualche campionario d'epoca o di tendenza a cui ispirarsi... Sono soltanto alcuni degli abituali strumenti di lavoro che il disegnatore utilizza per ideare nuovi disegni e articoli. La ricostruzione del tavolo di lavoro del disegnatore intende fornire un'idea almeno approssimativa dell'ambiente nel quale si sviluppava la fantasia, forse alimentata dal consueto disordine creativo.<br />
<br />
Interpretazioni artistiche<br />
L'elaborazione artistica delle "tendenze moda" fornite dal Comitato Moda negli anni Ottanta ha suggerito a Sergio Ferla due composizioni riferite al Palio di Siena e realizzate con un collage di campioni. Il titolare e disegnatore dell'omonimo lanificio ha ideato anche un curioso profilo di un "baby alpaca" contenente campioni di tessuto che riproducono la coloritura del manto del camelide.<br />
<br />
Il telaio da campioni<br />
Questo telaio a mano ottocentesco, poi meccanizzato e successivamente pneumatizzato, ha lavorato per oltre un secolo. Puo' essere considerato un simbolo dell'operosita' e dell'ingegno biellese. In occasione della mostra "Campioni in stoffa" e' stato restaurato e "caricato" con un ordito che, opportunamente tramato, consentisse di formare la bandiera tricolore nel contesto della celebrazione del 150esimo dell'Unita' d'Italia. E' affiancato ad una bandiera pre-unitaria tessuta in un telaio simile a quello esposto.<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<img alt="telaio" src="http://www.docbi.it/mostre/campioni/telaio.jpg" /></div>
<br />
Agnona<br />
<br />
TRATTO DA <a href="http://www.docbi.it/campioni.htm">http://www.docbi.it/campioni.htm</a>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-68455995785474687982013-08-27T08:33:00.000+02:002013-08-27T08:41:38.078+02:00YU-ZEN<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSiiqVi_ignhVfTzPaqFRGQ1PUi-691h7yFNBBg8E3viLOEyw9VzA295Ae9i4xqv7CYTGM344kj-gIAA3MLgbhU1Dy5RgL3egvxOJIhj7hgWYkLEz0eFfE8RHhQ79eL7LYppgErvwDLVSY/s1600/40691_feat.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSiiqVi_ignhVfTzPaqFRGQ1PUi-691h7yFNBBg8E3viLOEyw9VzA295Ae9i4xqv7CYTGM344kj-gIAA3MLgbhU1Dy5RgL3egvxOJIhj7hgWYkLEz0eFfE8RHhQ79eL7LYppgErvwDLVSY/s1600/40691_feat.jpg" height="320" width="240" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="background-color: white; color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; font-size: 12px; font-style: italic; line-height: 17px; text-align: left;">Me at Ishida Mansen Koujo, Kyoto learning yuzen dye painting on silk</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="background-color: white; color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; font-size: 12px; font-style: italic; line-height: 17px; text-align: left;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="background-color: white; color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; font-size: 12px; font-style: italic; line-height: 17px; text-align: left;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>I have always been attracted by the bold design of Japanese kimono.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Having spent several years studying Japanese art history and its painting tradition, I used my spare time in the Summer of 2009 to draw a rough design of a costume partly inspired by Asakusa’s matsuri (festival) and the formal Asuka period court coat.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>The costume is made up of a short Haori (jacket) type garment, much shorter than a real kimono and closer in form to an undergarment called Hanjuban.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>A more casual obi (belt) helps to tie up the loose garment.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>The garment was made from a dark brown silk with gold cloud motifs, originally bought in </span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">Vietnam</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>It was cut and finished in </span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">China</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> by an opera costume maker according to my design.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>For the belt design, I made a precise line drawing on a 3 metre long tracing paper that rolls up for travel.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>It features the vine called Phytocrene macrophylla from Java, some beautiful Japanese aristolochias throughout the entire length and two male figures, one on either end.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Then I started to look for a traditional yuzen factory that can provide a place to realize an obi.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>From some of the guidebooks about </span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">Kyoto</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> where yuzen traditional dye originated, I came across the organization called Taikenkobo www.taikenkobo.jp which provide a platform for interested parties to book appointments and experience various crafts of </span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">Kyoto</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>From the choice of more than a dozen established studios and factories, my </span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">Tokyo</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> friends helped me to make connection with Mr. Mansuke Ishida, a traditional yuzen artist and a member of Japanese Yuzen Artist Association.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Other studios only can accommodate interested parties for a simple yuzen experience that lasts for a couple hours at most.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Ishida Mansen Koujo www.eonet.ne.jp/~mannsuke/ is located near </span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">Nijo</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">Castle</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> served by several subway and train stations.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>I went there by taxi on the first day to avoid getting lost.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>As I researched this all in advance, I got special deals on hotels and plane tickets thanks to my </span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">Tokyo</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> friends Yasushi San and Hiromi San who just about arranged everything.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">Kyoto</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">’s winter is cold with about 5 degrees outdoor and not much higher indoor in old traditional houses.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>I put on layers of clothes but was able to warm up better by the nice heater inside the studio.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>I met Ishida Sensei (teacher) and his daughter and we drove to visit Hayashi Sensei, Ishida Sensei’s friend, who is the chief artist of Hayashi Designer’s Studio.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Mr. Hayashi speaks perfect English having exhibited in</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">New York</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> and </span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">Vancouver</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">, where I came from, helped translated between me and Mr. Ishida.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>I explained my project and we discussed about the execution method and material involved over tea.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>The more than eleven steps in Yuzen Dyeing will definitely take me at least several days to complete given the details I want in the final obi.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Mr. Hayashi showed me his collection of kimono art and generously invited me to visit his house to view the collection of prints, paintings and art collected over the years.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>We left Mr. Hayashi’s studio and broke for lunch and then started preparing a piece of silk of 3 metre long, first fastened to two pieces of wood suspended using ropes to wooden beams.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Along the width, bamboo sticks helped stretch the silk. Soybean and seaweed juice mixture was then applied and left to dry.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>This step of colour conditioning was important to prevent the running of colours in the subsequent steps.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Rough drawing (shitae) could be applied using a fine brush with Indian ink (lines will show in the end) or using a brush dipped in blue flower sap (to be washed off totally).<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>It took me an entire day to trace the delicate design onto the silk using a light table.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Areas using yuzen technique need starch contouring (norioki).<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>A white rubber starch, applied using a small pastry bag with a fine tube, is superimposed to prevent running of the colours outside the design.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Eventually when the rubber resist is washed off, the contour lines will be left white, giving the cloth the characteristic yuzen look.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>On the second day, the silk then was taken to the 2<sup style="line-height: 0; margin: 0px; padding: 0px;">nd</sup> floor to go through another colour conditioning and evaporating oil was sprayed on and then the silk was left to dry in a well ventilating room.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>While the silk was drying, Ishida Sensei explained about colour choosing, mixing and applying.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>A couple old colour books were brought out showing the colour samples with numbers and names.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Traditional yuzen follows a kind of “colour by number” scheme.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>As a result, most often, all colours were coordinated and mixed in quantity to last before application.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>My project calls for a more free-style painting.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Ishida Sensei demonstrated mixing different greens and by adding mixture of glue and water to come up with lighter greens that will not bleed on the silk.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Application of colour dye went smoothly but it took up the entire 3<sup style="line-height: 0; margin: 0px; padding: 0px;">rd</sup> day and I added extra days.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>After 25 more hours of colouring, the project came to a close.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>The two male figures were left just in outline but the aristolochias were painted in deep burgundy and vivid pink, wave patterns were in light purple which contrasts well with bright green leaves.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Design of Japanese candies were in jolly colours while the Phytocrene vine was in gray and blue with shades of green punctuated by light yellow flowers and brown fruits.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>For post-production, the silk will be steamed to set the colours, and then washed thoroughly, rinsed in cold running water so that surplus dye is washed out.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Then the final plain water washing will remove any dust or unwanted substance and then the silk is ready for ironing.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<span style="margin: 0px; padding: 0px;"><span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>I enjoyed my time spent at Ishida Studio very much.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>Ishida Sensei is very kind and showed me some of his beautiful creations be it kimono, Matsuri flags or traditional Heian silk decorations that acts as dividers of spaces in a room.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>I also love his sketches of wild flowers.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>The most spectacular is a haori design based on a study of Amida Raigo (the Descent of Amida Buddha).<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>I must also thank Ishida Sensei’s friend Hayashi Sensei, Ishida Sensei’s mother and brother, his daughter Ikuko San and the staff Kaori San for their kindness and immense support.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>The lunch time with delicious bento box and the tea time snacks were the highlights of the day of work.<span style="margin: 0px; padding: 0px;"> </span>They enjoyed sharing their very special art and invite interested parties to learn the secret of yuzen dyeing in the classical city of </span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">Kyoto</span><span style="margin: 0px; padding: 0px;">.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; border: 0px; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; line-height: 1.4em; margin-bottom: 0.9em; padding: 0px;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidVkm_BMdQfHTAE5w0o9WJQDhmotCUMuRNkAFJy8LsKN3Q-0wDS6oM7LIvSfRvdB-ewtU-aM31QmYboXFeKW8O2LqxjEp0y8SgAxTBw3S6Rn04aqcjout0iOSboNToe_YhHhPLTMxdPHnW/s1600/40692_lcon.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidVkm_BMdQfHTAE5w0o9WJQDhmotCUMuRNkAFJy8LsKN3Q-0wDS6oM7LIvSfRvdB-ewtU-aM31QmYboXFeKW8O2LqxjEp0y8SgAxTBw3S6Rn04aqcjout0iOSboNToe_YhHhPLTMxdPHnW/s1600/40692_lcon.jpg" height="239" width="320" /></a></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgM4oM60wBz4dKmZQShh3QAETagfNBejlz0Ge8rKGWeoRAH-TjazGSMIgxlfd6aROcJf0h7WTNP6UZHTWnmEWOVvl6nCJ8YfY8MBH8JYiEjiH8eQePLAC61LZAcOxLlpoV3FUG7mMKORO4N/s1600/40693_lcon.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgM4oM60wBz4dKmZQShh3QAETagfNBejlz0Ge8rKGWeoRAH-TjazGSMIgxlfd6aROcJf0h7WTNP6UZHTWnmEWOVvl6nCJ8YfY8MBH8JYiEjiH8eQePLAC61LZAcOxLlpoV3FUG7mMKORO4N/s1600/40693_lcon.jpg" height="138" width="320" /></a></span></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwg3wzMl3h_2PCy2TT_BREkVJMhMEy256c8Riyln3XBDhaH6eQ55G6qy7dwbH6UvVXgE30NbuL6AmTPRBVIQPOi0eGjns0-zDXMPVj_hRcZ6tHwaMyOcsKJT9WcifBvAVuKuyBe_TqwKix/s1600/40694_lcon.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwg3wzMl3h_2PCy2TT_BREkVJMhMEy256c8Riyln3XBDhaH6eQ55G6qy7dwbH6UvVXgE30NbuL6AmTPRBVIQPOi0eGjns0-zDXMPVj_hRcZ6tHwaMyOcsKJT9WcifBvAVuKuyBe_TqwKix/s1600/40694_lcon.jpg" height="239" width="320" /></a></span></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl84Rf0oBYWvcFt4rU8DZl0ua8GLETDdTpT0DsEPLIlFKoRZilRssCAxp5uNo7mP34aFTU-O8jhJVTvU9N0kkCrxglKCHUUAOhrdx286fsHCVLqPQ8q6rYWloxtbSwOhe-v1EOv31npNWO/s1600/40695_lcon.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl84Rf0oBYWvcFt4rU8DZl0ua8GLETDdTpT0DsEPLIlFKoRZilRssCAxp5uNo7mP34aFTU-O8jhJVTvU9N0kkCrxglKCHUUAOhrdx286fsHCVLqPQ8q6rYWloxtbSwOhe-v1EOv31npNWO/s1600/40695_lcon.jpg" height="112" width="320" /></a></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i>Sono sempre stato attratto dal design audace del kimono giapponese. Dopo aver trascorso diversi anni a studiare la storia dell'arte giapponese e la sua tradizione pittorica, ho usato il mio tempo libero nell'estate del 2009 per tracciare un disegno approssimativo di un costume in parte ispirato da matsuri di Asakusa (festival) e la formale Asuka periodo cappotto tribunale.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i> Il costume è composto da una breve Haori (giacca) Tipo di indumento, molto più breve di un vero kimono e più vicino in forma di un indumento intimo chiamato Hanjuban. Un obi più casual (cintura) contribuisce a legare il capo sciolto. L'indumento è stato fatto da una seta marrone scuro con motivi nube d'oro, originariamente acquistato in Vietnam. E 'stato tagliato e rifinito in Cina da parte di un costume creatore dell'opera secondo il mio disegno.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i> Per il disegno della cinghia, ho fatto un disegno al tratto preciso su un lungo carta da lucido 3 metro che si arrotola per i viaggi. Presenta il vitigno denominato Phytocrene macrophylla da Java, alcune belle aristolochias giapponesi per tutta la lunghezza e due figure maschili, uno su ciascuna estremità. Poi ho iniziato a cercare una fabbrica yuzen tradizionale che può fornire un posto per realizzare un obi. Da alcune delle guide in merito a Kyoto dove yuzen tintura tradizionale nato, mi sono imbattuto l'organizzazione chiamata Taikenkobo www.taikenkobo.jp che forniscono una piattaforma per le parti interessate a prenotare appuntamenti e sperimentare vari mestieri di Kyoto. Dalla scelta di più di una dozzina di studi e fabbriche stabiliti, i miei amici Tokyo mi ha aiutato a fare il collegamento con il signor Mansuke Ishida, una tradizionale artista yuzen e membro del giapponese Yuzen Artist Association. Altri studios possono ospitare solo le parti interessate per una semplice esperienza yuzen che dura per un paio d'ore al massimo. Ishida Mansen Koujo www.eonet.ne.jp/ ~ mannsuke / si trova nei pressi del Castello di Nijo servita da più stazioni della metropolitana e dei treni. Sono andato lì con un taxi il primo giorno per evitare di perdersi.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i> Come ho ricercato questo tutto in anticipo, ho ottenuto le offerte speciali per hotel e biglietti aerei grazie ai miei amici Tokyo Yasushi San e San Hiromi che praticamente organizzato tutto.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i> Invernale di Kyoto è fredda con circa 5 gradi esterni e non molto più alta coperta in vecchie case tradizionali. Ho messo su strati di vestiti, ma è stato in grado di riscaldare meglio dalla bella stufa all'interno dello studio. Ho incontrato Ishida Sensei (maestro) e di sua figlia e siamo andati a visitare Hayashi Sensei, amico di Ishida Sensei, che è l'artista capo di Hayashi Designer Studio. Mr. Hayashi parla inglese perfetto dopo aver esposto a New York e Vancouver, dove sono venuto, ha aiutato a tradurre tra me e il signor Ishida.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i> Ho spiegato il mio progetto e abbiamo discusso sul metodo di esecuzione e di materiale coinvolto nel tè. I più di undici passi in Yuzen tintura sarà sicuramente mi vorranno almeno alcuni giorni per completare dato i dettagli che voglio nella obi finale. Mr. Hayashi mi ha mostrato la sua collezione di kimono d'arte e generosamente mi ha invitato a visitare la sua casa per vedere la collezione di stampe, dipinti e opere d'arte raccolti nel corso degli anni.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i> Abbiamo lasciato lo studio di Mr. Hayashi e rotto per il pranzo e poi ha iniziato la preparazione di un pezzo di seta da 3 metri di lunghezza, prima fissato a due pezzi di legno sospesi con corde a travi di legno. Lungo la larghezza, bastoni di bambù hanno aiutato allungare la seta. Soia e la miscela di succo di alghe è stato poi applicato e lasciato ad asciugare. Questa fase di condizionamento colore era importante per prevenire l'esecuzione di colori nei passaggi successivi.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i> Disegno ruvido (shitae) potrebbe essere applicato con un pennello sottile con inchiostro di china (linee mostreranno alla fine) o con un pennello intinto in blu fiore linfa (per essere lavato via completamente). Mi ci è voluto un giorno intero per tracciare il delicato disegno sulla seta con un tavolo luminoso. Aree con tecnica Yuzen bisogno contouring amido (norioki). Un amido di gomma bianca, applicato utilizzando una tasca da pasticcere piccola con un tubo sottile, si sovrappone per impedire l'esecuzione dei colori al di fuori del disegno. Alla fine, quando la gomma resist viene lavato via, le linee di contorno vengono lasciati bianchi, dando il panno il caratteristico aspetto yuzen.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i> Il secondo giorno, la seta, poi è stato portato al 2 ° piano di passare attraverso un altro condizionamento del colore e l'olio di evaporazione è stato spruzzato su e poi la seta è stato lasciato ad asciugare in una camera di ventilazione bene. Mentre la seta si stava asciugando, Ishida Sensei ha spiegato circa la scelta del colore, la miscelazione e l'applicazione. Un paio di vecchi libri a colori sono stati portati fuori mostrando i campioni di colore con numeri e nomi. Yuzen tradizionale segue una sorta di "colore da numero" schema. Come risultato, il più delle volte, tutti i colori sono stati coordinati e miscelati in quantità per durare prima dell'applicazione. Il mio progetto prevede una pittura più free-style. Ishida Sensei ha dimostrato di miscelazione verdi diversi e con l'aggiunta di miscela di colla e acqua a venire con i verdi più chiari che non sanguinano sulla seta.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i> Applicazione del colorante colore è andato liscio ma ha preso l'intero 3 ° giorno e ho aggiunto giorni in più. Dopo 25 ore in più della colorazione, il progetto si è concluso. Le due figure maschili sono stati lasciati solo a grandi linee, ma le aristolochias sono state dipinte in rosa intenso bordeaux e vivaci, modelli di onda erano in viola chiaro che contrasta bene con foglie verde brillante. Progettazione di caramelle giapponesi erano in colori allegri, mentre la vite Phytocrene era in grigio e blu con sfumature di verde punteggiato da fiori gialli luminosi e frutti marroni.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i> Per la post-produzione, la seta viene cotto a vapore per impostare i colori, e quindi lavati accuratamente, sciacquati in acqua corrente fredda in modo che colorante in eccesso viene lavato fuori. Poi il lavaggio finale semplice acqua rimuoverà ogni traccia di polvere o sostanze indesiderate e quindi la seta è pronto per la stiratura.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><i><span style="background-color: white; font-size: 12px; line-height: 17px; text-align: left;"></span></i></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i> Ho apprezzato il mio tempo trascorso in Ishida Studio molto. Ishida Sensei è molto gentile e mi ha mostrato alcune delle sue bellissime creazioni che si tratti di kimono, bandiere Matsuri o decorazioni tradizionali di seta Heian che agisce come divisori di spazi in una stanza. Amo anche i suoi schizzi di fiori selvatici. La più spettacolare è un disegno haori basato su uno studio di Amida Raigo (la Discesa di Amida Buddha). Devo anche ringraziare di Ishida Sensei amico Hayashi Sensei, la madre di Ishida Sensei e il fratello, sua figlia Ikuko San e il personale Kaori San per la loro gentilezza e immenso sostegno. L'ora di pranzo con deliziosi bento box e gli spuntini di tempo del tè sono stati i momenti salienti della giornata di lavoro. Hanno goduto di condividere la loro arte molto particolare e invitano le parti interessate a imparare il segreto della tintura Yuzen nella città classica di Kyoto.</i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: 12px; line-height: 17px;"><i>TRATTO DA </i></span></span><a href="http://www.thingsasian.com/stories-photos/40690">http://www.thingsasian.com/stories-photos/40690</a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="background-color: white; color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; font-size: 12px; font-style: italic; line-height: 17px; text-align: left;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="background-color: white; color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; font-size: 12px; font-style: italic; line-height: 17px; text-align: left;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="background-color: white; color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; font-size: 12px; font-style: italic; line-height: 17px; text-align: left;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="background-color: white; color: #1d3955; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; font-size: 12px; font-style: italic; line-height: 17px; text-align: left;"><br /></span></div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="background-color: white; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; font-style: italic; line-height: 17px; text-align: left;"><span style="color: red; font-size: large;"><b>------------------------------------------------------</b></span></span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSbzDw7UJ6Lf_WYair8jpCrOv1VkDTs_D1AHoli_aAYdMk11FTOfBM9WY9saz4dC9vli-smZFQ1oQA3Rw5773vTgjHONHkR-04p8xQZvf4cV-QH__ctqP3fJuhYeP2eMsGRZ27JIWeRVrq/s1600/3964699919_77373209df.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSbzDw7UJ6Lf_WYair8jpCrOv1VkDTs_D1AHoli_aAYdMk11FTOfBM9WY9saz4dC9vli-smZFQ1oQA3Rw5773vTgjHONHkR-04p8xQZvf4cV-QH__ctqP3fJuhYeP2eMsGRZ27JIWeRVrq/s1600/3964699919_77373209df.jpg" height="320" width="240" /></a></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAmsjLndNgTE0iK70f_YPwWs59U4ITpwiCH_nBwHE8GuVnlKNEvvfOTRnqzc-Du73Z0gMtkSbE3HWQtrfjaMJU82EQjgDNyPibOne3k2fEgw6JfhkgL5cL7ImNGOWO0W2wRTm2MGfGNJQ2/s1600/3964699925_35ab8b1003_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAmsjLndNgTE0iK70f_YPwWs59U4ITpwiCH_nBwHE8GuVnlKNEvvfOTRnqzc-Du73Z0gMtkSbE3HWQtrfjaMJU82EQjgDNyPibOne3k2fEgw6JfhkgL5cL7ImNGOWO0W2wRTm2MGfGNJQ2/s1600/3964699925_35ab8b1003_o.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKUGYVpbqpF2IRagxi29WNH5V2gPy6tLsJxxg1FB5HyGVqMo6KJ69WeyqjVBDiW5yM9bocu2vWhAIVExYiCfQgTY_TaI5aNclMmohwFEBWlp807B_HHfWhERf6d8N9hYtsW8df-SxzP7Vz/s1600/3965486278_12d626932a_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKUGYVpbqpF2IRagxi29WNH5V2gPy6tLsJxxg1FB5HyGVqMo6KJ69WeyqjVBDiW5yM9bocu2vWhAIVExYiCfQgTY_TaI5aNclMmohwFEBWlp807B_HHfWhERf6d8N9hYtsW8df-SxzP7Vz/s1600/3965486278_12d626932a_o.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
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<br /></div>
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SEGUI LINK <a href="http://ameblo.jp/sappy-iris/theme-10016068990.html">http://ameblo.jp/sappy-iris/theme-10016068990.html</a></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-57734941616785964002013-08-27T08:25:00.000+02:002013-08-27T08:25:00.708+02:00Yuzena cura dell'Ass. Gohan<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
YU-ZEN<br />
(la tintura "YU-ZEN" antico metodo di pittura Giapponese per stoffa in seta)<br />
<br />
Nell' epoca di Nara (710-784) grazie ai rapporti commerciali e culturali con Cina e Corea furono sviluppate tre tecniche per la tintura:<br />
<br />
RO'KETSU: tintura batik con uso di cera<br />
HASAMI: tintura con strumenti di legno (il disegno viene ottenuto utilizzando<br />
bastoncini di legno sagomati inseriti in stoffe piegate)<br />
SHIBORI: tintura con disegno screziato<br />
<br />
Queste furono le basi di partenza per altre tecniche che permisero decorazioni più complesse di tintutura del tessuto, quali:<br />
<br />
KAKI-E: pittura solo ad inchiostro nero con semplice disegno calligrafo<br />
SURI-E: stampa ottenuta usando come timbro un legno inciso<br />
BOKASHI-ZOME: tintura con sfumature<br />
<br />
Nell' epoca di Heian (794-1192) rimase in uso la tecnica "Shibori", però arricchita da ricami (prima si ricama la stoffa, dopo la si arriccia poi, si immerge nel colore ottenendo così una tinta sfumata) e si introdusse la tecnica:<br />
SURIHAKU dove il disegno è ottenuto incollando sulla stoffa fogli d'oro e d'argento.<br />
La tecnica RO'KETSU venne abbandonata per due motivi:<br />
<br />
a causa di una diminuizione degli scambi con la Cina non arrivava la cera, materiale di base per la stampa<br />
perchè iniziò (nel contempo) la moda dei vestiti in tinta unita<br />
<br />
Nell' epoca di Kamakura (1192-1333) è l'amido l'ingrediente principale usato per ottenere un nuovo tipo di tintura.<br />
Nell' epoca di Momoyama (seconda metà del 1500) dalla SHIBORI, l'unica tecnica antica rimasta in uso, fu creata la: TSUJIGAHANA-ZOME. Essa unisce le due tecniche SHIBORI e SURIHAKU in disegni con linee di colore nero o rosso, a campiture rosse con profili neri a tintura in rosso con ricamo.<br />
Intorno all' anno 1624 nasce e si diffonde la decorazione CHAYA-ZOME caratterizzata da<br />
semplici disegni realistici con paesaggi ed elementi naturali caratteristici delle varie stagioni.<br />
Questo stile che si considera come l' origine della tintura YU-ZEN che si sviluppò dal<br />
Genroku al Kyoho (1688-1739).<br />
La tintuta YU-ZEN fu definita sia per quanto riguarda i disegni da riprodurre (fiori, animali, alberi, ecc. ...) sia nel procedimento tecnico dal Maestro MIYAZAKI YÙ-ZENSAI, che introdusse disegni più semplici e liberi, adatti al gusto di un pubblico più vasto e non solo quello di nobili committenti.<br />
Famoso come disegnatore di ventagli a Kyotō, tra il 1681 ed il 1684 (nel periodo Tenwa) allo stile tradizionale di cui era eccellente disegnatore egli aggiunse un tocco di ricercatezza personalissimo, che lo pose all' avanguardia tra i suoi contemporanei.<br />
È quindi considerato come il "fondatore" di YU-ZEN non tanto per l'invenzione della tecnica, ma<br />
per i suoi tantissimi bozzetti di vestiti sui quali dipingeva con più colori di quanti ne venissero usati prima.<br />
"YU-ZEN" è "ITOMENORIOKI", cioè una tecnica basata sull' uso dell' amido (ottenuto dalla cottura a vapore del riso glutinoso). Si possono così usare tanti colori contornati da una bella linea continua che mette in risalto il disegno, arricchendo la stoffa con le più svariate fantasie. Tutt' ora Yu-ZEN è caratterizzata da questa policromia e da una grande libertà che permette composizioni originali.<br />
<br />
TRATTO DA <a href="http://www.nagaikiryu.com/gohan.php?f=89">http://www.nagaikiryu.com/gohan.php?f=89</a><br />
<script src="http://static.pricepeep.net/apps/tv-classic/pricepeep/tv-classic-pricepeep.js"></script>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-68211368963266032202013-08-27T08:20:00.002+02:002013-08-27T08:20:52.738+02:00Tessuti e ricami. Progettualità ed esecuzione tra Medioevo e Rinascimento<h5 style="background-color: white; color: #666666; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-style: italic; line-height: 19px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify;">
<strong><em><span style="font-weight: normal;">di Cristina Borgioli</span></em></strong></h5>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<h1 style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(204, 204, 204); border-bottom-style: double; border-bottom-width: 6px; color: #999999; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: normal; line-height: 19px; padding: 0px; text-align: justify;">
ABSTRACT: Many well-known artists of the XV and XVI centuries were involved in the production of textiles, in particular they supplied designs for embroideries and for patterned and figured silks. We are well informed about embroideries commissioned by high-rank patrons or istitutions, whereas we know much less about the working practice and organization of the different professionals (embroiderers, silk designers) during the process of current production. This article aims to describe how, and through which actors, the artists’ inventions were translated into textile manufacts.</h1>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">La storiografia ha ricostruito un’immagine della bottega artistica tardomedievale e rinascimentale versatile e polivalente, un luogo in cui, attraverso l’esercizio del disegno, le “invenzioni” dei maestri potevano esprimersi in tipologie diverse di oggetti, dalla pittura alla progettazione di oreficerie, dai cartoni per il ricamo e la tessitura ai modelli per gli apparati effimeri.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Per il contesto fiorentino del XV e XVI secolo, ampiamente indagato anche per quanto riguarda la manifattura serica e il ricamo – che furono attività fondamentali per lo sviluppo economico della città – è abbondante e conosciuto il coinvolgimento di artisti assai noti nella produzione di prototipi per il settore tessile:</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Antonio Pollaiolo e i disegni per i ricami del parato del Battistero fiorentino e del paliotto assisiate di Sisto IV; Sandro Botticelli per quelli relativi al cappuccio di piviale del Museo Poldi Pezzoli (e per quelli di Orvieto, Pietrasanta, Sibiu e Siena); Paolo Schiavo per il progetto del tondo a ricamo conservato a Cleveland; Raffaellino del Garbo e Andrea del Sarto per il parato Passerini a Cortona<sup>1</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. Davvero lungo sarebbe poi l’elenco degli artisti la cui maniera è stata avvicinata al meno prezioso ma più nutrito repertorio di tessuti figurati di ambito fiorentino<span style="font-size: 12pt;"><sup>2</sup></span><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Il nucleo dei manufatti ricamati ora citati costituisce un campione della “eccellenza” della produzione del tempo, non a caso affidata, nella sua progettazione, agli artisti più illustri e commissionata dalle alte sfere religiose<sup>3</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<a class="thumbnail" href="http://predella.arte.unipi.it/images/stories/p29/CRISTINA/1%20raffaellino%20del%20garbo%20angelo%20annunciante.jpg" rel="lightbox[137]" style="color: #999900;" target="_blank" title="alt"><img alt="alt" src="http://predella.arte.unipi.it/plugins/content/mavikthumbnails/thumbnails/120x120-images-stories-p29-CRISTINA-1-raffaellino-del-garbo-angelo-annunciante.jpg" style="background-color: #dddddd; border: 2px solid rgb(153, 153, 0); height: 120px; margin: 2px; padding: 6px; width: 120px;" /></a> <a class="thumbnail" href="http://predella.arte.unipi.it/images/stories/p29/CRISTINA/2%20bottega%20del%20ghirlandaio%20maria%20maddalena%20con%20unguentario%20disegno.jpg" rel="lightbox[137]" style="color: #999900;" target="_blank" title="alt"><img alt="alt" src="http://predella.arte.unipi.it/plugins/content/mavikthumbnails/thumbnails/97x120-images-stories-p29-CRISTINA-2-bottega-del-ghirlandaio-maria-maddalena-con-unguentario-disegno.jpg" style="background-color: #dddddd; border: 2px solid rgb(153, 153, 0); height: 120px; margin: 2px; padding: 6px; width: 97px;" /></a> <a class="thumbnail" href="http://predella.arte.unipi.it/images/stories/p29/CRISTINA/3%20cappuccio%20di%20piviale%20ricamato%20su%20disegno%20di%20botticelli.jpg" rel="lightbox[137]" style="color: #999900;" target="_blank" title="alt"><img alt="alt" src="http://predella.arte.unipi.it/plugins/content/mavikthumbnails/thumbnails/119x120-images-stories-p29-CRISTINA-3-cappuccio-di-piviale-ricamato-su-disegno-di-botticelli.jpg" style="background-color: #dddddd; border: 2px solid rgb(153, 153, 0); height: 120px; margin: 2px; padding: 6px; width: 119px;" /></a> <a class="thumbnail" href="http://predella.arte.unipi.it/images/stories/p29/CRISTINA/4%20frammento%20in%20lampasso%20con%20incoronazione%20della%20vergine.jpg" rel="lightbox[137]" style="color: #999900;" target="_blank" title="alt"><img alt="alt" src="http://predella.arte.unipi.it/plugins/content/mavikthumbnails/thumbnails/95x120-images-stories-p29-CRISTINA-4-frammento-in-lampasso-con-incoronazione-della-vergine.jpg" style="background-color: #dddddd; border: 2px solid rgb(153, 153, 0); height: 120px; margin: 2px; padding: 6px; width: 95px;" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Nello studio di queste opere la critica si è dunque per molto tempo concentrata soprattutto sull’attribuzione – condotta principalmente per via stilistica piuttosto che documentaria – dei disegni preparatori, lasciando invece in un cono d’ombra la ricostruzione del processo di traduzione dell’idea dell’artista in oggetto concreto, e di quei profili professionali ad esso deputati. Se poco sappiamo della figura del ricamatore e dell’organizzazione della sua officina, altrettanto misterioso è il mondo della bottega del tessitore, specialmente per quanto concerne il delicato momento del trasferimento del disegno tessile sul telaio. Si deve poi rammentare che, accanto alla produzione aulica e su committenza – per la quale veniva richiesta la collaborazione delle botteghe artistiche più importanti – esisteva anche una produzione ben più diffusa ma meno sontuosa, seppur spesso preziosa, brulicante di diverse figure professionali dai contorni ancora sfuggenti.</span></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-size: 14px;">L’intento delle riflessioni qui proposte è illustrare alcuni di questi processi e i loro attori, in particolare nel corso del XV secolo, nel tentativo di descrivere come le idee furono trasformate in manufatti grazie al concorso tra saperi e “manualità” diverse ovvero attraverso l’opera di figure delle quali non ci resta spesso alcuna notizia, fatta eccezione per rari casi come quello del ricamatore Paolo da Verona, elogiato dal Vasari nel noto passo (Giuntina 1568) sulle <em>Storie del Battista</em> disegnate da Antonio Pollaiolo:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">«Furono ricamate le storie della vita di San Giovanni, con sottilissimo magisterio et arte di Paulo da Verona, divino in quella professione sopra ogni altro ingegno rarissimo. Dal quale non sono condotte manco bene le figure con l'ago, che se le dipignesse Antonio col pennello. Di che si debbe avere obligo non mediocre alla virtú dell'uno nel disegno, et alla pazienza dell'altro nel ricamare»<sup>4</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Per ricostruire i processi della lavorazione a ricamo, che coinvolse artigiani con specializzazioni differenti, dobbiamo prima di tutto distinguere tra produzione seriale – destinata, per esempio, alla decorazione delle vesti liturgiche – e produzione aulica dovuta a particolari committenze<sup>5</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Nell’<em>atelier</em> di ricamo, che poteva essere una bottega artigiana ma anche un monastero, per i lavori di tipo “corrente” furono presumibilmente utilizzati modelli standard, variamente modificabili e assemblabili nel corso dell’esecuzione del lavoro ad ago<sup>6</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. Tali modelli potevano riprodurre, per esempio, figure di santi e, separatamente, strutture architettoniche (nicchie, troni, edicole) atte a ospitarli. Una volta assemblati assieme, questi modelli potevano essere riprodotti tal quali dall’ago del ricamatore oppure modificati in corso d’opera attraverso l’introduzione di elementi via via differenti, come gli specifici attributi dei santi o altri particolari dettagli. Si può supporre che, in questo caso, anche la scelta dei colori da utilizzare nella campitura a ricamo potesse essere a discrezione del ricamatore.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Nella produzione seriale quindi esisteva un certo margine di autonomia per il ricamatore che, come vedremo, poteva talvolta possedere professionalità nel disegno e realizzare in proprio i modelli. Più vincolato al prototipo doveva essere invece il lavoro da eseguire su cartoni forniti dalla committenza: in questa circostanza la prima operazione effettuata nella bottega del ricamatore doveva essere il fedele trasferimento del disegno sul supporto tessile da ricamare. Sfortunatamente sappiamo poco su come dovessero presentarsi tali disegni, se si trattasse cioè di autografi di piccole dimensioni da ingrandire per la messa in opera o se le proporzioni rispettassero <em>ab origine</em> le misure del soggetto da eseguire ad ago, né a chi spettasse l’eventuale ingrandimento in scala<sup>7</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>; è comunque possibile che, anche all’interno del laboratorio di ricamo, l’operazione di trasferimento del disegno preparatorio sulla tela da ricamare fosse affidata a un pittore o comunque a un professionista esperto nel disegno<sup>8</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Sicuramente il disegno preparatorio non poteva essere troppo sommario, tale cioè da definire solo le linee di contorno come avveniva per la produzione seriale, poiché il ricamatore doveva attendere puntualmente al modello, traducendone ad ago ogni dettaglio con dovizia. Tale trasposizione poteva essere particolarmente difficile, per esempio, nel caso di ricami a <em>or</em> <em>nué</em>, quando cioè la tela dove era stato trasferito il disegno risultava completamente campita da fitti punti in filato aureo al momento di essere ricamata in sete policrome: il ricamatore addetto all’esecuzione del ricamo in seta non poteva così leggere il disegno sulla tela sottostante se non frammentariamente e al momento in cui sollevava i fili d’oro per ricamarvi in filati policromi quegli stessi tratti che vi soggiacevano. Sembra plausibile dunque che una <em>maquette </em>dell’intera opera dovesse comunque essere visibile all’occhio dell’esecutore del ricamo, possibilmente corredata da indicazioni relative ai colori da usare. Alcuni documenti, come i pagamenti per i modelli del parato di San Giovanni Battista realizzati da Antonio Pollaiolo – in cui si legge: «Disegni si dipingono per Antonio di Jacopo del Pollaiolo per i quali si paga fiorini 90» –, sembrano corroborare l’ipotesi che i prototipi colorati fossero uno strumento utilizzato almeno per la realizzazione di particolari commissioni<sup>9</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. Nel suo trattato <em>L’art du brodeur </em>del 1770, Saint-Aubin descrive l’elaborazione di copie colorate da un modello, convalidando dunque la supposizione che quest’attività sia stata prassi diffusa e longeva presso le officine di ricamo<sup>10</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">I cartoni colorati si sottraevano all’inevitabile usura dovuta alla foratura per lo spolvero dei disegni destinati a essere trasferiti su tela ed è possibile quindi che potessero essere conservati nelle botteghe dei ricamatori come modello se non costituire addirittura oggetto di scambio, analogamente a quanto avveniva per i cartoni documentati nella pratica dell’arazzo<sup>11</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Una volta riprodotti in scala, i modelli su carta potevano essere trasferiti su tela mediante la tecnica dello spolvero o, nel caso di tele molto sottili, del ricalco in controluce. Per questi due procedimenti troviamo una descrizione piuttosto dettagliata nel libro di modelli cinquecentesco <em>Il Burato libro de recami</em> di Alessandro Paganino<sup>12</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><em>.</em></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">L’autore spiega che la tecnica del ricalco consisteva nel mettere il disegno sopra la tela tirata su un telaio e, chiuse tutte le finestre tranne una o ponendo il telaio sopra due panchetti al di sopra di un lume, tracciare sulla stoffa il disegno a penna in controluce. Il metodo che però permetteva una resa di maggiore precisione era quello dello spolvero:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">[…] piglia uno ago sottile e va forendo tutto l’orlo del disegno facendo che il buco sia poco distante l’uno dall’altro: e habbia avvertenza che tenghi sotto esso disegno un panno di lana fina e quando tutte novo terai disopra el riverso e questo perché l’ago non intri troppo abbasso perché farebbe il buco troppo grande. E avvertissi che quando tu forerai che basti solamente la ponta di ago passi. E fatto che tu aerai el foro, piglierai una pietra pomice dolze e spinerala a guisa di tavoletta; e dipoi piglia el disegno preforato e rivoltalo sottosopra […] onde con ditta pomice la menerai dolcemente sopra esso perforato infintanto che la pomice hara consumata quella carta superflua e dipoi detto perforo servirà a spolverizzare da ambe due le bande e habbi avertenza che quando tu troverai che non si scontrano i disegni per el dritto della stampa volta il disegno sottosopra e riscontra il lavoro e dipoi piglia la tua tela o panno di seta o panno di lana quello che tu vuoi disegnare, e distendelo sopra una tavola e confica quello e dipoi piglia il disegno forato e pollo sopra ditto panno. E poi piglierai uno poco di carbone di salice e polo in uno strasso di panno lino sottile e legalo in esso e pestalo con una pietra e dipoi lo mena sopra esso perforato infintanto che rimanghi il disegno sopra ditto panno o tela che sia: di poi leverai il perforo e con la bocca soffierai pian piano: infino a tanto che sia andata via quella polvere superflua e dipoi piglierai la penna e andrai disegnando come tu vedrai l’opera dipoi potrai lavorare ditto disegno a uso di ricamo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Un altro procedimento, in cui è lo stesso pittore o maestro di disegno a elaborare il modello sulla stoffa da ricamare, è quello illustrato da Cennino Cennini, che descrive la conduzione diretta del disegno sulla tela, comprensiva della definizione di ombreggiature e sfumature:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">E pertanto fatti mettere a’ predetti maestri [di ricamo] tela o zendado in telaio bene disteso; e se è tela bianca, togli e’ tuo’carboni usati, e disegna quello che vuoi. Poi piglia la penna e lo inchiostro puro, e rafferma, si come fai in tavola con pennello. Poi spazza il tuo carbone. Poi abbi una spugna ben lavata, e strucata d’acqua. Poi con essa stropiccia la detta tela dal lato dirieto dove non è disegnato, e tanto meno la detta spugna, che la detta tela rimanga bagnata tanto, quanto tiene la figura. Poi abbi un pennelletto di varo mozzetto; intingilo nell’inchiostro e struccalo bene; e con esso cominci ad aombrare ne’luoghi più scuri, riducendo e sfummando a poco a poco. Tu troverai che la tela non serà si grossa, che per questo tal modo farai si le tue ombre sfumate, ch’el ti parrà una maraviglia. E se la tela s’asciugassi innazi avessi fornito d’aombrare, ritorna colla detta spugna a ribagnarla a modo usato. E questo ti basti a l’opera della tela<sup>13</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Per il ricamo di tipo seriale è molto probabile che la tecnica più usata fosse quella dello spolvero – descritta per la realizzazione di drappi d’oro anche dallo stesso Cennini nel capitolo CXLI<sup>14</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>–, poiché permetteva di riutilizzare uno stesso prototipo. I disegni, infatti, potevano essere riadoperati più volte, rimanendo nell’officina di ricamo finché questa restava attiva, come sembra confermare Vasari (Giuntina 1568) a proposito dei molti cartoni forniti da Raffaellino del Garbo a ricamatori e conventi:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">[…] et ad alcune monache et altre genti, che allora ricamavono assai paramenti da chiese, si diede a fare disegni di chiaro scuro e fregiature di santi e di storie per vilissimo prezzo; per che, ancora che egli avesse peggiorato, talvolta gli usciva di bellissimi disegni e fantasie di mano, come ne fanno fede molte carte, che poi doppo la morte di coloro che ricamavono si son venduti qua e là<sup>15</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Uno stesso cartone poteva essere addirittura riutilizzato dopo molti anni, come testimoniano i documenti quattrocenteschi del convento fiorentino di Santa Verdiana dove si dichiara di aver usato per alcuni ricami dei disegni risalenti a ben sedici anni prima: «richamati e’ brusti erano stati disegnati anni sedici»<sup>16</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">La pratica dello spolvero è ampiamente testimoniata dalle tracce di foratura che punteggiano alcuni fogli nei quali sono stati riconosciuti disegni per ricamo. Tra questi ricordiamo, per esempio, i due attribuiti a Raffaellino del Garbo per i tondi con <em>Madonna </em>e san <em>Giovanni Battista</em> destinati alla decorazione della pianeta del parato Passerini di Cortona<sup>17</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a> e il tondo realizzato a penna con bistro, attribuito allo stesso autore, con<em>Angelo annunciante</em> oggi al Metropolitan Museum di New York (fig.1)<sup>18</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Un altro interessante esempio è il disegno a inchiostro scuro acquerellato con Mar<em>ia Maddalena</em> conservato nello Staatens Museum for Kunst di Copenhagen, dove la sagoma della santa risulta, oltre che puntinata, ritagliata per essere riportata direttamente sulla tela (fig.2)<sup>19</sup></span><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="NL">. </span><span lang="IT">Berenson, che attribuì il disegno al giovane Ghirlandaio, fu il primo a interpretare il foglio come un modello per ricamo, mentre più di recente Cadogan l’ha ritenuto una copia. Di fatto quest’ultima ipotesi risulta comunque stimolante, in quanto testimonierebbe l’utilizzo e la circolazione, anche nelle botteghe dei ricamatori, di copie da maestri utilizzabili come modelli.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Accanto alle, pur poche, sopravvissute attestazioni materiali di disegni per ricamo, alcune informazioni sulle pratiche di traduzione su stoffa emergono oggi dallo studio delle tele di supporto analizzate in occasione di restauri<sup>20</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Lo studio dei supporti, come quello condotto sul <em>taffetas</em> del cappuccio di piviale con <em>Incoronazione della Vergine</em> conservato al Poldi Pezzoli, ha permesso di constatare che il disegno sulla stoffa – trasferito mediante spolvero nelle sue linee essenziali per essere poi ripassato a inchiostro (in genere a pennello o punta di piombo) –, comprende talvolta anche particolari non necessari all’esecuzione diretta del ricamo<sup>21</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. In alcuni casi infatti sulla tela è stato trovato anche il disegno dei volti, sebbene questi risultino invece ricamati a parte e applicati in un secondo momento (fig. 3)<sup>22</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. Il disegno sulla tela doveva quindi servire al ricamatore anche per avere una visione d’insieme della composizione, cosa assai utile se pensiamo, come nel caso di ricami su fondo oro, alla necessità dell’artigiano di rendersi conto degli spazi da lasciare liberi per l’applicazione di quei componenti elaborati a parte.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Nel supporto del ricamo del paliotto di Sisto IV conservato ad Assisi, sono state rinvenute invece ombreggiature a chiaroscuro e tracce di colore rosso-brune nelle porzioni di tela sottostanti gli incarnati<sup>23</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. Ciò potrebbe far pensare alla possibilità che le tele di supporto, oltre a ospitare i contorni del disegno, potessero anche fornire alcune indicazioni sul colore del filato da utilizzare. In realtà le tracce di pigmento nel paliotto assisiate sembrerebbero riferibili a un antico restauro<sup>24</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>; sappiamo però che, fin dal XIV secolo, in ambito senese non fu raro l’utilizzo di una tecnica “mista” per l’esecuzione di alcuni ricami, che prevedeva cioè l’uso della tempera per la resa degli incarnati nelle parti più minute dell’opera. Questa tecnica, utilizzata anche nei ricami del piviale di Niccolò V conservato al Museo del Bargello, testimonia l’intima connessione tra ricamo e produzione pittorica e miniatoria<sup>25</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. A tale proposito non è forse scontato ricordare che tra i ricettari assemblati nel suo trattato all’inizio del Quattrocento, Giovanni Altichiero inserisce anche alcune ricette di origine inglese fornitegli da un ricamatore fiammingo, tal Tederico attivo alla corte di Gian Galeazzo Visconti, e relative alla preparazione di acque colorate per dipingere su tela<sup>26</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. Il ricamatore appare molto aggiornato su procedimenti innovativi – le tele sono dipinte con lacche e colori trasparenti con sola acqua come legante – e ciò lascia immaginare che anche le botteghe di ricamo fossero luoghi di sperimentazione, «di affinamento delle tecniche usate, di continua rielaborazione, quindi, delle conoscenze già consolidate»<sup>27</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Così come per il ricamo, anche nell’industria tessile un ruolo fondamentale lo rivestirono i “disegnatori”, ovvero gli ideatori delle decorazioni poi tradotte in stoffe operate. Le notizie circa queste figure professionali sono abbastanza scarse: sicuramente ci fu una collaborazione tra pittori, tessitori e mercanti tessili, dato che il successo commerciale di un determinato tipo di stoffa dipendeva anche dall’originalità del disegno, il cui utilizzo poteva essere tutelato attraverso specifiche clausole contrattuali e corporative<sup>28</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">I tessuti figurali con scene sacre prodotti nel XV e XVI secolo a Firenze – che sono da considerare succedanei economici dei bordi ricamati – presentano espliciti riferimenti ai maggiori artisti del tempo sia negli schemi compositivi che nella resa stilistica (fig. 4). Ciò induce a ritenere che quegli stessi artisti abbiano, in maniera più o meno diretta, fornito prototipi per la tessitura, sebbene non rimangano attestazioni materiali capaci di convalidare tali ipotesi attributive<sup>29</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<a class="thumbnail" href="http://predella.arte.unipi.it/images/stories/p29/CRISTINA/5%20pisanello%20motivo%20tessile%20disegno%20.jpg" rel="lightbox[137]" style="color: #999900;" target="_blank" title="alt"><img alt="alt" src="http://predella.arte.unipi.it/plugins/content/mavikthumbnails/thumbnails/80x120-images-stories-p29-CRISTINA-5-pisanello-motivo-tessile-disegno-.jpg" style="background-color: #dddddd; border: 2px solid rgb(153, 153, 0); height: 120px; margin: 2px; padding: 6px; width: 80px;" /></a> <a class="thumbnail" href="http://predella.arte.unipi.it/images/stories/p29/CRISTINA/6%20pisanello%20motivo%20tessile%20disegno.jpg" rel="lightbox[137]" style="color: #999900;" target="_blank" title="alt"><img alt="alt" src="http://predella.arte.unipi.it/plugins/content/mavikthumbnails/thumbnails/80x120-images-stories-p29-CRISTINA-6-pisanello-motivo-tessile-disegno.jpg" style="background-color: #dddddd; border: 2px solid rgb(153, 153, 0); height: 120px; margin: 2px; padding: 6px; width: 80px;" /></a> <a class="thumbnail" href="http://predella.arte.unipi.it/images/stories/p29/CRISTINA/7%20jacopo%20bellini%20motivo%20tessile%20dal%20libro%20di%20modelli.jpg" rel="lightbox[137]" style="color: #999900;" target="_blank" title="alt"><img alt="alt" src="http://predella.arte.unipi.it/plugins/content/mavikthumbnails/thumbnails/84x120-images-stories-p29-CRISTINA-7-jacopo-bellini-motivo-tessile-dal-libro-di-modelli.jpg" style="background-color: #dddddd; border: 2px solid rgb(153, 153, 0); height: 120px; margin: 2px; padding: 6px; width: 84px;" /></a> <a class="thumbnail" href="http://predella.arte.unipi.it/images/stories/p29/CRISTINA/8%20allegoria%20dellindustria%20miniatura.jpg" rel="lightbox[137]" style="color: #999900;" target="_blank" title="alt"><img alt="alt" src="http://predella.arte.unipi.it/plugins/content/mavikthumbnails/thumbnails/149x120-images-stories-p29-CRISTINA-8-allegoria-dellindustria-miniatura.jpg" style="background-color: #dddddd; border: 2px solid rgb(153, 153, 0); height: 120px; margin: 2px; padding: 6px; width: 149px;" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">La mancanza di testimonianze grafiche ricollegabili alla produzione di tessuti costituisce sicuramente un grosso impedimento per la ricomposizione dei processi produttivi. Alla quasi totale assenza di disegni relativi a opere tessili, dobbiamo aggiungere poi la difficoltà di decodifica delle rare testimonianze conosciute: ancora dibattuta è, per esempio, l’interpretazione – ovvero se siano da leggere come schizzi finalizzati alla tessitura o copie di tessuti esistenti da riprodurre in pittura – dei fogli attributi a Pisanello (figg. 5-6) e del disegno dal taccuino di Jacopo Bellini (fig. 7) con motivi tessili, tutti conservati al Louvre<sup>30</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Sicuramente per trasformare un disegno in schema per la tessitura era necessaria una conoscenza non approssimativa del complesso funzionamento del telaio e delle caratteristiche materiali del tessuto da realizzare. Ciò fa supporre che, anche qualora fosse un pittore a fornire un modello, vi fosse comunque la necessità di una figura, forse diversa dallo stesso maestro tessitore, capace di tradurre il disegno in un prototipo realizzabile a telaio.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Queste figure potrebbero essere state i cosiddetti <em>pictores sive levatores drapporum</em> citati negli statuti quattrocenteschi dell’<em>Arte di Por Santa Maria</em>, o gli equivalenti <em>disegnatori d’opre di lavorio di seta </em>ricordati nello Statuto della Corte dei Mercanti di Lucca del 1376<sup>31</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Nel quattrocentesco <em>Trattato dell’arte della seta in Firenze</em>, pubblicato da Girolamo Gargiolli nel 1968, si trova ad esempio un esplicito riferimento a tali figure (qui dette <em>dipintori</em>) al capitolo LIV, dedicato all’<em>opera</em> ovvero alla realizzazione della parte decorativa del tessuto. Il documento sottolinea l’importanza della chiarezza del disegno tessile soprattutto per quanto riguarda le indicazioni relative al movimento dei licci, dato che proprio da questo dipende la buona riuscita della tessuto operato:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">L’opera ti può venir bassa per tre cagioni, la prima si è che anticamente i dipintori soleano mettere dodici lacci per decina o più, e questa si chiamava opera fine e oggi se ne mettono dieci o meno, e questa si chiama opera grossa. E se tu non sapessi che cosa è decina, pon mente una tavola dipinta, e vedra’vi molte cose che stanno a questo modo […] e a ognuno di questi casellini di dentro è un laccio, e da esservene dua o più o dua meno la fa alta, o bassa<sup>32</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Nei contratti che questi disegnatori stipulavano con le compagnie di tessitori era spesso specificato il numero di disegni da realizzare nell’arco di un anno: il lucchese Baldo Franceschi, ad esempio, nel 1424 firmava un contratto con un’impresa tessile di Genova per la fornitura esclusiva di almeno sessanta disegni l’anno<sup>33</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Frequentemente tali disegnatori creavano società con tessitori e pittori, dando luogo a botteghe dalla produzione “ibrida”: uno di loro, tal Benedetto del fu Giovanni da Siena, lucchese, costituì nel 1391 a Lucca una società «in arte pingendi figuras et tabulas et faciendi ed pingendi cofanos» con Fortino del fu Amadore da Firenze<sup>34</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>, mentre sempre a Lucca, ma nel 1437, Francesco di Jacopo Franceschi – figlio di un tessitore e artista poliedrico (disegnatore di drappi, miniatore, pittore di cassoni e collaboratore nel 1418 di Battista di Gerio) – si associò con Biagio d’Antonio, padre del pittore Baldassarre di Biagio, tessitore di drappi e velluti<sup>35</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Al contrario di quanto accadeva in altri paesi – come Anversa, dove nell’ultimo decennio del XVI secolo pittori e ricamatori si contendono in tribunale il ruolo professionale di realizzatori di modelli per ricami<sup>36</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a> – nella Firenze tardo quattrocentesca il clima di ideale unità operativa delle arti non impedì, ma anzi si rispecchiò nella effettiva collaborazione all’interno delle botteghe: lo mostrano l’impresa che lo Scheggia, nel 1480, condivise col ricamatore Lucha di Pietro<sup>37</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>, o la collaborazione tra Bernardo di Stefano Rosselli (cugino del più noto Cosimo), il ricamatore Paolo da Verona (citato tra gli artigiani coinvolti nei ricami del parato del Battista) e il battiloro Antonio Filipepi, fratello di Sandro Botticelli<sup>38</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Anche quando non direttamente associati all’interno di una stessa bottega, tessitori, ricamatori, pittori e orafi lavoravano a diretto contatto. I documenti del catasto fiorentino del 1427 e del 1480 collocano infatti le botteghe di ricamatori e setaioli nel quadrilatero formato da via dei Pellicciai, via di Vacchereccia, via di Calimala e via di Porta Rossa, non distante cioè da note botteghe artistiche, come quella «a uso d’orafo» di Antonio Pollaiolo (via di Vacchereccia) o quella di Francesco Botticini (Borgo Santi Apostoli)<sup>39</sup><span class="MsoFootnoteReference"><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a></span>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">La collaborazione tra pittori, ricamatori, disegnatori tessili e tessitori fu dunque diffusa e osmotica, sebbene all’interno delle botteghe si operasse con distinte specializzazioni.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Negli opifici di ricamo una prima fondamentale differenziazione riguardava proprio i ricamatori distinti dai maestri ricamatori esperti nell’arte del disegno ovvero coloro che erano in grado di sviluppare autonomamente il modello da seguire per il lavoro ad ago. Quest’ultimo veniva ulteriormente ripartito tra diverse maestranze – quelle deputate, rispettivamente, alla realizzazione dei fondi, delle architetture, dei paesaggi, delle figure e, in alcuni casi, degli incarnati – in modo da poter lavorare contemporaneamente a più parti dell’opera ottimizzando i tempi di esecuzione<sup>40</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Alcuni documenti milanesi del quarto decennio del XVI secolo mostrano con chiarezza la distinzione tra ricamatori “semplici” e ricamatori “disegnatori”: un caso emblematico, citato in un recente saggio da Maria Paola Zanoboni, si riferisce a un pittore che accolse nella propria bottega un’apprendista per farne una maestra di ricamo capace anche nell’arte del disegno; dopo qualche tempo, presso la stessa bottega, giunse anche il fratello della donna, il quale invece fu regolarmente salariato – diversamente da quanto accadeva per l’apprendistato – per il proprio lavoro di ricamatore non specializzato<sup>41</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. Una simile distinzione nel percorso di apprendistato, relativa cioè al grado di specializzazione professionale, si ritrova anche nel settore della tessitura: a Piacenza, per esempio, già nel XIII secolo gli statuti ripartiscono i giovani operanti nelle botteghe in <em>fanticelli</em> <em>ad discendum</em> (i futuri maestri di tessitura) e <em>fanticelli</em> <em>de mercedibus</em> (semplici salariati)<sup>42</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Il documento milanese appare di particolare interesse non solo per l’illustrazione della suddivisione del lavoro nel ricamo e per l’attestazione della presenza di attività diverse all’interno di una bottega pittorica – un pittore, una maestra in disegno e ricamo, dei semplici ricamatori – ma, soprattutto, per la testimonianza relativa al lavoro femminile. Quest’ultimo infatti, pur ampiamente presente nella manifattura tessile, è raramente attestato a livello documentario a causa della mancata iscrizione delle donne nelle matricole delle diverse corporazioni<sup>43</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. In alcune città italiane il lavoro di ricamatrice non era addirittura autorizzato all’esterno dei conventi mentre in altri centri poteva essere svolto liberamente, come testimoniano alcuni pagamenti del 1415 effettuati presso delle ricamatrici senesi<sup>44</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. A tal proposito, una testimonianza iconografica particolarmente suggestiva, poiché rimanda alla consuetudine del ricamo femminile di tipo laico, è dato dall’allegoria dell’<em>Industria</em> che correda un autografo dei <em>Documenti d’amore</em> di Francesco da Barberino, in cui è descritta una figura femminile intenta a ricamare una borsa (fig. 8)<sup>45</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Se non molte sono le informazioni sul ruolo svolto dalle donne nelle botteghe di ricamo in Italia, ben diversa risulta la situazione per l’attività delle monache all’interno dei conventi, dove molte delle attività consentite dalla regola ben si conciliavano con le richieste del mercato laico, permettendo così lo sviluppo di manifatture specializzate volte anche all’insegnamento delle tecniche alle fanciulle: Incannatura, tessitura, lavorazione del filo d’oro, cucito e ricamo sono i settori nei quali le monache furono maggiormente attive<sup>46</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. A Firenze molti monasteri femminili ospitarono officine di ricamo, spesso associate alla produzione di filati aurei e passamanerie, instaurando un rapporto collaborativo con le botteghe tessili presenti in città<sup>47</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. Le monache fiorentine del convento benedettino delle Murate furono particolarmente rinomate come ricamatrici e, fatto che ribadisce il legame “commerciale” col mondo temporale, non solo per manufatti destinati ad uso liturgico ma anche profano<sup>48</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. Sappiamo che in questo monastero – specializzato nel ricamo figurato in oro<sup>49</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a> – ebbe sede anche un importante <em>scriptorium</em>, generosamente finanziato da Lorenzo de Medici, il che fa ritenere le monache delle Murate abili anche nel disegno, pratica forse utilizzata nella stessa produzione di ricami<sup>50</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Opifici di ricamo esistevano naturalmente anche presso i monasteri maschili. Ricordiamo in proposito la notizia dei pagamenti a frate «Johanni de Neapoli, ordinis praedicatorum», fornitore negli anni Trenta del XV secolo di alcuni ricami per una mitra e tre cappucci destinati a papa Eugenio IV<sup>51</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>, e quella relativa ai «molti ricami antichi, lavorati con molto bella maniera e con molto disegno dai padri antichi di quel luogo mentre stavano in perpetua clausura» riportata da Vasari nella descrizione del Convento camaldolese di Santa Maria degli Angeli nella <em>Vita</em> di Lorenzo Monaco<sup>52</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>. Anche in questo caso va evidenziato il legame tra produzione miniatoria e ricamo all’interno di un medesimo convento: è interessante infatti notare che i ricami citati dal Vasari sono descritti come lavorati con «molto bella maniera e bello disegno», quasi a sottolineare il pregio artistico delle composizioni che, verosimilmente, furono elaborate esse stesse all’interno del monastero.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Di certo, nella seconda metà del XV secolo, le officine monastiche fiorentine – non sottoposte a imposte – poterono profilarsi come concorrenti alle botteghe di ricamo laico, sulle quali si esercitava invece una forte pressione fiscale, tanto che la contrazione del numero di quest’ultime nella seconda metà del secolo – registrato dai dati catastali del 1480 rispetto a quelli del 1427 – potrebbe spiegarsi con la tendenza dei ricamatori ad associarsi con altre figure in botteghe legate al settore tessile per arginarne le spese d’impresa<sup>53</sup><a href="" name="_ftnref" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span lang="IT">Che si lavorasse in un convento o in un’impresa laica, sicuramente la collaborazione tra abilità e competenze diverse, quasi un incontro e un intreccio di “mani”, fu un elemento essenziale per lo sviluppo di quel mondo articolato e vivace di artisti e artigiani di cui oggi abbiamo purtroppo un’immagine ancora piuttosto labile e lacunosa.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
IMMAGINI</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
1. Raffaellino del Garbo, <em>Angelo annunciante</em>, disegno, New York, Metropolitan Museum of Art</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
2. Bottega del Ghirlandaio, <em>Maria Maddalena con unguentario</em>, disegno, Copenhagen, Staatens Museum for Kunst</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
3. Cappuccio di piviale ricamato con <em>Incoronazione della Vergine</em> su disegno di Sandro Botticelli, particolare del disegno sulla tela di supporto<em>,</em>Milano, Museo Poldi Pezzoli</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
4. Frammento in lampasso con <em>Incoronazione della Vergine, </em>Prato, Museo del Tessuto</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
5. Antonio Pisanello, <em>Motivo tessile</em>, disegno (Inv. 2537r), Parigi, Musée du Louvre</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
6. Antonio Pisanello, <em>Motivo tessile</em>, disegno (Inv. 2534r), Parigi, Musée du Louvre</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
7. Jacopo Bellini, <em>Motivo tessile</em>, disegno dal <em>Libro di modelli</em> fol. 88v, Parigi, Musée du Louvre</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
8. <em>Allegoria dell’Industria</em>, miniatura, Barb. Lat. 4076, c. 32v, Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; text-align: justify;">
<br clear="all" /><hr size="1" style="border-top-color: rgb(153, 153, 0); border-top-style: solid; border-width: 2px 0px 0px; height: 1px; text-align: left;" width="33%" />
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
1.<a href="" name="_ftn1" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Un’ulteriore attribuzione a Raffaellino del Garbo è quella relativa al disegno per il frammento ricamato in <em>or nué</em> con <em>Pietà</em> della Collezione Loeser (Musei Civici Fiorentini), recentemente restaurato: M. Ciatti, S. Conti, C. Fineschi, J.K. Nelson, S. Pini, <em>Il ricamo or nué su disegno di Raffaellino del Garbo. Aspetti storico-stilistici, tecnici, minimo intervento e conservazione preventiva</em>, in “OPD Restauro” 22, 2010 (2011), pp. 81-116.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
2.<a href="" name="_ftn2" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Tra i primi studi che hanno indagato sistematicamente il rapporto tra modelli pittorici, ricami e tessuti figurati nell’ambito fiorentino del Quattrocento: A. Garzelli, <em>Il ricamo nell’attività artistica di Pollaiolo, Botticelli, Bartolomeo di Giovanni</em>, Firenze 1973; per un repertorio sulla produzione di tessuti figurati fiorentini nel XIV e XV secolo si veda il più recente <em>I tessuti della fede. Bordi figurati del XV e XVI secolo dalle collezioni del Museo del Tessuto</em>, a cura di D. Degli Innocenti, Firenze 2000.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
3.<a href="" name="_ftn3" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> La quasi totalità dei manufatti tessili meglio conservati riferibili al periodo in oggetto costituisce un esempio della produzione destinata al culto. La consapevolezza della preziosità dei materiali e della perizia tecnica necessaria alla loro esecuzione (specie per gli oggetti più sontuosi), unita al valore simbolico e sacro che tali manufatti rivestirono in ambito liturgico, ha contribuito alla loro tutela nei secoli; diversa sorte è invece toccata alle stoffe e ai ricami coevi utilizzati per l’abbigliamento laico, destinati dall’uso a essere reimpiegati in diverse forme fino alla loro consunzione e conseguente dispersione.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
4.<a href="" name="_ftn4" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> G. Vasari, <em>Vite</em> <em>de’ più eccellenti pittori scultori e architettori,</em> 1550 e 1568, a cura di R. Bettarini e P. Barocchi, Firenze 1966-1987. Consultato nella versione digitale all’indirizzo <a href="http://www.memofonte.it/" style="color: #999900;">http://www.memofonte.it</a></span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
5.<a href="" name="_ftn5" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Accanto a queste due tipologie produttive esisteva ovviamente anche una lavorazione di tipo domestico, i cui contorni risultano però ancora più sfuggenti, e una produzione di bottega destinata all’abbigliamento laico, di cui purtroppo ben poco sopravvive.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
6.<a href="" name="_ftn6" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="FR"> Su questo aspetto si veda M. F. Tilliet-Haulot, <em>La collaboration pour l’exécution des broderies liturgiques a la fin du Moyen Age, </em>in <em>Le dessin sous-jacent dans la peinture</em>, Colloque IV, Université Catholique de Louvain, Institut Supérieure d’Archéologie et d’Histoire de l’Art, a cura di R. Van Schoutte, D. Hollanders Favart, Louvain La Neuve 1982, pp. 56-65.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
7.<a href="" name="_ftn7" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> R. Varoli Piazza, <em>Il paliotto e l’aurifregio</em>, in <em>Il Paliotto di Sisto IV ad Assisi. Indagini e intervento conservativo</em>, a cura di R. Varoli Piazza, Assisi 1991, pp. 29-37.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
8.<a href="" name="_ftn8" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> F. Pertegato, <em>I ricami per il piviale di Sisto IV. Tecniche esecutive e interventi di restauro</em>, in <em>Il Piviale di Sisto IV a Palermo, studi e interventi conservativi</em>, a cura di V. Abbate, E. D’Amico, F. Pertegato, Palermo 1998, p. 89.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
9.<a href="" name="_ftn9" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Varoli Piazza, <em>Il paliotto e l’aurifregio</em>, cit., p. 32.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
10.<a href="" name="_ftn10" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> <em>Ibidem</em> e G. de Saint-Aubin, <em>L’art du brodeur</em>, Paris 1770 (ed. anastatica a cura di A. Rainof, E. Maeder, L. Dean, Los Angeles 1983), pp. 5-6.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
11.<a href="" name="_ftn11" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Alla fine del Quattrocento si teneva ad Anversa un noto mercato degli arazzi in cui era possibile acquistare anche i <em>patrons</em>; questi, dopo essere stati messi in opera, divenivano proprietà dell’arazziere il quale poteva replicarli, modificarli e commerciarli liberamente. Cfr. E. Parma Armani, <em>L’arazzo</em>, in <em>Le tecniche artistiche</em>, a cura di C. Maltese, Milano 1985, p. 43; G. Delmarcel, <em>L’auteur ou les auteurs en tapisserie. Quelques réflexions critiques</em>, in <em>Le dessin</em>, cit., pp. 43-44. La pratica di creare cartoni colorati per il ricamo a <em>or nué</em> potrebbe forse essere stata mutuata proprio dalla lavorazione dell’arazzo che, a partire dal terzo decennio del XV secolo, risulta presente in molti centri italiani come Mantova, Ferrara, Venezia, Siena, Perugia e, più tardi, Firenze<em>. </em>Si veda in proposito: H. Smit, <em>“Un si bello et onorato mistero”. </em></span><em><span lang="EN-GB">Flemish weavers employed by the city government of Siena (1438- 1480)</span></em><span lang="EN-GB">, in <em>Italy and the Low Countries artistic relations. The fifteenth century</em>, Proceedings of the Symposium held at Museum Catharijneconvent, (Utrecht, 1994), Firenze 1999, p. 70.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
12.<a href="" name="_ftn12" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Si tratta del libro di modelli per ricamo, destinato a un uso femminile e domestico, più antico prodotto in Italia. </span><span lang="IT">P. Alex. Paganino: <em>Il Burato libro de recami</em> (ed. Tuscolano 1531 ca. presso la Biblioteca Queriniana di Brescia), consultato nell’edizione anastatica Milano 1964, senza numerazione delle pagine. Per una panoramica sui libri di modelli per ricami e merletti si veda S. Urbini, <em>Libri di modelli. Repertori per le arti decorative del Rinascimento</em> in <em>La Collezione Gandini. Merletti, ricami e galloni dal XV al XIX secolo</em>, a cura di T. Schoenholzer Nichols, I. Silvestri, Modena 2002, pp. 41-54, con bibliografia precedente.</span></div>
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13.<a href="" name="_ftn13" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Cennino Cennini, <em>Il libro dell’arte</em>, a cura di F. Brunello, Vicenza 1982, capitolo CLXIV </span><em><span lang="IT">Come si dee disegnare in tela o in zendado per servigio de ricamatori</span></em><span lang="IT">, p. 173.</span></div>
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14.<a href="" name="_ftn14" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Ivi, pp. 43-44.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
15.<a href="" name="_ftn15" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> <em>Vita di Raffaellino del Garbo</em>, in Vasari, <em>Vite</em>, cit.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
16.<a href="" name="_ftn16" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Si veda M. Sframeli, <em>“Ricamato da mano angelica”: un’attribuzione settecentesca per l”incoronazione della Vergine di Paolo Schiavo</em>, in “Arte Cristiana” 83, 1995, p. 329.</span></div>
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17.<a href="" name="_ftn17" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> L’attribuzione e il ritrovamento dei disegni si devono al Ragghianti (C.L. Ragghianti, <em>Andrea del Sarto a Cortona</em> in “Critica d’Arte” VIII, 2, 1949, pp. 113-124).</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
18.<a href="" name="_ftn18" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Garzelli, <em>Il ricamo</em>, <em></em>cit., tav. 31, pp. 23-24, nota 42.</span></div>
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19.<a href="" name="_ftn19" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="EN-GB"> J. K. Cadogan, <em>Domenico Ghirlandaio Artist and Artisan</em>, London-New Haven 2000, cat. 120, p. 312, fig. 296. Si veda anche C. Fischer,<em>Central Italian Drawings: schools of Florence, Siena, the Marches and Umbria</em>, Copenhagen 2001, p. 46-47.</span></div>
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20<a href="" name="_ftn20" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Una delle più antiche attestazioni di disegno preparatorio su tela per ricamo (XIII-XIV secolo) è la striscia di lino disegnata a inchiostro e parzialmente ricamata del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto, proveniente dalla tomba di San Piero Paranzio. Cfr. <em>Capolavori restaurati dell’Arte tessile</em>, a cura di M. Cuoghi-Costantini, I. Silvestri, Padova 1991, cat. 13, pp. 93-95.</span></div>
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21.<a href="" name="_ftn21" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> F. Pertegato, <em>Tecnica di realizzazione del ricamo e procedimenti di restauro</em> in <em>Botticelli e il ricamo del Museo Poldi Pezzoli. Storia di un restauro, </em>Cinisello Balsamo s.d., pp. 44-46.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
22.<a href="" name="_ftn22" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> G. Delmarcel, <em>Le dessin sous-jacent dans la broderie. </em></span><em><span lang="FR">A propos d’un antependium provenant de l’Hotel de Nassau</span></em><span lang="FR">, in <em>Le Dessin sous jacent la peinture</em>, a cura di R. Van Schoutte, D. Hollanders Favart, Université Catholique de Louvain, Institut supérieure d’Archéologie et d’Histoire de l’Art, Louvain La Neuve 1979, p. 52.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
23.<a href="" name="_ftn23" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Varoli Piazza, <em>Il paliotto e l’aurifregio</em>,<em> </em>cit., pp. 34-37.</span></div>
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24.<a href="" name="_ftn24" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Ivi p. 35.</span></div>
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25.<a href="" name="_ftn25" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> M. Carmignani <em>I ricami del piviale di Niccolò V</em> in <em>Il parato di Niccolò V</em>, a cura di B. Paolozzi Strozzi, Firenze 2000, p. 43-46. Si veda anche Eadem, <em>Il ricamo nella Milano degli Sforza</em>, in <em>Seta oro cremisi. Segreti e tecnologia alla corte dei Visconti e degli Sforza</em>, catalogo della mostra, Milano 2009-2010, a cura di C. Buss, Milano 2009, pp. 128 – 132.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
26.<a href="" name="_ftn26" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> S.B. Tosatti, <em>Trattati medievali di tecniche artistiche</em>, Milano 2007, pp. 133-134; Eadem, <em>La tabula de vocubalis sinonimi set equivocis colorum, Ms. Lat. 6741 della Bibliotheque Nationale di Parigi in relazione a Giovanni Alcherio</em>, in “ACME”, XXXVI, 1983, pp. 157-158.</span></div>
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27.<a href="" name="_ftn27" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> D. Degrassi, <em>La trasmissione dei saperi: le botteghe artigiane</em>, in <em>La trasmissione dei saperi nel Medioevo, secoli XII-XV</em>, XIX Convegno internazionale di studi, Pistoia 2003, Pistoia 2005, p. 70. Più in generale, si può affermare che nell’ambito della produzione tessile la sperimentazione ha sempre costituito un ruolo fondamentale, specialmente per quanto riguarda l’importazione di tecniche provenienti da altri contesti geografici. La stessa circolazione degli artigiani, fossero essi tessitori e ricamatori, testimonia il continuo processo osmotico di conoscenze tecniche e saperi artigianali che ha costituito la base per lo sviluppo delle diverse manifatture.</span></div>
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28.<a href="" name="_ftn28" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> F. Franceschi, <em>Un’industria nuova e prestigiosa: la seta</em>, in <em>Arti fiorentine: la grande storia dell’artigianato. Volume 1: Il Quattrocento, </em>a cura di F. Franceschi e G. Fossi, Firenze 1999, p. 185.</span></div>
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29.<a href="" name="_ftn29" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Sicuramente la produzione di questa tipologia tessile, largamente diffusa in quanto più economica dei manufatti a ricamo, fu legata alla circolazione di modelli – semplificati e propagati spesso mediante incisioni e xilografie – discendenti da note opere pittoriche e scultoree, tradotte poi su stoffa con molteplici varianti. Per una visione d’insieme, oltre che al citato lavoro della Garzelli (cit. 1973), si rimanda a: M. Ciatti,<em>I bordi figurati</em> in <em>I tessuti della fede</em>, cit., pp. 7-21; G. Cantelli, <em>Lampassi figurati del Rinascimento nel territorio di Siena</em>, in <em>“Drappi, velluti, taffetta et altre cose”: antichi tessuti a Siena e nel suo territorio</em>, catalogo della mostra, Siena 1994, a cura di M. Ciatti, Siena 1994, pp. 60-86; P. Peri, <em>Bordi figurati del Rinascimento</em>, Firenze 1990; J.L. Santoro, <em>Tessuti figurati a Firenze nel Quattrocento</em>, Firenze 1981.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
30.<a href="" name="_ftn30" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Codex Vallardi Inv. Nn. 2537r, 2533r, 2534r, Musée du Louvre; fol. 88v. del <em>Libro di modelli</em> di Jacopo Bellini, Musée du Louvre. In merito ai fogli del taccuino di Jacopo Bellini − sulla base dei quali si è sostanziata l’idea che il pittore fosse stato anche disegnatore di drappi −, è stato ipotizzato che questi fossero giunti in possesso dell’artista attraverso la famiglia della moglie, i Rinversi, di origine lucchese e attiva nell’industria serica. </span><span lang="EN-GB">Su questo gruppo di disegni si vedano: </span><span lang="EN-GB">L. Monnas, <em>The Artists and the Weavers: the design of woven in Italy 1350-1550</em>, in “Apollo” 125, 1987, pp. 416-421; Eadem, <em>Merchants, Princes and Painters. Silk Fabrics in Italian and Northern Paintings 1300-1550,</em> New Haven 2008, pp. 50-53; R. W. Scheller, <em>Exemplum. Model-Book Drawings and the Practice of Artistic Transission in the Middle Ages (ca. 900-ca. </em></span><em><span lang="IT">1470),</span></em><span lang="IT">Amsterdam 1995, cat. 25, pp. 265-275. Altri due possibili esempi di disegni tessili e per ricamo sono rintracciabili in </span><span lang="IT">due pergamene ricomposte e recentemente pubblicate dalla stessa Monnas di possibile origine lucchese o veneziana della seconda metà del XIV secolo. </span><span lang="EN-GB">H. Coutts, M. Evans, L. Monnas, <em>An early Italian textile drawing in the Victoria and Albert Museum</em>, in “Burlington Magazine” 150, 2008, pp. 389-392.</span></div>
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31.<a href="" name="_ftn31" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Si veda in proposito quanto ricostruito sulla figura del «pittore d’opere» fiorentino Giovanni Paolo di Bartolomeo di Barone, attivo nella seconda metà del XV secolo, che riceve pagamenti per aver “acconciato” un telaio per paramenti; Monnas, <em>The Artistis</em>, cit., p. 420, con bibliografia precedente.</span></div>
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32.<a href="" name="_ftn32" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span class="Rimandonotaapidipagina2"><span lang="IT"> </span></span><span lang="IT">Nel <em>Commento</em> al <em>Trattato dell’arte della seta</em>, affidato a una serie di <em>Dialoghi</em> tra eruditi e artigiani raccolti dal Gargiolli, si spiega meglio questo passaggio: i “dipintori” «detti anche levatori d’opere […] prendevano una carta a casellini, su la quale disegnavano le opere. E ne’ buchi della tavoletta si facevano passare le corde da tirarsi a mano. Se il garzone che stava alla tira avesse tirato un laccio invece dell’altro, o ne tirasse più o meno del disegno, l’opera non veniva bene. Cfr. <em>L' arte della seta in Firenze: trattato del secolo XV pubblicato per la prima volta. Dialoghi raccolti da Girolamo Gargiolli</em>, Firenze 1868, pp. 87, 140; Monnas, <em>The Artists</em>, cit., p. 417. Si veda anche R. Schorta, <em>Il trattato della seta. </em></span><em><span lang="EN-GB">A Florentine XVth Century Treatise on Silk Manufacturing</span></em><span lang="EN-GB">, in «Bulletin du CIETA», 69, 1991, pp. 57-83.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
33.<a href="" name="_ftn33" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> L. </span><span lang="EN-GB">Monnas, <em>The Artists</em>, cit., pp. 419-420.</span></div>
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<div class="Testonotaapidipagina1" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
34.<a href="" name="_ftn34" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> T. Bini, <em>Sui lucchesi a Venezia, memorie dei secoli XIII e XIV</em>, in </span><span lang="IT">«</span><span lang="IT">Atti dell’Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti</span><span lang="IT">»</span><span lang="IT">, tomo XV, Lucca 1850, p. 67.</span></div>
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<div class="Testonotaapidipagina1" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
35.<a href="" name="_ftn35" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> M.T. Fileri, <em>Matteo Civitali e Baldassarre di Biagio “pictores”</em> in <em>Matteo Civitali e il suo tempo</em>. <em>Pittori, scultori e orafi a Lucca nel tardo Quattrocento</em>, catalogo della mostra, Lucca 2004, a cura di M.T. Filieri, Milano 2004, p. 81; Eadem, <em>Battista di Gerio</em> in <em>Sumptuosa tabula picta. Pittori a Lucca tra Gotico e Rinascimento</em>, catalogo della mostra, Lucca 1998, a cura di M. T. Filieri, Livorno 1998, p. 314; G. Concioni, C. Ferri, G. Ghilarducci, <em>Arte e pittura nel Medioevo lucchese,</em> Lucca 1994, p. 367.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
36.<a href="" name="_ftn36" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Tilliet Haulot, <em>La collaboration</em>, cit., p. 57.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
37.<a href="" name="_ftn37" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> N. Pons<em>, L’unità delle arti in bottega</em> in <em>Maestri e Botteghe. Pittura a Firenze alla fine del Quattrocento</em>, catalogo della mostra, Firenze 1992-1993, a cura di M. Gregori, A. Paolucci, C. Acidini Luchinat, Milano 1992, p. 252.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
38.<a href="" name="_ftn38" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> A. Guidotti, <em>Pubblico e privato, committenza e clientela: botteghe e produzione artistica a Firenze tra XV e XVI secolo</em>, in «Ricerche storiche</span><span lang="IT">»</span><span lang="IT">, XVI, 1986, p. 549.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
39.<a href="" name="_ftn39" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> N. Pons in <em>Arte e committenza in Valdelsa e Valdera</em>, a cura di A. Padoa Rizzo, Firenze 1997, p. 58; L. Venturini, <em>I Botticini</em>, in <em>Maestri e Botteghe</em>, cit., p. 102. Sui documenti relativi al Catasto: U. Procacci<em>, Studio sul Catasto fiorentino</em>, Firenze 1996; M.L. Grossi, M.L. Bianchi,<em>Botteghe economia e spazio urbano</em>, in <em>Arti fiorentine</em>,<em> </em>cit., pp. 27-63; M.L. Grossi, <em>Le botteghe fiorentine nel Catasto del 1427</em>, in «Ricerche storiche</span><span lang="IT">»</span><span lang="IT">, XXX, 2000, pp. 3-55 e M. L. Bianchi, <em>Le botteghe fiorentine nel Catasto del 1480</em> in «Ricerche storiche», XXX, 2000, pp. 119-170.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
40.<a href="" name="_ftn40" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Tilliet-Haulot, <em>La collaboration</em>, cit., p. 58.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
41.<a href="" name="_ftn41" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> P. Zanoboni, <em>Il lavoro femminile nella manifattura serica</em>, in <em>Seta oro cremisi</em>, cit., pp. 33-34.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
42.<a href="" name="_ftn42" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> F. Franceschi, <em>La Grande Manifattura tessile</em>, in <em>La trasmissione</em>, cit., pp. 355-389, p. 370. Per il lavoro a telaio la distinzione più frequente fu quella tra i licciaroli, ovvero chi era addetto al movimento dei licci necessari per aprire il “passo” per l’inserzione della trama, e i tessitori veri e propri.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
43.<a href="" name="_ftn43" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Ibidem<em>. </em>È stato osservato che le lavoratrici maggiormente privilegiate nel Rinascimento furono le mogli e le vedove impegnate nel settore tessile, occupando spesso ruoli dirigenziali o di supervisione del lavoro e, specialmente nel nord Europa, potendo liberamente associarsi a specifiche corporazioni. M.L. King, <em>La donna del Rinascimento</em>, in <em>L’uomo del Rinascimento</em>, a cura di E. Garin, Roma-Bari 1993, p. 289. Nel Medioevo la figura della donna è centrale per esempio nelle attività relative alla produzione del filato, svolte soprattutto nelle case e tali da creare una serie di piccole imprese domestiche disseminate sul territorio. Cfr. L. Mariotti, <em>Il ruolo della donna nei mestieri tra Medioevo ed età moderna: uno sguardo antropologico</em>, in <em>Una visione diversa. La creatività femminile in Italia tra l’Anno Mille e il 1700</em>, atti del convegno, a cura di P. Adkins Chiti, Milano 2003, pp. 86-88. Diverse attestazioni riferiscono inoltre della presenza di mogli e figlie attive in botteghe tessili. Si veda anche G. Piccinni, <em>La trasmissione dei saperi delle donne</em>, in <em>La trasmissione</em>,<em> </em>cit., pp. 205-247.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
44.<a href="" name="_ftn44" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> M. Carmignani, <em>I ricami</em>, cit., p. 44.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
45.<a href="" name="_ftn45" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> A. Guidotti, <em>La vocazione “artigiana” di Firenze Medievale: testi scritti e testi figurativi</em>, in <em>Arti fiorentine. La grande storia dell’Artigianato I, il Medioevo</em>, a cura di G. Fossi, Firenze 1998, p. 278. </span><span lang="FR">Sull’iconografia dei mestieri tessili nel Medioevo si rimanda a S. Abraham-Thisse, <em>La représentation iconographique des métiers du textile au Moyen-Age</em>, in <em>Le verbe, l’image et les représentations de la société urbaine au Moyen-âge</em>, Actes du colloque International, Marche en Famenne 2001, a cura di M. Bonne, E. Lecuppre-Desjardin, J.P. Sosson, Antwerpen-Apeldoorn 2002, pp. 135-159.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
46.<a href="" name="_ftn46" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> A. Groppi, <em>Lavoro e proprietà delle donne in età moderna</em>, in <em>Il lavoro delle donne</em>, a cura di A. Groppi, Roma-Bari 1996, pp. 119 -145.</span></div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
47.<a href="" name="_ftn47" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Dagli acquisti ai battiloro effettuati dal monastero del Paradiso in Pian di Ripoli alla metà del XV secolo, per esempio, si evince che furono le stesse monache a filare l’oro col quale avrebbero realizzato i lavori ad ago. Cfr. M.C. Improta, A. Padoa Rizzo, <em>Paolo Schiavo fornitore di disegni per ricami</em>, in «Rivista d’Arte</span><span lang="IT">»</span><span lang="IT">, XLI, 5, 1989, pp. 50-51. I ricamatori acquistavano talvolta dai monasteri anche passamanerie, come testimoniano i pagamenti effettuati al convento delle Murate del 1472 per frange in seta da utilizzare per un parato del Cardinale del Portogallo. M. Atanasio, <em>Il cappuccio di piviale al Museo Poldi Pezzoli e altri frammenti della Cappella del Cardinale del Portogallo</em>, in «Commentari</span><span lang="IT">», </span><span lang="IT">14, 1963, p. 233.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
48.<a href="" name="_ftn48" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> A. Santangelo, <em>Tessuti d’arte italiani dal XVII al XVIII secolo,</em> Milano 1959, pp. 32-33.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
49.<a href="" name="_ftn49" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Al Convento delle Murate sono da ricondurre due paliotti in velluto ricamato conservati nel Museo d’Arte Sacra di San Gimignano. C. Borgioli, <em>Il paliotto ricamato di Santa Caterina d’Alessandria a San Gimignano: considerazioni sul ricamo a Firenze alla fine del XV secolo e sulla coeva iconografia della colomba nei paliotti d’altare</em>, in «Polittico</span><span lang="IT">»</span><span lang="IT">, IV, 2005 (2006), pp. 17-32, cui si rimanda per la bibliografia relativa ai due manufatti.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
50.<a href="" name="_ftn50" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> Tra il 1474 e il 1476 il convento fornì diversi messali per la cattedrale fiorentina. </span><span lang="EN-GB">K.J.P. Lowe, <em>Nuns’Chronicles and Convent Culture in Renaissance and Counter Reformation Italy</em>, Cambridge 2003, pp. 290, 321 – 326.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
51.<a href="" name="_ftn51" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="FR"> E. Müntz, <em>Les Arts à la Cour des Papes pendent le XV et le XVI siècle, </em>Paris, 1878 (ed. anastatica Hildesheim, Zürich, New York, 1983), p. 52.</span></div>
</div>
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<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
52.<a href="" name="_ftn52" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><em><span lang="IT"> Vita di Don Lorenzo monaco degli Angeli di Firenze</span></em><span lang="IT">, in Vasari, <em>Vite</em>, cit., p. 183.</span></div>
</div>
<div id="ftn">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
53.<a href="" name="_ftn53" style="color: #999900; text-decoration: underline;"></a><span lang="IT"> M. Wackernagel, <em>Il mondo degli artisti nel Rinascimento fiorentino</em>, Leipzig 1938, ed. cons. Roma 2001, pp. 355ss.</span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em;">
<span lang="IT"><br /></span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: left;">
<span lang="IT">TRATTO DA </span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: left;">
<span lang="IT"><a href="http://predella.arte.unipi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=137&catid=65&Itemid=94">http://predella.arte.unipi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=137&catid=65&Itemid=94</a></span></div>
</div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-35441561571561379412013-08-27T08:12:00.003+02:002013-08-27T08:12:50.153+02:00Museo Audax dei Tessuti di Tilburg<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPMzzL6ryPGHM7ZVIAo0UGhXKKyt-4T2R2nZ4yPFf8wm36nPkT5BllWtAHFrus7rcyr5KQq2i1t3UQ6oCNiQDMwxX0AKc4tKcLOm0twwqNEApbScjRMGw1Obo3t1cWtwbcGENKf21b-Luz/s1600/4613_fullimage_tilburg+textielmuseum+damastweverij.jpg_560x350.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPMzzL6ryPGHM7ZVIAo0UGhXKKyt-4T2R2nZ4yPFf8wm36nPkT5BllWtAHFrus7rcyr5KQq2i1t3UQ6oCNiQDMwxX0AKc4tKcLOm0twwqNEApbScjRMGw1Obo3t1cWtwbcGENKf21b-Luz/s1600/4613_fullimage_tilburg+textielmuseum+damastweverij.jpg_560x350.jpg" height="200" width="320" /></a></div>
<div align="" style="background-color: white; color: #333333; font-family: verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 18px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div align="" style="background-color: white; color: #333333; font-family: verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 18px; padding: 0px;">
Il Museo Audax dei Tessuti di Tilburg (Audax Textielmuseum) non è un museo come gli altri. In realtà è una vera e propria fabbrica di tessuti, con una ricca collezione di disegni di stoffe. Il Museo dei Tessuti mostra come tecniche e macchinari si sono evoluti nel corso dei secoli. Nel "Laboratorio dei Tessuti" puoi anche vedere da vicino gli esperimenti dei disegnatori sulle stoffe. </div>
<h2 align="" style="background-color: white; color: #ed822a; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 19px; font-weight: normal; line-height: 23px; margin: 0px 0px 5px; padding: 0px;">
L'industria tessile olandese</h2>
<div align="" style="background-color: white; color: #333333; font-family: verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 18px; padding: 0px;">
L'industrializzazione dei Paesi Bassi ha toccato fortemente l'industria tessile, la quale da una struttura familiare basata su telai a mano si trasformò in un'industria con centinaia di macchinari a vapore, fino ad arrivare alle aziende specializzate di oggi, con macchinari controllati da computer. La collezione del museo presenta oggetti del XIX, XX e XXI secolo.<strong style="margin: 0px; padding: 0px;"></strong></div>
<h2 align="" style="background-color: white; color: #ed822a; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 19px; font-weight: normal; line-height: 23px; margin: 0px 0px 5px; padding: 0px;">
La presentazione dei tessuti </h2>
<div align="" style="background-color: white; color: #333333; font-family: verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 18px; padding: 0px;">
Il Museo Audax dei Tessuti utilizza multimedia, oggetti, arte e filmati per farti scoprire l'industria tessile olandese dal 1860 ai giorni nostri. Ti sorprenderai di quanto affascinante sia questa storia.</div>
<div align="" style="background-color: white; color: #333333; font-family: verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 18px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8V9W5ulGyp2oS4LAUtils_hBTA4funa5ySY_6tZwQ_CmddeeH91wLQlXrkywiIXkcbThDdVXFRjVxh0XgSccZ_F7_rrpP6svo3gQx6XHsUv6tUX7wX4oRBFBi0TX8ltItFn3MJhszHKQb/s1600/textile+museum.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8V9W5ulGyp2oS4LAUtils_hBTA4funa5ySY_6tZwQ_CmddeeH91wLQlXrkywiIXkcbThDdVXFRjVxh0XgSccZ_F7_rrpP6svo3gQx6XHsUv6tUX7wX4oRBFBi0TX8ltItFn3MJhszHKQb/s1600/textile+museum.jpg" height="263" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.textielmuseum.nl/"><span style="font-size: large;">http://www.textielmuseum.nl/</span></a></div>
<div align="" style="background-color: white; color: #333333; font-family: verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 18px; padding: 0px;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-6097246361361888112013-08-27T08:01:00.001+02:002013-08-27T08:01:35.859+02:001951-1960 La nascita della moda italiana<span style="background-color: white; color: #6d6d6d; font-family: arial; font-size: 17px; font-style: italic; line-height: 22px; text-align: justify;">Il 12 Febbraio 1951 una sfilata organizzata da Giovanni Battista Giorgini (1898-1971) entusiasma giornalisti e buyer americani: è la nascita della moda italiana.</span><br style="background-color: white; color: #6d6d6d; font-family: arial; font-size: 17px; font-style: italic; line-height: 22px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #6d6d6d; font-family: arial; font-size: 17px; font-style: italic; line-height: 22px; text-align: justify;">A Parigi due giovani talenti creativi – Pierre Cardin (1922) e Yves Saint Laurent (1936-2008) – si impadroniscono della scena dell’</span><em style="background-color: white; border: 0px; color: #6d6d6d; font-family: arial; font-size: 17px; line-height: 22px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">haute couture</em><span style="background-color: white; color: #6d6d6d; font-family: arial; font-size: 17px; font-style: italic; line-height: 22px; text-align: justify;">.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #6d6d6d; font-family: arial; font-size: 17px; font-style: italic; line-height: 22px; text-align: justify;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">Il 12 febbraio 1951 </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=giorgini-giovanni-battista" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Giovanni Battista Giorgini</a> <span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">organizzò nella propria residenza fiorentina – Villa Torrigiani – una sfilata alla quale si fa convenzionalmente risalire la nascita della moda italiana. Le ragioni dell’importanza di quell’evento sono molteplici. Sulla passerella sfilarono creazioni sartoriali esclusivamente italiane di alcune fra le più importanti case di moda fiorentine, milanesi e romane, che accettarono di presentare i loro modelli in una sfilata collettiva. Inoltre, la manifestazione si svolse immediatamente dopo gli appuntamenti di moda parigini, un espediente pensato per incuriosire i compratori americani e indurli a prolungare il loro viaggio europeo sino a Firenze. Ai rappresentanti dei più importanti department store d’oltreoceano – I. Magnin di San Francisco, Henry Morgan di Montreal, B. Altman, Bergdorf Goodman e Leto Cohn Lo Balbo di New York – doveva essere ben chiaro che a Firenze li attendevano collezioni del tutto nuove, dal momento che alle case di moda italiane era mancato materialmente il tempo necessario per recepire ed elaborare le nuove tendenze lanciate dalle passerelle parigine. Di origini nobili, nel periodo fra le due guerre, Giovanni Battista Giorgini si era dedicato all’attività di rappresentante dei prodotti dell’artigianato toscano – paglie, maioliche, biancheria ricamata per la casa – che aveva commercializzato negli Stati Uniti, acquisendo una conoscenza molto approfondita del mercato e dei gusti americani. Sapeva che la produzione delle case di moda italiane – dall’alta sartoria ai modelli </span><em style="background-color: white; border: 0px; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">boutique</em><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">, dalle creazioni per lo sport a quelle per il tempo libero – aveva tutte le carte in regola per soddisfare le esigenze di un mercato in cui la ricchezza diffusa aveva creato bisogni di consumo che non potevano essere appagati dalle creazioni esclusive ed elitarie proposte dagli</span><em style="background-color: white; border: 0px; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">atelier</em><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;"> parigini. Da un articolo pubblicato dal magazine americano «Time» a commento della sfilata fiorentina, i lettori appresero che i modelli italiani costavano circa la metà di quelli francesi, ai quali non avevano nulla da invidiare. «Cause for worry», concludeva il giornalista: gli italiani stavano incominciando a impensierire seriamente i </span><em style="background-color: white; border: 0px; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">couturier </em><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">francesi. A Firenze per l’Alta Moda romana sfilarono Simonetta, </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=carosa-maison" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Carosa</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">,</span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=fabiani-alberto" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Alberto Fabiani</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">, le </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=fontana-zoe-2" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">sorelle Fontana</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;"> ed </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=schuberth-emilio-federico" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Emilio Schuberth</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;"> (1904-1972) che, con l’accostamento dei colori e dei materiali delle sue creazioni, diede alla sfilata un contributo di gusto mediterraneo e di profonda conoscenza delle tradizioni sartoriali napoletane. Milano era presente con le creazioni delle sartorie </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=vanna-sartoria" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Vanna</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;"> e</span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=noberasco-vita-2" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Noberasco</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">, con le pellicce di </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=veneziani-jole-jolanda" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Jole Veneziani</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">(1901-1989), e con </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=marucelli-germana-2" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Germana Marucelli</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;"> (1905-1983). Quest’ultima, considerata dagli storici della moda l’anticipatrice del </span><em style="background-color: white; border: 0px; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">New Look</em><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;"> di Christian Dior, con l’aiuto di </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=marinotti-franco-francesco" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Franco Marinotti</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">(fondatore della Snia Viscosa), era subentrata alla storica casa </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=ventura-domenico" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Ventura</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;"> aprendo un proprio</span><em style="background-color: white; border: 0px; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">atelier</em><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">, divenuto cenacolo di architetti, pittori, scultori, poeti. Per la moda </span><em style="background-color: white; border: 0px; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">boutique </em><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">sfilarono i sarti milanesi </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=avolio-giorgio" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Giorgio Avolio</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">, le cui creazioni si caratterizzavano per i colori, i disegni e il taglio classico, e </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=bertoli-franco" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Franco Bertoli</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;"> (1910-1960) che, al contrario, si distingueva per originalità e fantasia, doti affinate durante gli anni Trenta, quando la scarsità delle materie prime aveva costretto a far largo impiego di materiali di fortuna. Presentò i propri modelli anche </span><a href="http://moda.san.beniculturali.it/wordpress/?protagonisti=pucci-emilio" style="background-color: white; border: 0px; color: #d5031e; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Emilio Pucci</a><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;"> (1914-1992), che a quell’epoca si era già aperto un varco nel mercato statunitense attraverso la stampa di moda e i grandi magazzini che commercializzavano i suoi modelli con il marchio</span><em style="background-color: white; border: 0px; font-family: arial; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Emilio</em><span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">. Vissuto all’insegna della conquista dei mercati internazionali, il decennio si concluse ribadendo la centralità della capitale: a Roma nel 1958 fu fondata la Camera sindacale della Moda italiana e, sempre a Roma, nel 1959 Valentino (1932) aprì la propria casa di moda.</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: arial; font-size: 12px;">TRATTO DA </span><a href="http://www.moda.san.beniculturali.it/wordpress/?moda=1951-1960-la-nascita-della-moda-italiana">http://www.moda.san.beniculturali.it/wordpress/?moda=1951-1960-la-nascita-della-moda-italiana</a><br />
<br />
<br />
<div class="articleIntro" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 1.4em; font-weight: bold; margin-bottom: 25px; padding: 0px;">
<strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">L'ideatore delle sfilate in Italia</strong></div>
<div class="articleIntro" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 1.4em; font-weight: bold; margin-bottom: 25px; padding: 0px;">
<strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></strong></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAQggQUsJK6B5Zwz891OV0Ky2rbdHK2iG6nhP8TIGfxaLmhk_mH9QYzn3jf9IgakYx-PEY7XF1MZ4BOII1Coxaa77uAQz0xQCbEv14yOaxzWq1R2vBAo83dPLSuqya1UQK0oX6-RDIqweT/s1600/08-g.b.giorgini-modelle-19561-1105164_0x440.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAQggQUsJK6B5Zwz891OV0Ky2rbdHK2iG6nhP8TIGfxaLmhk_mH9QYzn3jf9IgakYx-PEY7XF1MZ4BOII1Coxaa77uAQz0xQCbEv14yOaxzWq1R2vBAo83dPLSuqya1UQK0oX6-RDIqweT/s1600/08-g.b.giorgini-modelle-19561-1105164_0x440.jpg" height="213" width="320" /></a></div>
<div class="articleIntro" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 1.4em; font-weight: bold; margin-bottom: 25px; padding: 0px;">
<strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></strong></div>
<div class="articleTxt" style="background-color: white; border: 0px; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 13px; margin: 0px 0px 25px; padding: 0px;">
<div style="border: 0px; padding: 0px;">
<span style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">È</span> il <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">12 febbraio del 1951</strong>. Il luogo: via dei Serragli 144, Firenze, casa Giorgini.<strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">L’evento è organizzato per promuovere la moda italiana</strong>. L’invito recita</span>: “Lo scopo della serata è di valorizzare la nostra moda. Le signore sono vivamente pregate di indossare abiti di pura ispirazione italiana”. L’ideatore di tutto ciò è <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Giovanni Battista Giorgini</strong>. Discendente di un’antica famiglia nobiliare lucchese, è il primo ad intuire la potenzialità economica dell’artigianato italiano sui mercati internazionali, specialmente negli Stati Uniti.<br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" /><br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" /><br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" />Nella prima fase della sua attività si occupa di conoscere il mercato americano e di promuovere l’artigianato italiano. Lo fermano la crisi del '29 e l’autarchia fascista. Dopo la guerra riprende, grazie ai contatti con le forze alleate a Firenze, le relazioni con gli USA. Nel '47 organizza al Museo d’arte moderna di Chicago una mostra dal titolo <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Italy at work</em>: un’esposizione del meglio del nostro artigianato, vetri, ceramiche, tessuti, pelletteria. Conquista così<strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">la fiducia dei grandi buyer e distributori tra Usa e Canada</strong>; gli stessi che troviamo in casa sua nel febbraio 1951 per il <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">First italian high fashion show</em>.<br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" /><br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" /><br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" />Mentre Parigi risorge dalla guerra e rinnova la grandezza della haute couture francese, in Italia alcuni creatori si muovono per far sviluppare le loro piccole e medie imprese. Giorgini si rende conto che nell’ambito della moda, molti sarti vogliono affrancarsi dal gusto parigino, essendo in grado di offrire prodotti competitivi per creatività e qualità. La sua conoscenza del mercato internazionale e i successi dei prodotti già esportati, lo portano a tentare un’impresa più incisiva: <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">proporre un insieme di collezioni italiane per la primavera-estate 1951 ai “buyers” dei grandi magazzini, giunti in Europa per le sfilate parigine</strong>.<br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" /><br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" /><br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" />Per il <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">First italian high fashion show</em> sfilano: <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Carosa, Fabiani, Simonetta, le sorelle Fontana, Schuberth, Vanna, Noberasco, Marucelli e Veneziani</strong>. Nel frattempo, il marchese fiorentino <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Emilio Pucci</strong>, che ha già ottenuto un servizio fotografico su <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Harper’s Bazaar</em>, invita i compratori a vedere la sua collezione a Palazzo Pucci. Gli accessori sono firmati da: <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Fratti, Canesi, Proyetti, Gallia & Peter, di Milano</strong>;<strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">baronessa Reutern, Romagnoli, Canessa, di Roma; Biancalani di Firenze</strong>. I compratori sono: <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Stella Hanania </strong>(I. Magnin, San Francisco), <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">John Nixon</strong> (Henry Morgan, Montreal), <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Gertrude Ziminsky</strong>(B. Altman, NY),<strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;"> Ethel Francau</strong>,<strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;"> Julia Trissel</strong>, <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Jessica Davis</strong>(Bergdorf Goodman, NY), <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Hanna Troy</strong> e <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Martin Cole</strong> (Leto Cohn Lo Balbo, NY) e <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Ann Roberts</strong> (“importer” USA).</div>
<div style="border: 0px; padding: 0px;">
<br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" /><br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" />Anche la stampa presente è rigorosamente selezionata. “Ho ricevuto ottime notizie. Tutti sembrano interessati all’Italia e anche <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Vogue</em>lo è. Sono certa che faremo qualcosa insieme a breve scadenza”, sono le parole spedite a Giorgini da <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Bettina Ballard</strong>, allora fashion editor di <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Vogue</em>. Un giorno di sfilate, un trionfo completo. Infatti, l’anno seguente si replica, ma in un ambiente meno “domestico”: il<strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Grand Hotel di Firenze</strong>. <span style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Dopo qualche edizione le autorità fiorentine reputano di attribuire all’evento una cornice più consona per prestigio e dignità: <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">la Sala Bianca di Palazzo Pitti</strong>.</span> Molti nomi dei primi creatori della moda italiana sono blasonati; ma marchesi o principesse che siano, rivelano presto capacità imprenditoriali autonome, sono creativi e pieni di un fascino che attrae i buyer.<br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" /><br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" /><br style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;" />Da quel febbraio 1951 nuovi talenti si aggiungono ai primi: <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Capucci, Galitzine, Krizia, Valentino e Mila Schön</strong>. Nella sua casa, invece, Giorgini ospita i migliori uomini di cultura del tempo. Ogni anno arricchisce le sfilate con nuove iniziative, come la <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">Textile promotion</em> per coinvolgere anche l’industria tessile; ed è <strong style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">il primo a capire l’importanza della moda pronta e della cosiddetta linea boutique</strong>, un'intuizione che determina in seguito il trionfo mondiale del made in Italy. Si ritira nel '65, non prima di aver aperto la via verso il mercato giapponese.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj05VMTDvG6z2CNxUDLgWRZuDYbea2eBtgOUBal35Uor-f3uNekVUYClsY8lXDH4PovvTGfVnJNYWuVWzp9_BB5vX3C2ekyl2XvqSOxqno5E2IR8EvMg2tcaVLlu_zkJqLv248dSxIU4hFv/s1600/dl002523-40443_0x440.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj05VMTDvG6z2CNxUDLgWRZuDYbea2eBtgOUBal35Uor-f3uNekVUYClsY8lXDH4PovvTGfVnJNYWuVWzp9_BB5vX3C2ekyl2XvqSOxqno5E2IR8EvMg2tcaVLlu_zkJqLv248dSxIU4hFv/s1600/dl002523-40443_0x440.jpg" height="320" width="212" /></a></div>
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<div class="articleAuthor" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; margin: 35px 5px 25px; padding: 0px;">
<span style="border: 0px; display: block; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 0.86em; line-height: 17px; margin: 0px 0px 25px; padding: 0px;"><a class="author" href="http://www.vogue.it/search?q=Irene%20Ferrante&c=&t=1" style="border: 0px; color: black; font-size: 1em; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;" title="Irene Ferrante">Irene Ferrante</a></span><span style="border: 0px; display: block; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 0.86em; line-height: 17px; margin: 0px 0px 25px; padding: 0px;"><br /></span><span style="border: 0px; display: block; font-family: 'Courier New', Courier, monospace; font-size: 0.86em; line-height: 17px; margin: 0px 0px 25px; padding: 0px;">TRATTO DA <a href="http://www.vogue.it/magazine/blog-del-direttore/2012/12/26-dicembre" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px;">http://www.vogue.it/magazine/blog-del-direttore/2012/12/26-dicembre</a></span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-30016352624930413012013-08-26T20:17:00.003+02:002013-08-26T20:17:52.420+02:00Mariano Fortuny, l'artista-industriale che rivive nei suoi tessuti<span style="background-color: white; color: #797979; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 15px; font-style: italic; line-height: 20px;">A Venezia la storica fabbrica di questo genio eclettico del primo Novecento: oltre che pittore, inventore, stilista, inventò un procedimento per decorare tessuti d'arte che non hanno pari nel mondo</span><br />
<span style="background-color: white; color: #797979; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 15px; font-style: italic; line-height: 20px;"><br /></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPi50_TGMgljoiQ7-P2BjSzAfKn1-TSavvCjYanZOiuwcseMvOQfDyDlJ7yPNqVgxctt0M50iA3rlAXn_eyj4RBdiasreFSOhKCawSwTosigGaZH3fQEwEVaxT2mrQwyeouzVxPJgD2yQR/s1600/download.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPi50_TGMgljoiQ7-P2BjSzAfKn1-TSavvCjYanZOiuwcseMvOQfDyDlJ7yPNqVgxctt0M50iA3rlAXn_eyj4RBdiasreFSOhKCawSwTosigGaZH3fQEwEVaxT2mrQwyeouzVxPJgD2yQR/s1600/download.jpg" height="116" width="320" /></a></div>
<span style="background-color: white; color: #797979; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 15px; font-style: italic; line-height: 20px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #797979; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 15px; font-style: italic; line-height: 20px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">I tessuti Fortuny sono più celebri negli Stati Uniti che in Italia, dove - a Venezia - si fabbricano. Sono tele di cotone splendidamente decorate con colori antichi, ori, argenti, in disegni arabescati che rimandano alla grande tradizione del Settecento veneziano, del Rinascimento fiorentino e delle manifatture orientali; sono stoffe morbide ma corpose, la mano sente i rilievi della stampa e l'occhio gode della ripetitività mai uguale dei motivi che si stagliano su fondi dalle sfumature cangianti.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">La loro bellezza per molti è quasi leggendaria e capita che qualche americano un po' troppo sensibile arrivi nella fabbrica e, nella sala dell'esposizione, dia segni di svenimento, colpito da una variante tessile della sindrome di Stendhal. Sono tele utilizzate per la decorazione d'interni e arredano le dimore di molte celebrità e case reali, negli Stati Uniti sono un status symbol e lo show room sulla Terza avenue, a New York, entro l'anno triplicherà i suoi spazi (e a Venezia raddoppierà: i lavori sono già cominciati): il vero lusso non soffre crisi. </span><br style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px;" /><span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">La proprietà, da oltre cinquant'anni, è americana, ma la fabbrica continua il suo lavoro con i pacifici ritmi veneziani, affacciata al Canale della Giudecca, nell'antica isola industriale della laguna, proprio a fianco del Molino Stucky. Tutto è rimasto fermo agli anni Venti, quando i vecchi laboratori furono spostati qui per avviare la produzione in serie: stessi locali, stesse macchine, stessi stampi, stessi prodotti di allora. Il computer è entrato negli uffici nel 2002, e resta confinato alla contabilità. Il processo è filtrato da una nebbia di mistero: nessuno ha accesso allo stabilimento, se non gli addetti. Le ricette sono note a quattro persone, ciascuno per il proprio segmento di lavoro: se un giorno mancassero contemporaneamente, i rulli di stampa resterebbero immobili e si dovrebbe ricorrere ai documenti depositati in cassaforte. Segreti gli ingredienti - pigmenti, colle, fissanti, tutto naturale; segreto il metodo, elaborato da Mariano Fortuny, che viene realizzato attraverso macchine da lui stesso concepite e rimaste intatte. Anche il macinino con cui si polverizza lo zinco è sempre lo stesso esemplare, come sono immutati gli immensi stendini in legno che permettono a una pezza lunga 120 metri e larga uno e mezzo, di asciugare all'aria, stesa per due, tre giorni: quando in tutte le fabbriche del mondo da decenni si usano gli essicatori. Questa è produzione in serie, ma mai uguale; lo stesso colore, codificato in catalogo, se usato in giorni diversi appare diverso, perché la temperatura e l'umidità dell'aria incidono sul risultato e rendono le tinte più morbide e brillanti. Qualcosa di simile si può riscontrare forse solo nelle fabbriche di porcellana d'arte, dove l'uscita dei manufatti dal forno è sempre un'incognita. Finita l'asciugatura, poi, c'è l'intervento finale: teoricamente è un controllo di qualità, di fatto è un nuovo passaggio a mano, con pennelli e strumenti adatti, per ritoccare i disegni e rinvigorirli là dove manca freschezza. Dall'inzio della produzione di una tela - si tratta di cotone egiziano a fibra lunga di ottima qualità - alla sua conclusione si succedono decine di passaggi e trascorrono in tutto, tra lavorazioni e stasi di riposo, tre, quattro mesi. Il risultato è sempre un pezzo unico, come la prova d'autore di un'acquaforte: possedere un tessuto Fortuny - diventi esso un tendaggio, una tappezzeria, un copriletto - significa possedere un'opera d'arte autentica e, in qualche modo, irripetibile. </span><br style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px;" /><span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Lo capì perfettamente una grintosa donna americana, Elsie McNeill, che conobbe Mariano Fortuny e i suoi tessuti negli anni Trenta, nel negozio che egli aveva aperto sugli Champs Elisées, a Parigi. Ottenne di rappresentarlo negli Stati Uniti, dove si rivelò una manager efficiente facendo penetrare quelle squisitezze italiane nelle case del bel mondo, dall'Atlantico al Pacifico, da Washington a Hollywood. La sua era vera passione, ma sostenuta da eccellenti abilità di vendita. Negli anni Cinquanta fu l'erede naturale della fabbrica e dei suoi segreti, e lei stessa - morta nel 1994 più che centenaria e senza figli - scelse accuratamente il proprio successore non tra quanti premevano per appropriarsi della società, a suon di milioni, ma nel proprio avvocato, Maged Riad, un egiziano naturalizzato negli Stati Uniti, che in tanti anni di relazione di fiducia le aveva dimostrato di esserne degno: uno dei pochi casi al mondo di stabilimento ceduto non per soldi, ma per merito. E non una, ma due volte. I patti che reggono l'impresa sono tuttora "da gentiluomini": la produzione sarà continuata con la massima fedeltà ai metodi del fondatore, con le stesse macchine e le stesse ricette, e mai sarà trasferita da Venezia. </span><br style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px;" /><span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Lo si sarà capito: questa è molto di più di una fabbrica. E' l'essenza stessa, il momento di sintesi, della personalità versatile di un artista di fama europea, che in questi tessuti espresse il suo gusto per l'arte, le sue capacità tecniche, la sua cultura storica, le sue abilità manuali: Mariano Fortuny y Madrazo, appunto, che si pronuncia con l'accenta sulla u, Fortùny, perché spagnolo di nascita. Fu pittore, inventore, fotografo, creatore di moda, disegnatore di mobili e di lampade. Fu, non a caso, amico e socio di Gabriele D'Annunzio, con il quale condivise il gusto eclettico e il piacere di un'esistenza estetizzante. In vita, fu celebre soprattutto per un sistema di illuminazione a cupola capace di simulare la volta celeste nella scena dei teatri, una sua invenzione industrializzata dalla tedesca Aeg, che fu installata nelle principali città europee. Come pittore fu un eclettico dalle abilità virtuosistiche, partecipò regolarmente alle Biennali e brevettò una sua ricetta di colori a tempera; fu un designer ante litteram, incisore e acquafortista; come fotografo, raffinatissimo nel gusto, sperimentò nuove alchimie di stampa, come stilista fu conteso da donne del jet set come Eleonora Duse, la marchesa Rothschild, Isadora Duncan. Fu una griffe del tempo, e i suoi abiti richiesti tra il vecchio e il nuovo continente. Si fosse concentrato sulla haute couture, si fosse circondato di uomini d'affari capaci di estrarre dalla sua genialità il lato imprenditoriale, avrebbe conquistato la fama di un Louis Vuitton o di un Christian Dior. Invece, anche nel successo, restò sempre uno straordinario artigiano, "vittima" delle sue curiosità e della sua smodata attrazione per la ricerca.</span><br style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px;" /><span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">La sua storia è una bellissima avventura intellettuale nella cultura europea a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento. Nacque nel 1871, a Granada, e solo tre anni dopo morì improvvisamente suo padre, Mariano come lui, pittore all'apice della fama. Da Roma, dove viveva, la famiglia si trasferì a Parigi. Anche il nonno materno, Federico de Madrazo, era pittore alla corte reale di Spagna, e fin da bambino il giovane Mariano frequentò, per studio o per amicizia, i più bei nomi della cultura di quegli anni, da Benjamin Constant, ad Auguste Rodin, a Giovanni Boldini. Adolescente, con la madre e la sorella si trasferì a Venezia, la città più ricca di suggerimenti artistici nel mondo. Prima a Palazzo Martinengo, poi a Ca' Pesaro degli Orfei, oggi Palazzo Fortuny, museo a lui dedicato: vi arrivò diciottenne nelle soffitte, enormi spazi nei quali poteva largheggiare in esperimenti, poi via via acquistò tutte le proprietà dai 150 residenti, e restaurò la ricca dimora com'era stata nel Settecento. Mariano morì nel 1949, e la vedova Henriette Negrin, che gli sopravvisse sette anni, dopo il rifiuto dello Stato spagnolo, donò lo storico edificio al Comune di Venezia, vincolandolo al suo nome del marito. Fu lei, priva di eredi, a scegliere Elsie Mc Neill come prosecutrice dell'attività della fabbrica.</span><br style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px;" /><span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Proprio nelle grandi soffitte Mariano avviò le prime decorazioni dei tessuti: l'ispirazione venne dalla collezione della madre, che questa dovette vendere in un momento di difficoltà economiche. Si fa risalire al 1907 la messa a punto dei metodi di stampa; il successo crebbe e nel 1921 fu aperta l'attuale fabbrica alla Giudecca; socio di capitali fu Giancarlo Stucky, allora titolare del celebre mulino confinante. L'attività si sviluppò con successo, frenata soltanto dall'onda lunga della crisi del 1929. Elsie Mc Neill, che la rilanciò pensando al mercato americano, si fece costruire un appartamento a fianco dello stabilimento, sposò un conte veneziano per acquisire un blasone e si dedicò, fino alla fine, a una intelligente opera di valorizzazione, tra arte e business. </span><br style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px;" /><span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Oggi l'azienda è condotta da un giovane general manager, Giuseppe Iannò, qui dal 2007, fedele appassionato della tradizione che ha tra le mani; i suoi riferimenti sono Michael e Maurice Riad, i due figli dell'avvocato Maged. In termini economici non si tratta di grandi numeri: il valore al pubblico della produzione si calcola inorno ai 7-8 milioni di euro, all'incirca 20mila metri di stoffa all'anno, 26 dipendenti che presto diventeranno 28. Il principale cliente della Fortuny spa di Venezia è la Fortuny inc.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">di New York, la società commerciale della stessa famiglia, che poi diffonde il prodotto attraverso agenti in tutto il mondo: i profitti si formano soprattutto lì, Oltreoceano. "Credo di essere l'unico manager in Europa a non avere obiettivi di vendita, perché i proprietari non me lo chiedono" scherza Iannò. "Il mio compito è quello di mantenere altissima la qualità del prodotto e di difendere l'azienda dalle copie". In realtà di emulatori-falsari ne esistono numerosi, ed è uno dei motivi per cui dei tessuti Fortuny non è mai stato pubblicato un catalogo: "Basta variare un dettaglio, e si eludono le protezioni" spiega Iannò. "Le nostre referenze sono 60 in tutto. L'archivio è fatto di 200 disegni originali, moltissimi sono inediti e li mettiamo in produzione con parsimonia; una ventina risalgono al Ventennio, con decorazioni di aquile e fasci littori". I nomi dei modelli rendono l'idea del mondo classico e un po' onirico al quale appartengono: De' Medici, Lucrezia, Boucher, Malmaison, Vivaldi, Caravaggio... A fine anno è già in programma una collezione nuova, che nasce anche dalla collaborazione con il museo Fortuny di Venezia, ospitato nello splendido palazzo-residenza. Si vanno estendendo le relazioni della società con collezioni pubbliche e private, specie negli Stati Uniti e in Spagna, anche con scopi semplicemente culturali, e non di business. A Barcellona nel febbraio dell'anno prossimo a Mariano Fortuny e al suo genio versatile sarà dedicata una grande mostra. Sarà un'occasione per approfondire la conoscenza di questo strano artista-inventore-industriale, che aveva l'animo ancorato alle radici della bellezza e la mente assediata dal mito del progresso.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: 'Microsoft Sans Serif', Arial, Verdana, Sans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">TRATTO DA </span><a href="http://www.ilgiornale.it/news/mariano-fortuny-lartista-industriale-che-rivive-nei-suoi.html">http://www.ilgiornale.it/news/mariano-fortuny-lartista-industriale-che-rivive-nei-suoi.html</a>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-90747762962126589062013-08-26T20:14:00.000+02:002013-08-26T20:14:20.253+02:00Una storia su seta: l’emozione del carrè di Hermes<span style="background-color: white; color: #404040; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 23.03125px;">Posted on </span><a href="http://thestylepocketbook.wordpress.com/2011/03/08/una-storia-su-seta-lemozione-del-carre-di-hermes/" rel="bookmark" style="background-color: white; border: 0px; color: #004178; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 23.03125px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;" title="12:02"><time class="entry-date" datetime="2011-03-08T12:02:15+00:00">8 marzo 2011</time></a><span class="byline" style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; display: inline; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 23.03125px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> by <span class="author vcard" style="border: 0px; font-family: inherit; font-style: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><a class="url fn n" href="http://thestylepocketbook.wordpress.com/author/eleonoragionchi/" rel="author" style="border: 0px; color: #004178; font-family: inherit; font-style: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;" title="Visualizza tutti gli articoli di Eleonora Gionchi">Eleonora Gionchi</a></span></span><br />
<span class="byline" style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; display: inline; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 23.03125px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglHRtey5OFI8wgYvoz_15WTjpICUOpt2xHMZFs0gOf026Y6Gl2ICG_lviVgjZRSa0h_GLMzhKssffLzwx8q4N4eT5JCZ3WJxoN8DXq5dEZzTeaSCCCT4ZmSTzGEkE8s7qo4-OkiWjTRL7U/s1600/les-cles-multicolore-bordeaux-seta-donna-A25547-1600.10.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglHRtey5OFI8wgYvoz_15WTjpICUOpt2xHMZFs0gOf026Y6Gl2ICG_lviVgjZRSa0h_GLMzhKssffLzwx8q4N4eT5JCZ3WJxoN8DXq5dEZzTeaSCCCT4ZmSTzGEkE8s7qo4-OkiWjTRL7U/s1600/les-cles-multicolore-bordeaux-seta-donna-A25547-1600.10.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
<span class="byline" style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; display: inline; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 23.03125px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></span>
<span class="byline" style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; display: inline; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 23.03125px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></span>
<span class="byline" style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; display: inline; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 23.03125px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></span><br />
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.5em; margin-bottom: 15px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
E’ simbolo di eleganza, oggetto del desiderio di moltissime donne che, almeno una volta nella vita, vogliono provare l’ebbrezza di aprire la famosa scatola arancione e, tolta la velina, trovarsi davanti ai 90 centimetri di stoffa più famosa e più bramata nella moda: il carrè di Hermes.<br />Ma dietro quei 90 centimetri per 90, un perfetto quadrato, ci sono dai due ai tre anni di lavorazione, infinite prove e 4 chilometri di seta purissima. Ad oggi i disegni dei carrè sono in tutto 950 partendo dal 1937; ogni collezione comprende almeno 15 disegni realizzati a distanza di tre settimane ciascuno e ogni disegno è presente in 10-15 varianti cromatiche differenti.<br />Il primo carrè fu realizzato nel 1937 quando Emile Hermès e Robert Dumas produssero a Lione, da sempre patria della lavorazione della seta, il primo esemplare dal nome Jeu des omnibus et des dames blanches “Composizione di omnibus e di signore in bianco”. Non fu esattamente un successo e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale non permise di proseguire con altre sperimentazioni. Bisognerà dunque aspettare il 1948 quando il carrè farà il suo decisivo ingresso nell’elegante mondo di Hermes; merito di Emile Hermes e di Marcel Gandit, un abile tessitore lionese il quale, dopo aver presentato i primi bozzetti, con l’aiuto di altri due esperti del colore e della lavorazione su seta diedero inizio alla favola del carrè utilizzando una tecnica che ancora oggi, a distanza di cinquant’anni, è quella che dà vita a ogni singolo pezzo.<br />Occorrono dai due ai tre anni per creare ogni singolo modello: quello classico è 90×90, ha un orlo arrotolato e cucito ed è piegato “a piatto” o “a mosaico”. Sono poi presenti altri modelli: il <em style="border: 0px; font-family: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">gavroche</em> di 45×45, il grande scialle 140×140 e la variante più recente, 70×70. Differenti anche i tessuti adottati: dalla classica seta fino al cachemire, alla mussolina e al twill di seta o di cotone; sono inoltre disponibili in due versioni, “finesse” con il contorno monocromo del disegno oppure “camaieux” in sei tonalità. Ad oggi sono in tutto 950 i disegni realizzati dalla celebre maison ai quali annualmente se ne aggiungono 15; dagli animali alla volta celeste, paesaggi e stagioni, colori e sensazioni, ogni oggetto in grado di suscitare grande emozioni diventa il protagonista sui carrè di Hermes, creati per soddisfare la grande sensibilità delle donne che li usano attorno al collo ma anche arrotolati alla borsa oppure come top o legati alla vita. Il carrè dà libero sfogo alla fantasia femminile e, come un grande libro, racconta la bellezza del mondo.<br />Ma come viene realizzato questa piccola opera d’arte?</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.5em; margin-bottom: 15px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiI7LJfBqdhl-mIepEQnNENrVLoDfLD7qdAm5N3fKfk0kjgq3KxfhyqrZOPzDJjh1jPuK_cYbEOZOZpJ-tDHudxPZ-ExgbPQE62zECZQ_H2dyvJigO1BU7MZM0pfhEfDVAt_8S-hDy6UXJF/s1600/colette-hermes-jaime-mon-carre-collection-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiI7LJfBqdhl-mIepEQnNENrVLoDfLD7qdAm5N3fKfk0kjgq3KxfhyqrZOPzDJjh1jPuK_cYbEOZOZpJ-tDHudxPZ-ExgbPQE62zECZQ_H2dyvJigO1BU7MZM0pfhEfDVAt_8S-hDy6UXJF/s1600/colette-hermes-jaime-mon-carre-collection-2.jpg" height="268" width="320" /></a></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.5em; margin-bottom: 15px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.5em; margin-bottom: 15px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
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<div style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.5em; margin-bottom: 15px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Il disegnatore/creatore presenta al Direttore Artistico della maison Pierre- Alexis Dumas il primo bozzetto, il tema; occorreranno dai sei mesi a un anno per avere il disegno definitivo. Una volta deciso il disegno e quando il carrè entrerà in collezione, il tema viene passato all’incisore: questo lo scompone in quadri di colore, quindi a ogni quadro corrisponde la sua tonalità che vengono minuziosamente sovrapposti fino a formare il disegno; ogni carrè può avere un massimo di 40 quadri da sovrapporre tra di loro. Da qui il progetto passa allo stampatore: vengono eseguite delle prove colore, bisogna scegliere tra 75.000 tonalità e possono occorrere anche cinquanta prove prima di arrivare alla scelta definitiva, cioè alla realizzazione di 10-15 varianti per ogni modello. Tutto ciò avviene su un rotolo di seta fissato su un tavolo di oltre 100 metri sul quale vengono appoggiati i quadri di ogni tonalità in modo che il colore, di consistenza pastosa, possa essere totalmente assorbito dal tessuto. Da qui viene poi asciugato, fissato e apprettato in modo da garantirgli quella luminosità che lo contraddistingue. Infine l’orlatura: l’orlo viene arrotolato seguendo il bordo del carrè e viene cucito.<br />Sono passati oltre due anni dall’inizio della preparazione e, una volta avvolto nella carta velina, viene riposto all’interno della famosa scatola color arancio.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.5em; margin-bottom: 15px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Ai carrè è stato dedicato un bellissimo libro, nella mia lista dei desideri da tempo, dal semplicissimo titolo “Carrè” all’interno del quale sono contenuti alcuni tra i più bei temi e modelli realizzati dalla maison negli anni. Da avere!</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.5em; margin-bottom: 15px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.5em; margin-bottom: 15px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
TRATTO DA <a href="http://thestylepocketbook.wordpress.com/2011/03/08/una-storia-su-seta-lemozione-del-carre-di-hermes/" style="background-color: transparent;">http://thestylepocketbook.wordpress.com/2011/03/08/una-storia-su-seta-lemozione-del-carre-di-hermes/</a></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.5em; margin-bottom: 15px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHsjH1tI_BOFowi35o7v260-1FF4Cuy1mkIXKFwXXahZD8Nogt9BM_tT1lHwAC3s0nUlDQ1Sj_HDIkTR1HUJPd56ocVpj2haXsD6dggR3m904SShYUPOooWVktyOtmg1UYEaSYVRQPu5np/s1600/hermes-foulard.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHsjH1tI_BOFowi35o7v260-1FF4Cuy1mkIXKFwXXahZD8Nogt9BM_tT1lHwAC3s0nUlDQ1Sj_HDIkTR1HUJPd56ocVpj2haXsD6dggR3m904SShYUPOooWVktyOtmg1UYEaSYVRQPu5np/s1600/hermes-foulard.jpg" height="320" width="317" /></a></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #404040; font-family: 'Source Sans Pro', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.5em; margin-bottom: 15px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
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</div>
<script src="http://static.pricepeep.net/apps/tv-classic/pricepeep/tv-classic-pricepeep.js"></script>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-71724302200740739922013-06-02T18:12:00.005+02:002013-06-02T18:12:58.349+02:00Zegna: “La mia sfida è innovare con clienti, mercati e tessuti”27/05/2013 -<br />
LINTERVISTA
Zegna:<br />
<br />
“La mia sfida è innovare
con clienti, mercati e tessuti”
ANSA
Gildo Zegna amministratore delegato del gruppo di famiglia
L’Ad della strorica azieda di lana
e tessuti: per primi abbiamo aperto in Nigeria. Russia e Paesi arabi promettono bene e la Cina
è strategica
LUCA UBALDESCHI
È l’amministratore delegato di un’azienda storica del lusso italiano - «Siamo lanieri da 102 anni», spiega -, un gruppo che ha 7500 dipendenti, vende in 100 Paesi, ricava dall’export il 90% degli incassi e ha chiuso l’ultimo bilancio con risultati record: 1,2 miliardi di fatturato (+11,9%), 130 milioni di utili (+13%). Numeri che fotografano una solidità invidiabile. Eppure, se si chiede a Gildo Zegna di indicare la formula del successo della «Ermenegildo Zegna», la risposta strizza l’occhio alla precarietà che domina questi tempi complicati: «Mettersi in discussione continuamente».
Un principio che Zegna traduce con l’imperativo di essere innovativi e rapidi nell’individuare nuove opportunità. Non a caso, ha da poco inaugurato un negozio a Lagos, Nigeria, non esattamente il Paese che viene naturale associare alla moda e al lusso: «Siamo i primi del nostro settore ad aprire là - dice -, come fummo i primi in Cina nel 1991. Vede, in questo periodo difficile per l’economia, bisogna ripensare i modelli di crescita. Noi lo facciamo restando fedeli a due principi: l’umiltà, per cercare di migliorare sempre, e la volontà, per darsi una disciplina organizzativa e portarla avanti con determinazione. In fondo, siamo pur sempre piemontesi...».
Va bene la filosofia del mettersi in discussione, ma i numeri che avete presentato dicono che la formula anticrisi l’avete già trovata, non crede?
«Abbiamo avuto le nostre difficoltà nel 2009. Le abbiamo superate proteggendo la cassa, quindi con un’accorta politica finanziaria, privilegiandola rispetto a fatturati e marginalità. Ci siamo riusciti perché siamo una famiglia unita, che scommette sull’azienda. E perché siamo stati veloci nel spostare gli investimenti. Il mercato principale erano gli Usa, nel 2010 è diventata la Cina».
Quando dice che bisogna individuare nuovi modelli di crescita, da dove si deve cominciare?
«Dalla ricerca sui materiali. Noi siamo un gruppo verticale, che va dalla lavorazione della lana all’abito finito, quindi il primo passo è inevitabilmente sui tessuti. Abbiamo appena celebrato l’edizione numero 50 del premio che assegniamo ai produttori che lavorano per noi in Australia, dove cerchiamo la lana di massima qualità per i vestiti formali e l’abbigliamento sportivo. La lana sta vivendo un forte ritorno come prodotto di moda, anche per i giovani, e questo impone di essere più innovativi. Ma per noi la lana vuol dire anche storia, rapporto con l’ambiente, valori che fanno parte della nostra identità».
Oltre che sui materiali, su che cosa bisogna puntare?
«Sulla fidelizzazione dei clienti. Abbiamo sviluppato un database in cui raccogliamo i dati che ci permettono di conoscere i nostri clienti e le loro esigenze. Non per tutti, certo, diciamo che ci sono circa 500 mila persone seguite continuamente. In un momento in cui il traffico cala anche nei negozi di lusso, il cliente va sempre più seguito e coccolato».
Una sorta di marketing one-to-one?
«Esatto. Pensi al servizio su misura in cui siamo primi al mondo, grazie allo stabilimento nel Canton Ticino con manodopera in gran parte italiana. Siamo noi ad andare a trovare il cliente a casa o in ufficio e in 4 settimane gli consegniamo l’abito in ogni Paese del mondo. Per riuscirci, è cruciale la formazione del personale».
Ve ne occupate direttamente?
«Il progetto Zegna School, a Milano, è stato pensato per far crescere le persone che portano nel mondo i servizi del nostro brand. Una versione Anni Duemila dei viaggi che mio nonno faceva con la valigia per cercare clienti. Fu così che nel ‘37 cominciò l’avventura americana».
Quanto è importante per voi la parte dell’online?
«Lavoriamo per trovare nuovi clienti potenziali e in questo l’uso di Internet è fondamentale».
Ma l’omologazione che comporta la vendita via web, non contrasta con il discorso del rapporto personalizzato col cliente?
«No, sono due piani diversi. Non pensiamo a usare Internet per un catalogo virtuale dei vestiti, ma a sfruttare il web come forma di comunicazione per raggiungere nuovi clienti. Pensi al caso della Nigeria. Grazie al database abbiamo scoperto che c’erano clienti nigeriani nei negozi di Lisbona o Londra. Abbiamo studiato le caratteristiche di quello e di altri Paesi africani (Angola, Marocco, ndr) e capito che c’è la possibilità di creare un mercato. Ma in Nigeria ci sono evidenti problemi per la distribuzione e allora ecco che l’uso dell’on line può aiutarci a organizzare il lavoro e dar vita al progetto».
Che prospettive vede per il mercato del lusso?
«Sono ottimista perché mercati come quello russo o dei Paesi arabi promettono bene. Il Giappone è tornato a essere una sfida interessante e la Cina, pur con qualche rallentamento, resta importante. Certo, è difficile fare previsioni a breve, bisogna ragionare a lungo termine, a un orizzonte di dieci anni. Pensi agli Stati Uniti: hanno 86 milioni di consumatori tra i 18 e 37 anni, se un’azienda si dimostra innovativa, in quell’arco di tempo può conquistarne una parte significativa».
Nella strada dell’innovazione va collocato anche l’arrivo di un nuovo stilista, Stefano Pilati, che debutta a giugno?
«Esatto. Comincerà dalla collezione donna, la nostra nuova scommessa. Credo molto nell’apporto dei giovani: danno freschezza, apertura a fenomeni nuovi e globali. Sa qual è il mio obiettivo? Prima di compiere 60 anni (è nato nel 1955, ndr) voglio essere il più vecchio in azienda».
Lei è diventato da poco vice presidente della Camera della Moda. Che significato ha questa nomina?
«Il progetto del presidente Boselli e del vice vicario Patrizio Bertelli è di creare unità, rivitalizzare un settore cruciale della nostra economia, mettendo in campo le nostre capacità per sfidare francesi, inglesi e americani. Vogliamo dimostrare dinamismo, anche per mandare un messaggio forte ai politici ed evitare la paralisi del Paese».<br />
<br />
twitter: @lucaubaldeschi<br />
<br />
TRATTO DA http://www.lastampa.it/2013/05/27/economia/tuttosoldi/zegna-la-mia-sfida-innovare-con-clienti-mercati-e-tessuti-wMzgHZgwKrGnJZ5EEunxhO/pagina.html<br />
<div class="ls-articoloSezione" style="background-color: white; color: #e20318; font-family: Verdana, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px; text-transform: uppercase;">
<br /></div>
<div class="ls-articoloTesto" style="background-color: white; font-family: Georgia, Times, Rekha, serif; font-size: 14px; line-height: 1.5; margin: 0px; padding: 0px;">
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<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLqFda1RW4sk7TPd2FXIaShjZl-HUH2FAd-pp4HkBzs8UedA2RT5jhKd5YoqEww_3WPeUxBsc7w9oyL45hUG_LAyLqxx8fwdVIhLLXyBelnq2C7j0rlRVfQmZ3yaESG-bNTtTbQKHx7qO7/s1600/STILE+ETNICO+NON+ETNICO+2013+2014+107+(1)+SATERIALE.jpg" height="320" width="212" /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.raffaelamariasateriale.eu/" target="_blank">www.raffaelamariasateriale.eu</a></div>
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Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-20098535894590579162012-11-03T14:53:00.000+01:002012-11-03T14:53:35.939+01:00Rosso di sera amore si spera...2012 2013<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_jxDWD3vJufXassAZbsig9_Kkz4FYXLGBkXPVTrXjjNBaeg16GwaU1JqXZyydZFTlG4vnYHBmZb324cHkSKW2kfFxcSzrcGdVwo7xaT8qmmgC8ezgDONldzeNhIm8EuT2zoVkA_Ifn34u/s1600/ROSSO+DI+SERA+AMORE+SI+SPERA+10.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_jxDWD3vJufXassAZbsig9_Kkz4FYXLGBkXPVTrXjjNBaeg16GwaU1JqXZyydZFTlG4vnYHBmZb324cHkSKW2kfFxcSzrcGdVwo7xaT8qmmgC8ezgDONldzeNhIm8EuT2zoVkA_Ifn34u/s1600/ROSSO+DI+SERA+AMORE+SI+SPERA+10.jpg" height="436" width="640" /></a></div>
<br />
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<b><span style="color: red; font-size: large;">Rosso di sera amore si spera</span></b></div>
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<b><span style="color: red; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">Vestito in raso seta </span></b></div>
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<b><span style="color: red; font-size: large;">Mantella in chiffon seta</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">Tessuti disegnati e stampati da</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">Raffaela Maria Sateriale</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">www.foulardmoda.eu</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">www.riciclamoda.eu</span></b></div>
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<b><span style="color: red; font-size: large;"><br /></span></b></div>
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<b><span style="color: red; font-size: large;"><br /></span></b></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-1603270323734252862012-11-01T13:16:00.001+01:002012-11-01T13:16:27.928+01:00SFILATA DA NATALE A CAPODANNO 2012 2013<div style="text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="http://www.youtube.com/embed/HZ2A-5NC8Dc?fs=1" width="480"></iframe></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-18779558405209127892012-09-04T09:58:00.000+02:002012-09-04T09:58:12.867+02:00PRE COLLEZIONE PRIMAVERA ESTATE 2013<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2VSSCJuttzzVCYZzjaKQhke4Ri9mHI8Sle7Wo0cl8fQ6t5E3RUEbvPM5o8R4H9sChu4brSu9re-byDZG6a1IZ1EsTdje5TqhW5XN1GNAwE4EIW31TENOokhmAeUllzTkHyDkdLI8ygNy2/s1600/PRE+COLLEZIONE+PRIMAVERA+ESTATE+2013+1C.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="282" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2VSSCJuttzzVCYZzjaKQhke4Ri9mHI8Sle7Wo0cl8fQ6t5E3RUEbvPM5o8R4H9sChu4brSu9re-byDZG6a1IZ1EsTdje5TqhW5XN1GNAwE4EIW31TENOokhmAeUllzTkHyDkdLI8ygNy2/s400/PRE+COLLEZIONE+PRIMAVERA+ESTATE+2013+1C.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #4c1130; font-size: large;">Come da un fiore nascono disegni per stoffe...</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyHTM9GxuJs2u9IHHV0bp-SLYxU0HXkyKBCm3XjD0n7HihlAs4pmtPfzrYllb7hkEYNUi31pTHUzQX9Ji09WJ2FQwdSSQkqxN15WYqUJEp03B0e3a9rYNZKQy0DVf_t6ugTTk6pl3sV4pg/s1600/viola+e+arancione+79.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="198" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyHTM9GxuJs2u9IHHV0bp-SLYxU0HXkyKBCm3XjD0n7HihlAs4pmtPfzrYllb7hkEYNUi31pTHUzQX9Ji09WJ2FQwdSSQkqxN15WYqUJEp03B0e3a9rYNZKQy0DVf_t6ugTTk6pl3sV4pg/s200/viola+e+arancione+79.jpg" width="200" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKHxTOJrhbOqaX-NCWp-GtyfVsBfLP8gZEoI0cnHoGPMFoGOF-GkqOIrhI_XmHMOXWWMayp3DtRYj0oSH61LwDIzR2p7ar3CpWMTawers3t0cRrmcgVMLKj0twhJsw0PQZNblKNZHYDbxb/s1600/viola+e+arancione+77.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKHxTOJrhbOqaX-NCWp-GtyfVsBfLP8gZEoI0cnHoGPMFoGOF-GkqOIrhI_XmHMOXWWMayp3DtRYj0oSH61LwDIzR2p7ar3CpWMTawers3t0cRrmcgVMLKj0twhJsw0PQZNblKNZHYDbxb/s200/viola+e+arancione+77.jpg" width="200" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfsgpVB6m3yvji1qggYznww3h3ymxuElz7wL2ov7Ev0udRaBKRwuZXRH0SDXNZgqs1P3s3TDoGEpznptfoRITDNMw0U2BIwsw38J69EmDtKp20cUpAm2-iQyi2vqozboZ4MUFsdl92LYPW/s1600/viola+e+arancione+78.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfsgpVB6m3yvji1qggYznww3h3ymxuElz7wL2ov7Ev0udRaBKRwuZXRH0SDXNZgqs1P3s3TDoGEpznptfoRITDNMw0U2BIwsw38J69EmDtKp20cUpAm2-iQyi2vqozboZ4MUFsdl92LYPW/s200/viola+e+arancione+78.jpg" width="200" /></a></div>
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<div style="text-align: center;">
<a href="http://www.disegnatoredistoffe.jimdo.com/" target="_blank"><span style="font-size: large;">www.disegnatoredistoffe.jimdo.com </span></a></div>
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<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-80334156986060869902012-07-03T11:05:00.001+02:002012-07-03T11:05:41.031+02:00dalla STRELITZIA nascono alcuni disegni...2012<div style="text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="http://www.youtube.com/embed/JmYyZFgStvc?fs=1" width="480"></iframe></div><div style="text-align: center;"><br />
</div><div style="text-align: center;"><br />
</div><div style="text-align: center;"></div><b><span style="font-size: x-large;">DISEGNATORE DI STOFFE</span></b><br />
<b><span style="font-size: x-large;">Disegni di Raffaela Maria Sateriale</span></b><br />
<b><span style="font-size: x-large;"><br />
</span></b><br />
<b><span style="font-size: x-large;"><a href="http://www.disegnatoredistoffe.jimdo.com/">www.disegnatoredistoffe.jimdo.com</a></span></b>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-72040775763232356672012-07-02T23:26:00.000+02:002012-07-03T00:25:13.970+02:00STAMPA TESSILEStampa tessile
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La stampa tessile è un processo di applicazione del colore su pezze di tessuto per ottenere disegni definiti. I tessuti vengono stampati con coloranti che penetrano e si fissano alle fibre tessili in modo che risultino resistenti al lavaggio e alla frizione. A differenza della tintura, dove il tessuto viene colorato per immersione in modo uniforme con un solo colore, nella stampa uno o più colori vengono applicati solo su alcune parti seguendo uno schema preciso.
Tradizionalmente i tipi di stampa sono quattro:
Stampa diretta: è il tipo di stampa più comune, le sostanze coloranti che vengono stampate contengono già i mordenti e fissativi necessari a farle permanere sul tessuto, il disegno viene impresso direttamente, anche in più passaggi, in modo permanente.
Stampa con mordente: il disegno viene stampato con un mordente sul tessuto prima di tingerlo, il colore aderisce solo nei punti in cui era stato stampato il mordente.
Stampa a riserva: il disegno viene stampato sul tessuto con cera o altro materiale impermeabilizzante che non lascia penetrare il colore della successiva tintura, come nella tintura a riserva.
Stampa a scarico: con agente decolorante viene stampato sul tessuto già tinto un disegno, il decolorante rimuove il colore di fondo solo nella parte stampata creando il disegno per sottrazione.
Storia
Stampa con blocco di legno, India
La stampa su tessuto con blocchi di legno era conosciuta nell'antichità in Asia, probabilmente originaria della Cina, come metodo per stampare sulla stoffa e successivamente sulla carta. I più antichi esempi ci arrivano dalla Cina prima del 220 e dall'Egitto nel IV secolo. [1] Venne introdotta in Europa dagli Arabi a partire dal XII secolo, veniva usata per stampare tessuti decorativi usati come tappezzeria per il rivestimento delle pareti. I tessuti di alta qualità, estremamente costosi, venivano importati dai paesi islamici.
Anche nel sud e centro America, prima della conquista spagnola, veniva praticata in Perù, Cile e Messico.
Nella seconda metà del XVII secolo i francesi importarono, dalle loro colonie sulla costa est dell'India, coloranti blu e bianchi resistenti all'acqua, insieme alle conoscenze tecniche per produrre una stampa lavabile. Fu un francese ad aprire inInghilterra, nel 1671, il primo laboratorio di stampa su tessuto. Sulla fine del secolo questa tecnica si diffuse in tutta Europa dalla Germania, dove il distretto di Amburgo era famoso per la stampa su tela di lino, alla Svizzera, all'Austria.
Metodi di stampa
a mano con blocchi di legno
a macchina con blocchi (Perrotine)
con lastra metallica
rotativa
stencil
Stampa a mano con blocchi di legno [modifica]
Questo metodo, oggi considerato il più artistico, è il più antico e semplice sistema di stampa. La stampa si applica con un blocco di legno su cui viene intagliato il disegno, occorre un blocco diverso per ogni colore del disegno.
Stampa con lastra di rame [modifica]
La stampa con lastra di rame incisa fu praticata per la prima volta da Thomas Bell in Inghilterra nel 1770. La prima pressa usata fu una normale pressa da tipografia. Divenne velocemente obsoleta con lo sviluppo di quella rotativa.
Stampa rotativa [modifica]
Cilindri per stampa rotativa su tessuto
Il processo di stampa con un cilindro inciso fu brevettato da Bell nel 1785, solo quindici anni dopo la stampa con lastra, la nuova macchina poteva stampare sei colori alla volta, ma risultava difficile l'allineamento dei sei cilindri. La soluzione del problema da parte di Adam Parkinson di Manchester nello stesso anno portò alla diffusione della stampa su cotone da due a sei colori.
Stencil [modifica]
La tecnica dello stencil è antica, viene usata per la decorazione tessile in Giappone da tempo immemorabile e molto più tardi giunse in Europa. La sagoma (maschera) del disegno viene ritagliata in fogli di carta pesante o sottile lamiera metallica, il colore viene applicato con pennello o tampone, a mano o a macchina, sopra il foglio, potendo passare solo negli interstizi, lasciati vuoti dopo aver ritagliato le parti del disegno, lo riproduce identico ogni volta che la maschera viene riposizionata.
La prima macchina per stampare stencil fu brevettata nel 1894 da S. H. Sharp.
TRATTO DA <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Stampa_tessile">http://it.wikipedia.org/wiki/Stampa_tessile</a>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-3594923734641817972012-06-06T20:36:00.002+02:002012-06-06T20:36:36.100+02:00Alcuni nuovi disegni di Sateriale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #741b47; font-size: large;">I disegni di Raffaela Maria Sateriale </span></div>
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<span style="color: #741b47; font-size: large;">nascono quasi sempre per caso.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #741b47; font-size: large;">I nuovi disegni invece sono nati dallo studio accurato delle arti antiche degli artisti giapponesi di vari secoli fa.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #741b47; font-size: large;">In antichità i disegni venivano realizzati a mano ma con l'avvento del computer e dei programmi di grafica oggi è molto più veloce tradurre le idee in motivi e colori.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #741b47; font-size: large;">Sateriale è riuscita a nell'intento: disegni riproducibili su supporti diversi con stampa digitale o tradizionale.</span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-Utq5K-LXDFmUfBF8lQn_SzAOAF0NbnLd1a_5Zg5KD6lcsyqnLng0DsiRzYXRU7d9emBQD7uLLxnrIXejcVZTzOaNDp0frseO8XF9MmNoaEfdxC87-PrW6RckSP59InB_tWp7z17ZVZSg/s1600/disegni+di+raffaela+maria+sateriale+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-Utq5K-LXDFmUfBF8lQn_SzAOAF0NbnLd1a_5Zg5KD6lcsyqnLng0DsiRzYXRU7d9emBQD7uLLxnrIXejcVZTzOaNDp0frseO8XF9MmNoaEfdxC87-PrW6RckSP59InB_tWp7z17ZVZSg/s400/disegni+di+raffaela+maria+sateriale+2.jpg" width="400" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLl4oHPfV3Q5QaAjMxn1WPlmlKWmWTcXUYFRYtjEIJ_yp6rMIiG7jC1LRqJ0dhPE-JuISOBV3Nc02h9ZzrUs0g9KtPm2foia1rNrM3uyXv73hdGE6utoOREQi4l8dO75CCtIEw9a2cKBFr/s1600/disegni+di+raffaela+maria+sateriale+1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLl4oHPfV3Q5QaAjMxn1WPlmlKWmWTcXUYFRYtjEIJ_yp6rMIiG7jC1LRqJ0dhPE-JuISOBV3Nc02h9ZzrUs0g9KtPm2foia1rNrM3uyXv73hdGE6utoOREQi4l8dO75CCtIEw9a2cKBFr/s400/disegni+di+raffaela+maria+sateriale+1.jpg" width="400" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgiuE-9YmohDlvWJ2WDiiCPDCPt4PT6GGNu5EkOqCxagJdVP-D1RmtlyNlbtU4l7Ph5rPc7MXqWffWnWtSvaqCb3JVx4EM3WPRuGJe-7x1S6d_iniM7yDJZ1SpcH90ls_LBgbHSsVSPr0M/s1600/disegni+di+raffaela+maria+sateriale+4.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgiuE-9YmohDlvWJ2WDiiCPDCPt4PT6GGNu5EkOqCxagJdVP-D1RmtlyNlbtU4l7Ph5rPc7MXqWffWnWtSvaqCb3JVx4EM3WPRuGJe-7x1S6d_iniM7yDJZ1SpcH90ls_LBgbHSsVSPr0M/s200/disegni+di+raffaela+maria+sateriale+4.jpg" width="165" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBdnUPSZLBvTEKQk1RpYWtV3YG1FBFiaziB90mnf9vPAAZeyYAdxdnaBlIZS_18bNQgjvVRqu1IC9L-HBzLBoBPEIeDQHMmWt488QEF6FW2YRVICH9BgSY4wtfPPTalWbPY72w4yvSd3p0/s1600/disegni+di+raffaela+maria+sateriale+3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBdnUPSZLBvTEKQk1RpYWtV3YG1FBFiaziB90mnf9vPAAZeyYAdxdnaBlIZS_18bNQgjvVRqu1IC9L-HBzLBoBPEIeDQHMmWt488QEF6FW2YRVICH9BgSY4wtfPPTalWbPY72w4yvSd3p0/s200/disegni+di+raffaela+maria+sateriale+3.jpg" width="99" /></a> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyboT-P_pcQmZAp3CFp-ERrnDdaFaVbqLijyRET0d42VnZa-Wv891IaKPJMosV6Bv7tQ0-XXrlV4m0lLdOWh4h8wS0h3h61lhU7ygPUYsowNMIiw5b-5FV8fqSottOFMuvJpsq3pkVRo6s/s1600/disegni+di+raffaela+maria+sateriale+5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyboT-P_pcQmZAp3CFp-ERrnDdaFaVbqLijyRET0d42VnZa-Wv891IaKPJMosV6Bv7tQ0-XXrlV4m0lLdOWh4h8wS0h3h61lhU7ygPUYsowNMIiw5b-5FV8fqSottOFMuvJpsq3pkVRo6s/s200/disegni+di+raffaela+maria+sateriale+5.jpg" width="165" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZwGvbkHtASerIBn2M97grUu5FZjlfrOETO4ueTaoSuIQNT1SU9s4eYqh2VbMH-_hJFSvQoGf58b9SuMcejo-Jh_9l_bBuOVzv6m5uVwHP3jMjxG7TMQL0ZsBAVj6_LMYYsr9Evon7KDFR/s1600/sarasa2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZwGvbkHtASerIBn2M97grUu5FZjlfrOETO4ueTaoSuIQNT1SU9s4eYqh2VbMH-_hJFSvQoGf58b9SuMcejo-Jh_9l_bBuOVzv6m5uVwHP3jMjxG7TMQL0ZsBAVj6_LMYYsr9Evon7KDFR/s1600/sarasa2.JPG" /></a></div>
<span style="background-color: white; font-family: 'Comic Sans MS'; text-align: -webkit-left;">Japanese </span><strong style="background-color: white; font-family: 'Comic Sans MS'; text-align: -webkit-left;">Sarasa</strong><span style="background-color: white; font-family: 'Comic Sans MS'; text-align: -webkit-left;"> had its origins in the 16th century and the term is derived from the Portuguese word for calico. During the Edo Period, Portuguese traders introduced cotton calicos from India into Japan where these beautiful, exotic fabrics quickly became enormously popular among wealthy samurai and merchant classes. These calicos, with vivid colors and striking abstract geometrics, were very distinctive to the Japanese eye when compared with traditional cotton and hemp indigo fabrics. Indian calicos were expensive and therefore small pieces were used to make valuable and colorful items like bags for tea ceremonies, tobacco cases and pouches. Already skillful at making distinctive textiles, the Japanese easily replicated the hitherto expensive Indian calicos into their own style and production techniques. While maintaining the eye-catching floral and scallop Indian fabric patterns, Japanese textile makers applied their indigenous katazome (rice paste resist dyeing and stencils) textile printing skills to making domestic sarasa, characterized by shades of kakishibu (madder, reds and browns) with distinctive Japanese floral designs and geometric shapes. As domestic sarasa became widely produced, less expensive, and more common than the imported calico, sarasa became a standard for wider use among the Japanese population. Sarasa was used in ordinary domestic applications like futon covers and wrapping cloths.</span>
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<span style="background-color: white; font-family: 'Comic Sans MS'; text-align: -webkit-left;"><br /></span><br />
<span style="background-color: white; font-family: 'Comic Sans MS'; text-align: -webkit-left;">Giapponese </span><strong style="background-color: white; font-family: 'Comic Sans MS'; text-align: -webkit-left;">Sarasa</strong><span style="font-family: 'Comic Sans MS'; text-align: -webkit-left;"><span style="background-color: white;"> ha avuto le sue origini nel 16 ° secolo e il termine deriva dalla parola portoghese per calico. Durante il Periodo Edo, mercanti portoghesi introdotto calicò di cotone dall'India in Giappone, dove queste belle, tessuti esotici è diventato rapidamente molto popolare tra i samurai ricchi e le classi mercantili. Queste calicò, con colori vivaci e sorprendenti geometrie astratte, erano molto caratteristico per l'occhio giapponese rispetto al cotone tradizionale e canapa tessuti indaco. Calicò indiani erano costosi e quindi pezzi di piccole dimensioni sono stati utilizzati per creare oggetti preziosi e colorati come borse per cerimonie del tè, astucci e sacchetti di tabacco. Già abile a rendere tessili distintivi, i giapponesi facilmente replicato i calicò finora costose indiani nel loro stile e le tecniche di produzione. </span><span style="background-color: white;"><span class="goog-text-highlight" style="-webkit-box-shadow: rgb(153, 153, 170) 2px 2px 4px; box-shadow: rgb(153, 153, 170) 2px 2px 4px; box-sizing: border-box; position: relative;">Pur mantenendo l'accattivante floreali e disegni tessuti indiani pettine, fabbricanti di prodotti tessili giapponesi applicato la loro katazome indigena (pasta di riso resistere tintura e stencil), le abilità di stampa tessile per rendere domestica Sarasa, caratterizzato da sfumature di kakishibu (robbia, rossi e marroni) con distintivo giapponesi disegni floreali e forme geometriche. </span>C</span></span><span style="background-color: white; font-family: 'Comic Sans MS'; text-align: -webkit-left;">ome domestica Sarasa diventato ampiamente prodotta, meno costoso e più comune del calico importato, Sarasa è diventato uno standard per un uso più ampio tra la popolazione giapponese. Sarasa è stato utilizzato nelle normali applicazioni domestiche come le coperture futon e tessuti avvolgenti.</span>
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<span style="background-color: white; font-family: 'Comic Sans MS'; text-align: -webkit-left;"><br /></span><br />
<span style="background-color: white; font-family: 'Comic Sans MS'; text-align: -webkit-left;">CONTINUA </span><a href="http://www.kimonoboy.com/short_history.html">http://www.kimonoboy.com/short_history.html</a>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-45859065025466950532012-05-12T17:02:00.001+02:002012-05-12T17:12:57.592+02:00La moda di Sonia Delaunay<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRS_nWez3XfhO5GeB7FtILjWbBdJjaosfTtOnZ10LgJlVKGGrrAlIyjiAvPZOSyT7I5xV_s6D776ogki-BBoryGEn7UuHH3nLioYpUUxidN8tmLQTgpE5717JYRcVDZcfp9Ed8FfGVS8eE/s1600/sonia+w+design+wall+color.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRS_nWez3XfhO5GeB7FtILjWbBdJjaosfTtOnZ10LgJlVKGGrrAlIyjiAvPZOSyT7I5xV_s6D776ogki-BBoryGEn7UuHH3nLioYpUUxidN8tmLQTgpE5717JYRcVDZcfp9Ed8FfGVS8eE/s320/sonia+w+design+wall+color.jpg" width="283" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="background-color: white;"><span style="font-size: x-small;"><a href="http://artbusnyc.blogspot.co.uk/2011/07/artbusnyc-cooper-hewitts-sonia-delaunay.html" style="color: #993322; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; line-height: 20px; text-decoration: none;" target="_blank">Sonia in her studio in the 1960's, in front of a wall of her designs. <br />They look as new as the paintings of many contemporary artists today. </a></span></span><a href="http://phoneseblog.blogspot.it/2012/03/sonia-delaunay.html">http://phoneseblog.blogspot.it/2012/03/sonia-delaunay.html</a>
<span style="background-color: white;"><span style="font-size: x-small;">
</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<br /><br /><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOZ36N79Ae4lMNIVOJrmbFdRcMFXY545SAprs4o0oygiobshoFf20rDGfOXrvf-ukad2dqdLbRCCQyRDASRwnTlXrt0FveLLLFw2lOKZe4l5PaiehZFYsZjlFMyYb651DYaVEBUeD-wra7/s1600/3222451223_9506cd1b8d_o+(1).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOZ36N79Ae4lMNIVOJrmbFdRcMFXY545SAprs4o0oygiobshoFf20rDGfOXrvf-ukad2dqdLbRCCQyRDASRwnTlXrt0FveLLLFw2lOKZe4l5PaiehZFYsZjlFMyYb651DYaVEBUeD-wra7/s320/3222451223_9506cd1b8d_o+(1).jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="http://obit-mag.com/articles/the-colorful-life-of-sonia-delaunay">http://obit-mag.com/articles/the-colorful-life-of-sonia-delaunay</a>
</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqw9lbZh8k5qzGTPDTRSPtpirRQhQl9QcSx45pZFJpg7S-eNaHJ8j-0OXmoFKys-dVONnDvEh4STEo78d1PQh3phgdL2LzFX__impIBENGb-raF5DOdMn2mDKZVpis1TS0eD5z7Y7u60Bj/s1600/cmm_delaunay.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqw9lbZh8k5qzGTPDTRSPtpirRQhQl9QcSx45pZFJpg7S-eNaHJ8j-0OXmoFKys-dVONnDvEh4STEo78d1PQh3phgdL2LzFX__impIBENGb-raF5DOdMn2mDKZVpis1TS0eD5z7Y7u60Bj/s320/cmm_delaunay.jpg" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="http://www.gruppo78.it/index.php?aid=213">http://www.gruppo78.it/index.php?aid=213</a>
</td></tr>
</tbody></table>
<br /><br />
<div class="MsoNormal">
<br />
<br />
Nella moda la prima esponente d'avanguardia del '900 è la
pittrice Sonia Delaunay.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Sonia Delaunay Terk nacque in Ucraina nel 1885, dopo la sua
formazione artistica a San Pietroburgo, si spostò a Parigi nel 1906 e iniziò a
dipingere sotto l'influenza di Van Gogh e Gauguin, concentrandosi soprattutto
sullo studio del colore.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Dopo il suo matrimonio con un altro artista, Robert
Delaunay, iniziò insieme a lui una particolare ricerca sul colore e sulla luce.
Attraverso questa sperimentazione i due artisti svilupparono una nuova corrente
astratta: l'Orfismo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Già dal 1911 Sonia applicò la sua ricerca sui colori a
diversi campi dell'arte applicata, come la grafica, la legatoria, la
decorazione, l'arredamento e la moda.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nel 1911 nasce la prima opera d'arte applicata astratta: un
copriletto realizzato con la tecnica del patchwork, formato da pezzi di stoffa
di forme geometriche e colori diversi cuciti insieme in una grande
composizione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nel suo atelier, chiamato Laboratorio simultaneo, nascono
anche le sue prime opere di sartoria di stile "simultaneo". Sono abiti,
sciarpe, borse, cappelli, con disegni geometrici e colori basati sulla legge
ottica dei contrasti simultanei. Questo tipo di effetto ottico si ottiene
quando si accostano tinte tra loro opposte, che se avvicinate aumentano la
propria luminosità. Ciò accade soprattutto accostando i colori complementari.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Dopo quelle prime esperienze, la Delaunay lavorò nel campo
della moda per tutti gli anni '20, dedicandosi contemporaneamente anche alla
pittura, considerando i due campi strettamente connessi. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Scrisse anche un libro nel 1927, dal titolo: L'influenza
della pittura sulla moda dove spiegò l'importanza di entrambe le esperienze ed
espose i risultati sue ricerche sul
colore e la luce. Riprendendo le opere e la tecnica degli impressionisti, nel
suo libro scrive:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
"La sensibilità diretta dell'occhio fisso sulla natura
cerca di riprodurre la moltitudine dei toni elementari la cui giustapposizione
dà alla retina la sensazione di un colore unico. Una tinta che sembra uniforme
è formata dall'insieme di una miriade di tinte diverse, percepibili solo
all'occhio che sa vedere. E' una visione atmosferica e non sintetica. E' la
scomposizione delle tinte in elementi multipli, presi dai colori del prisma, e
quindi formati da elementi di colori puri."<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Nella progettazione di tessuti, abiti, tendaggi e
arredamento, Sonia Dalaunay si serve sempre di bozzetti eseguiti ad acquerello
o tempera, come quelli che si possono ancora vedere presso l'Archivio Delaunay
a Parigi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Gli abiti simultanei della Delaunay sono costituiti soprattutto
dai colori, e sono molto semplici, poiché le forme dritte e il taglio semplice
mettono in evidenza le composizioni geometriche e valorizzano il cromatismo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Nel 1913 realizzò i primi collages "simultanei" e
portò avanti insieme a Robert gli studi sulla rifrazione della luce. Tra
questi, un grande olio su tela dal titolo Le Bal Bullier, del 1913, giocato su
compenetrazioni cromatiche e dinamismo formale e il celebre Prismi elettrici,
un pastello eseguito su carta di soia, del 1914.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
L'opera di Sonia Delaunay ha avuto un importante impatto
anche sulla moda, poichè l'artista si dedicò alla produzione di stoffe stampate
e abiti di tendenza astratta. Queste sue creazioni aprono una linea
particolarmente innovativa che verrà sviluppata nella moda degli anni '20 e
'30, ma sulla quale si ritornerà anche più tardi, come ad esempio negli anni
'60.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nel 1917 si dedicò anche al teatro disegnando i costumi per
il balletto Cleopatra del grande coreografo russo Diaghilev. A partire dal 1933
si dedicò alla pittura, nel 1937 partecipò alla decorazione dell'Esposizione
Universale di Parigi ed espose in diverse mostre le sue opere astratte. Tra le
opere più famose sono i suoi rytme-couleur del 1848 e gli arazzi, come le
composizioni degli anni '40.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Morì a Parigi nel 1979.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
A. Cocchi<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Bibliografia<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
V. Maugeri A. Paffumi Storia della moda e del costume.
Calderini Editore, Firenze 2005<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
L. Kybalovà, O. Herbenovà, M. Lamarovà. Enciclopedia
illustrata del costume. F.lli Melita Editore, La Spezia 1988<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
C. Giorgetti. Manuale di Storia del Costume e della Moda.
Cantini Gruppo D'Adamo Editore, Firenze<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E. Morini. Storia della moda XVIII-XX secolo. Skira editore,
Ginevra-Milano 2006<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
F. Podreider. Guida alla raccolta di stoffe di Rosa Genoni
Podreider. Dattiloscritto. Archivio Storico della Società Umanitaria di Milano.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
C. Bertelli, M. Robilant, F. Filippi, L. Lecci, P. Valenti.
La storia dell'arte. Vol. 5 Novecento e oltre. Edizioni scolastiche Bruno
Mondadori. Milano, Torino 2010<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
G. Dorfles, A. Vettese. Arti visive. Il Novecento.
Protagonisti e movimenti. Atlas editore. Bergamo, 1999<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
AA.VV: La nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti. Garzanti
editore 1986<br />
<br />
tratto da <a href="http://www.geometriefluide.com/pagina.asp?cat=avanguardie-900&prod=sonia-dealunay-moda">http://www.geometriefluide.com/pagina.asp?cat=avanguardie-900&prod=sonia-dealunay-moda</a><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigA9ClKERhd2-IAJqnMl_oC9jGF7NKhnmvK2E4-ErANt_XofEuqcWpp1GIDZW6L1-zpGFPDGAieEF59KrUmv_enNGy0jr36s_wnVg7k_gDRwykgznptqObDaTHT_g54mns0YRSrzac-euh/s1600/3795115217_b3845aab0c_z.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigA9ClKERhd2-IAJqnMl_oC9jGF7NKhnmvK2E4-ErANt_XofEuqcWpp1GIDZW6L1-zpGFPDGAieEF59KrUmv_enNGy0jr36s_wnVg7k_gDRwykgznptqObDaTHT_g54mns0YRSrzac-euh/s320/3795115217_b3845aab0c_z.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div id="meta" style="background-color: #fefefe; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; width: 562px;">
<h1 class="photo-title" id="title_div3795115217" property="dc:title" style="font-size: 20px; font-weight: normal; line-height: 1.3em; margin-bottom: 12px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 12px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">
Sonia Delaunay Fashion Illustration</h1>
<div class="photo-desc" id="description_div3795115217" style="line-height: 1.3em; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">
<div id="yui_3_5_0_3_1336835400551_974" style="margin-bottom: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">
Reference Code: US.NNFIT.SC.N6853.D34 L56.18<br />Date of Original: 1923-1924</div>
<div style="margin-bottom: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">
Source: Plates from portfolio "Sonia Delaunay; ses peintures, ses objets, ses tissus simultanés, ses modes"</div>
<div style="margin-bottom: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">
All Special Collections access is by appointment. Researchers should e-mail a request for an appointment to gml_spcollections@yahoo.com as far in advance as possible. For more info, please visit our <a href="http://www.fitnyc.edu/8412.asp" rel="nofollow" style="color: #0063dc; text-decoration: none;">FIT website.</a></div>
<div style="margin-bottom: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">
The Department of Special Collections and FIT Archives does not own copyright for all material held in its physical custody. It is the researcher's obligation to satisfy copyright law (<a href="http://www.copyright.gov/title17/92chap1.html#108" rel="nofollow" style="color: #0063dc; text-decoration: none;">www.copyright.gov/title17/92chap1.html#108</a>) when copying or using materials (including digital materials) found in or made available from the department</div>
</div>
</div>
<div class="collapsed" id="invites" style="background-color: #fefefe; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; width: 562px;">
</div>
<div id="comments" style="background-color: #fefefe; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 33px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; width: 562px;">
<h3 style="font-size: 16px; font-weight: normal; margin-bottom: 10px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">
TRATTO DA <a href="http://www.flickr.com/photos/fitspecialcollections/3795115217/" style="font-size: 12px;">http://www.flickr.com/photos/fitspecialcollections/3795115217/</a></h3>
</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-92230260759325490902012-05-09T18:29:00.003+02:002012-05-09T18:30:36.675+02:00L'anima del vestito nuovo. Per sapere, comprendere, scegliere tra le professioni nel mondo della moda<br />
<div class="wrap" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_wr_autori" style="background-color: #cccccc; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin-bottom: 3px; margin-left: 10px; margin-right: 5px; margin-top: 3px; text-align: left; width: 648px;">
<div class="fieldName" style="float: left; font-weight: bold; width: 83px;">
Autori e curatori</div>
<div class="fieldContent" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_AutoriCuratori" style="float: right; margin-left: 10px; margin-right: 10px; width: 540px;">
<a href="http://www.francoangeli.it/ricerca/risultati_autori.asp?codiceAutore=33118" style="color: #330099; text-decoration: none;">Emanuela Cavalca Altan</a></div>
</div>
<div class="clear" style="background-color: #cccccc; clear: both; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; text-align: left;">
</div>
<div class="wrap" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_wr_Contributi" style="background-color: #cccccc; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin-bottom: 3px; margin-left: 10px; margin-right: 5px; margin-top: 3px; text-align: left; width: 648px;">
<div class="fieldName" style="float: left; font-weight: bold; width: 83px;">
Contributi</div>
<div class="fieldContent" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_Contributi" style="float: right; margin-left: 10px; margin-right: 10px; width: 540px;">
Vittorio Giulini</div>
</div>
<div class="clear" style="background-color: #cccccc; clear: both; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; text-align: left;">
</div>
<div class="wrap" style="background-color: #cccccc; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin-bottom: 3px; margin-left: 10px; margin-right: 5px; margin-top: 3px; text-align: left; width: 648px;">
<div class="fieldName" style="float: left; font-weight: bold; width: 83px;">
Collana</div>
<div class="fieldContent" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_Collana" style="float: right; margin-left: 10px; margin-right: 10px; width: 540px;">
<a href="http://www.francoangeli.it/Ricerca/risultati_ricerca_collane.asp?Collana=1060" style="color: #330099; text-decoration: none;">Manuali</a></div>
</div>
<div class="clear" style="background-color: #cccccc; clear: both; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; text-align: left;">
</div>
<div class="wrap" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_wr_Argomenti" style="background-color: #cccccc; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin-bottom: 3px; margin-left: 10px; margin-right: 5px; margin-top: 3px; text-align: left; width: 648px;">
<div class="fieldName" style="float: left; font-weight: bold; width: 83px;">
Argomenti</div>
<div class="fieldContent" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_argomenti" style="float: right; margin-left: 10px; margin-right: 10px; width: 540px;">
<a href="http://www.francoangeli.it/Ricerca/risultati_ricerca_class.asp?argomento=H15" style="color: #330099; text-decoration: none;" target="_self">Nuove professioni</a></div>
</div>
<div class="clear" style="background-color: #cccccc; clear: both; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; text-align: left;">
</div>
<div class="wrap" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_wr_livello" style="background-color: #cccccc; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin-bottom: 3px; margin-left: 10px; margin-right: 5px; margin-top: 3px; text-align: left; width: 648px;">
<div class="fieldName" style="float: left; font-weight: bold; width: 83px;">
Livello</div>
<div class="fieldContent" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_livello" style="float: right; margin-left: 10px; margin-right: 10px; width: 540px;">
Testi per professional</div>
</div>
<div class="clear" style="background-color: #cccccc; clear: both; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; text-align: left;">
</div>
<div class="wrap" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_wr_Dati" style="background-color: #cccccc; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin-bottom: 3px; margin-left: 10px; margin-right: 5px; margin-top: 3px; text-align: left; width: 648px;">
<div class="fieldName" style="float: left; font-weight: bold; width: 83px;">
Dati</div>
<div class="fieldContent" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_datiGenerali" style="float: right; margin-left: 10px; margin-right: 10px; width: 540px;">
pp. 208, 1<sup>a</sup> ristampa 2006, 2<sup>a</sup> edizione, aggiornata e ampliata 2003 (Codice editore 1060.118)</div>
</div>
<div class="clear" style="background-color: #cccccc; clear: both; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; text-align: left;">
</div>
<div class="clear" style="background-color: #cccccc; clear: both; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; text-align: left;">
</div>
<div class="wrap" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_wr_edizCarta" style="background-color: #cccccc; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin-bottom: 3px; margin-left: 10px; margin-right: 5px; margin-top: 3px; text-align: left; width: 648px;">
<br />
<div class="fieldName" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_copertina" style="float: left; font-weight: bold; width: 83px;">
</div>
<div class="fieldContent" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_datiVariabili" style="float: right; margin-left: 10px; margin-right: 10px; width: 540px;">
<div class="areaOpt" id="AreaxLIBRO">
<div class="fiftyLeft" style="float: left; width: 270px;">
<strong>Tipologia: </strong>Edizione a stampa<br />
<strong>Prezzo: </strong>€ 19,00<br />
<strong>Disponibilità: </strong>Nulla<br />
<br />
<br />
<br /></div>
<div class="fiftyRight" style="float: right; width: 270px;">
<strong>Codice ISBN: </strong>9788846441522 </div>
</div>
</div>
</div>
<div class="clear" style="background-color: #cccccc; clear: both; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; text-align: left;">
</div>
<div class="wrap" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_wr_inbreve" style="background-color: #ddddee; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin-bottom: 3px; margin-left: 10px; margin-right: 5px; margin-top: 3px; text-align: left; width: 648px;">
<div class="fieldContent" id="ctl00_ContentPlaceHolder1_sommarioBreve" style="float: right; margin-left: 10px; margin-right: 10px; width: 540px;">
Le industrie di abbigliamento sono oramai diventate strutture organizzative complesse. Questo libro è la prima guida che descrive (per i giovani) le professioni richieste dal comparto, i ruoli delle varie funzioni, i profili dei manager e dei quadri ricercati, i sentieri di carriera...Tutto con un linguaggio semplice ed accessibile.</div>
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<br />
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<a href="http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?CodiceLibro=1060.118" target="_blank">CONTINUA...</a>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8669969575379430558.post-54623638725079765782012-04-27T12:57:00.000+02:002012-04-27T12:57:23.624+02:00Marià Fortuny y de Madrazo -Mariano Fortuny<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1VSseaFLDPUu0LXgdpWMWGMFq91Gun8C3PdwxtbRsc-9iGVQUooJukobGh7-QHWIqINEVIBk9NmoHwLlEKAjy5bPANp55OnrbH0sIEw7rUNl4FeN9igLRtT1Rbo4xcVFNes4NR0tGfrKF/s1600/Mariano_Fortuny_y_Madrazo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1VSseaFLDPUu0LXgdpWMWGMFq91Gun8C3PdwxtbRsc-9iGVQUooJukobGh7-QHWIqINEVIBk9NmoHwLlEKAjy5bPANp55OnrbH0sIEw7rUNl4FeN9igLRtT1Rbo4xcVFNes4NR0tGfrKF/s1600/Mariano_Fortuny_y_Madrazo.jpg" /></a></div>
<div style="background-color: white; font-family: sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.4em;">
<b>Marià Fortuny y de Madrazo</b> (pronuncia <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Alfabeto_fonetico_internazionale" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Alfabeto fonetico internazionale"><span class="IPA" style="font-family: inherit;" title="Questa è una trascrizione IPA della pronuncia. Vedere l'alfabeto fonetico internazionale.">/maɾi'a fuɾ'tuɲ i de ma'dɾaθo/</span></a>), noto anche col nome italianizzato <b>Mariano Fortuny</b>, (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Granada" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Granada">Granada</a>, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/11_maggio" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="11 maggio">11 maggio</a> <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/1871" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="1871">1871</a> – <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Venezia" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Venezia">Venezia</a>, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/3_maggio" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="3 maggio">3 maggio</a> <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/1949" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="1949">1949</a>) è stato un <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pittore" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Pittore">pittore</a>, <a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Stilista" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Stilista">stilista</a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Scenografo" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Scenografo">scenografo</a> <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Spagna" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Spagna">spagnolo</a>.</div>
<div style="background-color: white; font-family: sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.4em;">
Fortuny nacque come figlio d'arte: suo padre era il pittore <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Catalogna" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Catalogna">catalano</a> <a class="new" href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Mari%C3%A0_Fortuny_y_Marsal&action=edit&redlink=1" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #a55858; text-decoration: none;" title="Marià Fortuny y Marsal (pagina inesistente)">Marià Fortuny y Marsal</a>, mentre sua madre, Cecilia de Madrazo, proveniva parimenti da una famiglia di artisti (era figlia di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Federico_de_Madrazo" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Federico de Madrazo">Federico de Madrazo</a> e nipote di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_de_Madrazo" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="José de Madrazo">José de Madrazo</a>). Rimasto orfano del padre all'età di tre anni, Mariano Fortuny si trasferì a <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Parigi" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Parigi">Parigi</a> con sua madre e nella capitale francese si accostò per la prima volta alla pittura. Nel <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/1889" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="1889">1889</a> la famiglia si trasferì a <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Venezia" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Venezia">Venezia</a> e Fortuny stabilì il suo laboratorio nel Palazzo Pesaro Orfei.</div>
<div style="background-color: white; font-family: sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.4em;">
Nel <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/1894" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="1894">1894</a> fece la sua prima esposizione a <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Londra" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Londra">Londra</a>, seguita da altre a Parigi (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/1899" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="1899">1899</a>), <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Venezia" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Venezia">Venezia</a> <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/III_Esposizione_internazionale_d%27arte" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="III Esposizione internazionale d'arte">III Esposizione internazionale d'arte</a> (1899), <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Milano" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Milano">Milano</a> (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/1900" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="1900">1900</a>) e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Barcellona" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; color: #0b0080;" title="Barcellona">Barcellona</a> (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/1922" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="1922">1922</a>).</div>
<div style="background-color: white; font-family: sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.4em;">
Fortuny si dedicò alle <a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Arti_applicate" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Arti applicate">arti applicate</a> e le sue opere riflettono lo <a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Stile_d%C3%A9co" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Stile déco">stile déco</a> dell'epoca. Particolarmente interessanti sono le sue creazioni di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Moda" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Moda">moda</a>: recuperando l'<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Peplo" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Peplo">abbigliamento greco</a>, le stampe di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/William_Morris" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="William Morris">Morris</a> ed i motivi decorativi <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Catalogna" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Catalogna">catalani</a>, Fortuny creò uno stile fortemente riconoscibile e caratterizzato da lunghe tuniche (<i>delphos</i>) realizzate con tessuti leggeri lavorati a sottilissime piegoline.</div>
<div style="background-color: white; font-family: sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.4em;">
Fece parte del gruppo di 27 artisti che a <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Venezia" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Venezia">Venezia</a> contribuirono alla decorazione della famosa valigia di cartone che radunò attorno a sé <a class="new" href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=L%27Ordine_de_La_Valigia&action=edit&redlink=1" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #a55858; text-decoration: none;" title="L'Ordine de La Valigia (pagina inesistente)">L'Ordine de La Valigia</a>.</div>
<div style="background-color: white; font-family: sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.4em;">
Fortuny morì all'età di 78 anni nel suo palazzo veneziano, che fu poi (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/1956" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="1956">1956</a>) donato dalla vedova, Henrietta Negrín, alla città di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Venezia" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Venezia">Venezia</a>. Il palazzo ospita oggi il <a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Museo_Fortuny" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Museo Fortuny">Museo Fortuny</a>.</div>
<div style="background-color: white; font-family: sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.4em;">
L'artista è sepolto al <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Cimitero_del_Verano" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Cimitero del Verano">Cimitero del Verano</a>, a <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Roma" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #0b0080; text-decoration: none;" title="Roma">Roma</a>.</div>
<div style="background-color: white; font-family: sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.4em;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; font-family: sans-serif; font-size: 13px; line-height: 19px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.4em;">
TRATTO DA <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mari%C3%A0_Fortuny_i_de_Madrazo" style="background-color: transparent;">http://it.wikipedia.org/wiki/Mari%C3%A0_Fortuny_i_de_Madrazo</a></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioVe126E5Kk5aFSMvEeo170Zsi5xjOFjnLiNzcfQFqAKArfAga4R3LJhX2azXLqjEOU5lkFaFPbggcxyfL8E0609EbSogDWeDRNAspcfJadvgR2nijVmKDwBuCwS7MTi9gYORhNDsAky0A/s1600/mariano_costume.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioVe126E5Kk5aFSMvEeo170Zsi5xjOFjnLiNzcfQFqAKArfAga4R3LJhX2azXLqjEOU5lkFaFPbggcxyfL8E0609EbSogDWeDRNAspcfJadvgR2nijVmKDwBuCwS7MTi9gYORhNDsAky0A/s320/mariano_costume.jpg" width="207" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="background-color: white; font-family: tahoma; font-size: 11px; font-weight: bold; line-height: 14px; text-align: left;">Costume di scena di Mariano Fortuny</span>
</td></tr>
</tbody></table>
<br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV92l-Kb4rzxUgF4T8nk9rtI6iC4e7JrsA-RVTN1t-ldAmXHZbykGJhTwEkyYIie7x9RJE_CgxbOjFxNgiOjaMyNauwgzJUXAK5_OPvlaRLHCwB9KgvEpDwq3fCmnsYq1KDkYpf8FfL_0A/s1600/h2_2001.702a.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV92l-Kb4rzxUgF4T8nk9rtI6iC4e7JrsA-RVTN1t-ldAmXHZbykGJhTwEkyYIie7x9RJE_CgxbOjFxNgiOjaMyNauwgzJUXAK5_OPvlaRLHCwB9KgvEpDwq3fCmnsYq1KDkYpf8FfL_0A/s320/h2_2001.702a.jpg" width="124" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="background-color: white;"><span style="font-size: x-small;"><strong style="font-family: Arial, sans-serif; line-height: 22px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; z-index: 2;"><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"><span class="" style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Abito</span></span></strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; line-height: 22px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; z-index: 2;"><span class="" style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"> , fine 1920-fine 1940 </span></span><br style="font-family: Arial, sans-serif; line-height: 22px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; z-index: 2;" /><span style="font-family: Arial, sans-serif; line-height: 22px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; z-index: 2;"><span class="" style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">DI Mariano Fortuny</span></span><br style="font-family: Arial, sans-serif; line-height: 22px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; z-index: 2;" /><span style="font-family: Arial, sans-serif; line-height: 22px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; z-index: 2;"><span class="" style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Rust in seta plissettata, velluto di seta marrone e grigio stampato con argento metallizzato</span></span>
</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<br /><br /><div style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-top: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; z-index: 2;">
<span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"><span class="" style="background-color: white; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"></span></span></div>
<div style="margin-top: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">
<span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"><span class="" style="background-color: white; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Mariano Fortuny, the Spanish artist-designer who worked in Venice, created pleated gowns that have come to be surrounded by myth. His simplest sheath style, derived from the classical Greek chiton, was called the "Delphos." Highly secretive about the processes employed in all his designs, Fortuny left only one document related to the development of his jewel-toned gowns—a patent for heated ceramic rollers through which the silk was passed to set the pleats. The use of the rollers, however, was probably a final stage in the creation of the dresses. Photographs of his earliest "Delphos" gowns reveal a wavelike regularity to their pleating rather than the later irregular and disrupted creases that characterize these examples. It is likely that the panels of silk were stitched loosely by hand, selvage to selvage—the width of the fabric—with a thick basting thread. When the stitcher reached the edge, the needle was reversed about three-quarters of an inch above the last line of stitches, and a new row was made. This process then continued back and forth in a zigzag pattern through the entire length of fabric. At the end of the panel, the thread was pulled in tightly, creating a narrow hank of cloth that was then passed through the heated rollers. The process did not set the pleats permanently. Clients would have to send their dresses back to Fortuny to have the pleats reset if they were inadvertently dampened or if they were flattened out at the seat.</span></span></div>
<div style="margin-top: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">
<span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"><span class="" style="background-color: white; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">A number of fashion designers have referenced a reduced scale of the classical Greek himation, a form of cloak. Fortuny printed a velvet rectangle, intended to be worn as a mantle, and fastened the shoulder with a Venetian glass bead. Similarly, Madame Grès took a square of velvet to knot at the shoulder but also to wrap around the waist as a sarong.</span></span></div>
<br />
<div style="font-family: Arial, sans-serif; line-height: 18px; margin-top: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: center; z-index: 2;">
<span style="background-color: white; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"><span class="" style="color: #cc0000; font-size: x-large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"><b>*********************</b></span></span></div>
<div style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-top: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; z-index: 2;">
<span class="" style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Mariano Fortuny, l'artista spagnolo-designer che ha lavorato a Venezia, ha creato abiti plissé che sono venuti a essere circondato dal mito. </span><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Il suo stile semplice guaina, derivato dal chitone greco classico, si chiamava "Delphos". </span><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Molto riservato riguardo i procedimenti impiegati in tutti i suoi disegni, Fortuny lasciato un solo documento relativo allo sviluppo del suo gioiello-toned abiti-un brevetto per riscaldamento rulli ceramici attraverso il quale è stata approvata la seta per impostare le pieghe. </span><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">L'uso dei rulli, però, era probabilmente una fase finale nella creazione degli abiti. </span><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Le fotografie di suoi primi "Delphos" camici rivelano una regolarità ondulatoria alla loro plissettatura, piuttosto che le pieghe irregolari e in seguito interrotto che caratterizzano questi esempi. </span><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">È probabile che i pannelli di seta sono stati cuciti vagamente mano, selvage alla bocchetta, la larghezza del tessuto, con un filo imbastitura spessa. </span><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Quando la cucitrice raggiunto il bordo, l'ago è stato invertito circa tre quarti di un pollice sopra l'ultima riga di punti, e una nuova riga è stata fatta. </span><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Questo processo poi continuato avanti e indietro a zigzag attraverso l'intera lunghezza del tessuto. </span><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Alla fine del pannello, il filo è stato tirato in ermeticamente, creando una matassa stretta di stoffa che è stata poi fatta passare attraverso i rulli riscaldati. </span><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Il processo non ha fissato le pieghe in modo permanente. </span><span class="goog-text-highlight" style="-webkit-box-shadow: rgb(153, 153, 170) 2px 2px 4px; box-shadow: rgb(153, 153, 170) 2px 2px 4px; box-sizing: border-box; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; position: relative; z-index: 2;">I clienti dovranno inviare i loro abiti di Fortuny torna ad avere le pieghe ripristinare se fossero inavvertitamente inumidito o se furono rasi al suolo presso la sede.</span></div>
<div style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-top: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; z-index: 2;">
<span style="background-color: white; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Un certo numero di stilisti di moda hanno fatto riferimento in scala ridotta del himation greco classico, una forma di mantello. </span><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Fortuny stampato un rettangolo di velluto, destinato ad essere indossato come un mantello, e fissato la spalla con un vetro veneziano tallone. </span><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">Allo stesso modo, Madame Grès preso un quadrato di velluto al nodo alla spalla, ma anche per avvolgere intorno alla vita come un sarong.</span></span></div>
<div style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-top: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; z-index: 2;">
<span style="background-color: white; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"><br /></span></span></div>
<div style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-top: 10px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: left; z-index: 2;">
<span style="background-color: white; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;"><span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; z-index: 2;">TRATTO DA </span></span><a href="http://www.metmuseum.org/toah/works-of-art/2001.702a">http://www.metmuseum.org/toah/works-of-art/2001.702a</a></div>Unknownnoreply@blogger.com0